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«L'immaginazione spirituale lavora sull'unico realismo delle nostre immagini, che è quello che si trova in Cristo, perché solo lì noi affondiamo in qualcosa di nostro e allo stesso tempo di Dio. Allora si tratta di una realtà che è vera, ma che tuttavia si deve ancora rivelare e realizzare come nostro divenire.
Io non mi proietto in un'immaginazione falsa, per cui mi identifico con una cosa assolutamente irreale, che non è mia e non c'entra niente con me.
No, la mia vera realtà è ciò che io sono in Cristo, ciò che è custodito in Lui. Guardandomi in Lui, io ho la mèta del mio divenire, la visione di ciò che sono in realtà, e trovo la forza per trasformare il mio quotidiano alla misura di questa visione.
Allora capisci che, affinché un'immaginazione sia reale, deve appoggiarsi nello sguardo di Dio. Guardarsi come ci vede Dio. Ciò che è nella visione di Dio: questo è quanto esiste realmente e allo stesso tempo è l'orizzonte sul quale esercitiamo la nostra creatività immaginativa. (...)
L'immaginazione spirituale, proprio perché si muove su questo orizzonte, è creativa, forte, potente, reale e trasformatrice».
Marko Ivan Rupnik, L'arte della vita. Il quotidiano nella bellezza, 91-92
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Queste precisazioni lessicali sono necessarie per interpretare con fedeltà il pensiero di papa Francesco, che
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Il tempo di Avvento sta a imitazione di, sta dirimpetto all'eternità di un Dio che accetta di farsi periodico, irrompendo nel mondo a mesi stabiliti con nascita, morte e risurrezione. Chi ha in corpo le risorse per concepire attese, conosce dal verso di Isaia l'immensità della corrispondente attesa di Dio».
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Ogni 35 secondi un bambino muore di polmonite. I prezzi del #vaccino sono talmente alti che le persone più vulnerabili non possono permetterselo. Chiedi anche tu alle case farmaceutiche Pfizer e GSK di ridurre il prezzo del vaccino a 5 dollari per bambino. FIRMA ORA suwww.msf.it/ilvaccinogiusto
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Mi piace un sacco l'idea che non ci si accontenti di ciò che è l'oggi.
Toyota Mirai: l'auto ad idrogeno
http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/lauto-che-va-ad-acqua-e-realta
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«2. Se una preghiera non raggiunge questa duplice solidarietà, se intercede perché il Signore soccorra l’uno e abbatta l’altro, ignora ancora il bisogno di salvezza di chi è eventualmente nel torto, di chi ha scelto contro Dio e contro il fratello, lo abbandona, non gli mette la mano sulla spalla, e la sua non è una preghiera di intercessione. Nella misura dunque in cui facciamo delle scelte esclusive nel nostro cuore, e condanniamo e giudichiamo, non siamo più con Gesù Cristo, nella situazione che lui ha scelto, e dobbiamo dubitare della validità e della genuinità della nostra preghiera di intercessione.
3. Vorrei far notare che questo mettersi in mezzo non va concepito come un mezzo tattico, tanto per superare un’emergenza. È chiamato a diventare un modo di essere di chi vuole operare la pace, del cristiano che segue Gesù. Non abbiamo il diritto di restare in una situazione difficile solo fino a quando è sopportabile. Occorre volerci restare fino in fondo, a costo di morirci dentro. Solo così siamo seguaci di quel Gesù che non si è tirato indietro nell’orto degli ulivi».
Carlo Maria Martini, meditazione 29 gennaio 1991
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Da qualche mese, con alcune coppie abbiamo raccolto una mailing list percondividere il vangelo del giorno (rito ambrosiano) e commenti-preghiere che da esso scaturiscono nella quotidianità dei fedeli (non si tratta quindi di una riflessione del sottoscritto).
La cosa è stata affiancata anche da un gruppo su Facebook: "Il vangelo del giorno (rito ambrosiano)"(https://www.facebook.com/groups/1828558784106618/ ).
Un amico pubblica (di solito la sera precedente) il vangelo della liturgia ambrosiana del giorno; ciascuno (spesso mentre va al lavoro) ha la gioia di leggerlo; se vuole lascia un "commento".
