Perché un prete in una comunità cristiana?

  1. Se si rispondesse: “Per fare la messa”, lo si ridurrebbe a due mani che offrono il pane e il vino e li consacrano con le parole di Gesù. E di fatto è spesso pensato e vissuto così: un uomo che non conosce e non è conosciuto dalla assemblea, però ha la “potestas” (il potere) di consacrare l’Eucarestia. Celebra e va, di fronte spesso a persone che arrivano, assistono al rito e se ne vanno (ancor prima che finisca il canto finale).
  2. Se si rispondesse: “Per le confessioni”, lo si considererebbe solo come un distributore di perdono, piazzato magari in un confessionale di un luogo particolarmente rinomato, senza rapporto con la vita della comunità e del penitente.
  3. Se si rispondesse: “Per star dietro ai giovani” o “Per star dietro agli anziani”, lo si vedrebbe solo come un operatore sociale, dedicato a organizzare eventi.
  4. Se si rispondesse: “Per istruire, guidare…”, lo si getterebbe nell’unico ruolo di maestro, insegnante, colto magari, permanendo nella convinzione che gli altri fedeli non sanno o non sanno fare.
  5. Se si rispondesse: “Per prendere le decisioni e mettere le firme”, gli si metterebbe l’elmetto del costruttore o il berretto piumato del generale, con la conseguente deresponsabilizzazione del resto dei “sudditi”.
  6. Se si rispondesse… quante altre risposte‼

     Tutte devono essere osservate, verificate, criticate alla luce di due forti idee-guida:

- la prima: il bene da custodire è il corpo reale di Cristo, la Chiesa. Gesù vuole molto bene alla Chiesa e la considera come la sua Sposa, la cui bellezza splendente deve essere la comunione, la fraternità dei rapporti, tra le diverse componenti, tutte piene di Spirito Santo. A volte, però, questa comunione è segnata, ferita dalle incomprensioni, dal peccato, dalla incapacità di articolare le ricchezze di tutti. Ecco perché, con la presenza dello Spirito Santo invocato nel rito di ordinazione, alcuni sono presi dal popolo e dedicati alla cura della edificazione della Chiesa, che resta ricca di tanti doni;

- la seconda: lo stile di coloro che servono l’unità della Chiesa nel rispetto delle varie componenti, deve essere quello di Gesù, Colui che si fa servo e offre la sua vita per il bene di tutti.

     Fuori da questi due criteri (ecclesiologico e cristologico) intrecciati, si dà una leadership che assomiglia troppo a quella del “mondo”, che ha come stile quello del boss o del narciso e come obiettivo il profitto, l’interesse.

     Invochiamo lo Spirito Santo perché illumini la Chiesa tutta a scegliere coloro che possano servire la comunione… pena il rischio di dissolvere il corpo di Gesù, la Chiesa, per la quale Cristo ha dato tutto se stesso.

don Marco