Lo porto anche alla vostra conoscenza, se volete dare una sbirciatina o aderire al gruppo. Magari potete farlo conoscere, specialmente a chi fatica a trovare tempo e modi per la preghiera quotidiana.
Può anche essere un'idea per caratterizzare l'avvento!
Buon cammino!
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Congresso internazionale di teologia sul tema «Evangelizzazione della cultura e inculturazione del Vangelo», da lui preparato e tenutosi presso la facoltà di Teologia della Compagnia di Gesù a San Miguel (Argentina) dal 2 al 6 settembre 1985
«Quando Giovanni Paolo II, nel suo discorso alla comunità universitaria di Lovanio, esortava a «promuovere una pastorale dell’intelligenza», proclamava una verità: «Fede e cultura procedono entrambe dalla ricchezza infinita del Verbo divino, che è insieme ragione e senso, fonte e pienezza». Il Verbo è fonte della fede: della fede che tende, per natura, a far crescere la nostra vita umana verso la sua pienezza. Il Verbo è pienezza anche della cultura: perché in ogni cultura, nel meglio di essa, c’è un’espressione di quel Verbo, incarnata in un modo particolare. Su questa base, il Pontefice continuava a spiegare il suo pensiero, dicendo che «la fede è fonte di cultura, e la cultura è effusione della fede. Questa è la concezione che senza dubbio condividete e che mi ha portato a creare il Pontificio consiglio per la cultura».
Leggi tutto: Evangelizzazione della cultura e inculturazione del Vangelo
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Si potrebbe dire che la città è un mondo. Grandi città contemporanee, come Istanbul, sono chiamate «città-mondo», per la complessità degli universi che contengono, unite, talvolta in modo inestricabile, tra loro, entro gli stessi confini urbani. (...) Dio è uscito dalle città? Questo sarebbe accaduto, anche se oggi l’umanità abita quasi pienamente in esse. Pensare Dio, il Dio della fede cristiana, fuori dalle città esprime una coerenza di pensiero che viene da lontano. È quello dell’affermazione della modernità laica e secolare contro la Chiesa e lo spazio della fede. (...) Questa lettura (...) è stata anche assunta dai cristiani e dalle loro Chiese: ha informato una pastorale difensiva in talune stagioni o ha spinto alla missione evangelizzatrice in altre, mentre in alcuni momenti ha generato una lettura pessimistica del presente e tant’altro. (...) Ignorare la portata antropologicamente trasformatrice della globalizzazione è spesso vivere e pensare come se la storia passasse invano. (...) La città globale è una realtà, anzi la nostra realtà. Insomma Dio vive nella città, in questa città globale. Bisogna riscoprire la sua presenza, renderla eloquente con una nuova pastorale, trovare le parole e i gesti per esprimerla. La città globale è anche un mondo saturo di religiosità. Spesso nelle città esiste un lessico religioso che non è cristiano o si riferisce al cristianesimo solo in modo marginale. La città globale è anche religiosa. Ma di quale religione? (...) In questo rinnovato quadro di convivenza umana, frutto dell’urbanesimo e della globalizzazione, non si possono riproporre modalità e strutture di vita della Chiesa che appartengono ad altri tempi. Soprattutto la Chiesa non è chiamata a una «battaglia» ideologica contro la secolarizzazione, ma a una conversione pastorale nella nuova situazione dell’uomo e della donna contemporanei. Il cardinale Bergoglio, nel 2011, sosteneva che «Dio vive nella città e la Chiesa vive nella città. La missione – continua – non si oppone a cercare di apprendere dalla città – dalle sue culture e dai suoi cambiamenti – mentre noi usciamo a predicarle il Vangelo». La Chiesa ha la missione di evangelizzare gli uomini e le donne della città, ma deve anche capirla e porsi in atteggiamento di ascolto verso le sue tante voci. Perché Dio vive nella città. Questa non è il luogo della morte di Dio. Così si può vivere il Dio nei cristiani nella città plurale e questo diventa un fatto di popolo, pur convivendo con altri percorsi religiosi e umani. Siamo lontani dal pessimismo ideologico verso la secolarizzazione (...).
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“Lascio il mio posto a chi ha famiglia”: rinuncia al trapianto e muore
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