2020_03_marzo
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«Riunioni di lavoro, collegi docenti, incontri tra genitori e docenti, il direttivo o l’assemblea di una associazione, riunioni di condominio. Anche i consigli comunali e gli incontri parlamentari.
Ci si incontra per confrontarsi, capire, decidere, progettare. Ora però, tutti, dobbiamo farlo on line.
Bella sfida. Anche on line possiamo replicare la competitività, l'aggressività, l’inutilità dell’incontrarsi. Invece di mettermi in fondo al collegio docenti, spingo muto e intanto chatto su whatsapp con altri, magari annotando ‘che noia i colleghi’. O ammorbo gli altri con interventi lunghissimi.
Possiamo però approfittare del momento e allenarci a confrontarci, decidere i processi decisionali ed operativi.
‘La facilitazione non riguarda solo l’efficienza o efficacia nel lavoro di gruppo, ma porta con sé un profondo cambiamento culturale’» (continua:
https://www.edizionilameridiana.it/come-facilitare-le-riunioni-online/?fbclid=IwAR3NS4R2fVyupTe93-KgRyw8VHdNLLTtClb8XiwzbZnbYSm0Qo_5xLUGxzY
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«Non parlare mai di amore e pace:
un Uomo ci ha provato e lo hanno crocifisso».
Jim Morrison
grazie a Giuseppe Pischetti su FB
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Pochi minuti del più tradizionale "cattolicesimo stile anni '50" hanno rovinato la bella sobrietà dell'ampiezza di cuore e di testa della preghiera ecumenica del "Padre nostro" con papa Francesco.
Ma non capiscono o lo fanno apposta?!
don Chisciotte Mc, 200325
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E' il desiderio che abbiamo tutti nel cuore, verso tutti, specialmente verso i più cari: «Ti proteggerò... e guarirai»! Ma evidente che non si tratta di un'azione in nostro potere. Comunque la nostra parte la facciamo tutta!
don Chisciotte Mc, 200323
https://www.facebook.com/mario.domina/videos/10219988342085023/
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"E se le chiese saranno chiuse, ma chi potrà distruggere il tempio vivo di Dio che è Cristo in mezzo a noi? E se i sacramenti saranno annullati, come non potremo noi abbeverarci a quella fonte di acqua viva che è la carità viva in mezzo a noi, che è Cristo in mezzo a noi?".
ChiaraLubich alla Scuola Mariapoli: "Gesù in mezzo", Grottaferrata, 25 luglio 1960, in AGMF
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«Voglio che questo momento porti ad una vera rivoluzione.
Dentro e fuori di noi.
Voglio imparare la... (continua a leggere)»...
https://www.eticamente.net/67194/non-voglio-che-tutto-riprenda-come-prima.html?fbclid=IwAR3y6EZLqd1KsL2bcwwNDpQ-XAnaTg0EKZj6AlwicWOHqdl-xf1_NlTjNs8&cn-reloaded=1
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«(...) Non ne posso più dei tuoi miracoli, lo hai capito vero? Anche oggi, se dovesse smettere questa epidemia bastarda, se per qualche strano motivo dovesse fermarsi, dovremmo per caso ringraziarti? E i morti che non tornano più? E chi non hai guarito, e l’ultimo morto di questa catastrofe, ai suoi parenti cosa dovremmo dire? Chi aveva peccato lui o i suoi genitori per non essere contato nell’elenco dei salvati? E i morti che stiamo portando al cimitero senza un saluto, quale il loro torto, di essere morti troppo presto? No, per favore, non fare miracoli.
Il cieco del Vangelo di oggi, perché l’hai guarito? Non mi importa niente se da secoli ogni guarigione è sempre ascritta a tuo vantaggio, come fosse una prova della tua divinità, non mi importa più niente perché sai, in questi giorni, a me una domanda sta mangiando l’anima: ne valeva la pena aprire gli occhi? Non solo al cieco ma a tutti noi, e a me! (...)».
https://alessandrodeho.com/2020/03/18/ti-scongiuro-smetti-di-fare-miracoli-quarta-settimana-quaresima-anno-a-2020/?fbclid=IwAR1fFe3ySLwqrC9p4d3wBSLKz1xAaPFZBM2jVKviNX2zHIS1QyFfV34WcDA
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«Piccola riflessione sui preti al tempo del covid19.
Non dev’essere facile. Chiese chiuse, niente messe, niente catechismo, niente visite ai malati (per chi le faceva), uffici di curia e scuole chiuse... capisco che non sia facile scoprire che il proprio ruolo sociale risulta superfluo proprio mentre gli altri sono affannati nella cura dei malati, nel lavoro (in mille rocamboleschi modi), nella gestione dei bambini. Capisco che non sia facile e che faccia male, ma se invece di inventarsi gajardate per aggirare i divieti o rispolverare reliquie, volessero viverla come un’occasione di conversione profonda, personale e della Chiesa tutta ed aiutare anche noi in questo cammino?
Il mondo non sarà più lo stesso dopo (quando arriverà quel “dopo”) e anche la Chiesa non sarà più la stessa. Per settimane, forse per mesi avremo vissuto davvero le famiglie come chiese domestiche, non nella retorica del giorno del matrimonio, ma nella realtà. E questo cambierà il nostro modo di intendere la comunità, forse anche (a Dio piacendo) il nostro rapporto con la Parola di Dio.
E anche i preti, probabilmente, non saranno più gli stessi, ma quel che saranno dipenderà dalla loro capacità di farsi prossimi ora, senza paramenti, senza leadership, nella nudità della vicinanza fraterna per come la possiamo esprimere oggi: una telefonata, un messaggio, una proposta di preghiera, un commento alla Parola...».
Paola Lazzarini Orrù, su FB 15.03.2020
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«Non c’è nessuna paura ad affermare che oggi, in questa epidemia, comandino la scienza, la tecnologia e la politica. Perché loro possono guarire o trovare soluzioni razionali per tutti o per la maggior parte. Perché hanno alle spalle regole e certezze, perché parlano con l’autorità della Costituzione. Perché a loro, alla scienza e alla politica possiamo chiedere conto di ciò che fanno davanti a tutti. Mai come in queste circostanze il potere della fede e del clero si aggiunge e non può sostituirsi al potere civile. È così e talvolta non è un male. Il futuro del cattolicesimo passerà anche da una chiara presa di coscienza di essere dentro la complessità della vita contemporanea, non a parte» (Giuseppe Tognon, S.I.R., 17.03.2020).
Gli "eroi" di queste settimane sono tutti coloro che operano nel mondo della sanità; sono gli statisti (termine antico, ma sta bene ad indicare gli uomini che hanno senso dello Stato ed agiscono per il bene di tutti) che operano notte e giorno per prendere decisioni difficilissime; chi non si deve fermare dal lavorare perché dedito ai rifornimenti e alla distribuzione di cibo, alle reti tecnologiche, alle utenze, ai servizi bancari, all'azione di ordine pubblico.
Quando tutto sarà finito (perché un giorno tutto questo finirà), saranno loro ad essere festeggiati. Giustamente!
Ci manca, però, qualche "autorità morale" che aiuti a vivere il tempo, a districarne il senso, oltre le tecnicalità e le disposizioni di leggi e regolamenti. Se guardiamo i programmi tv o seguiamo i social, non troviamo dei "cercatori o indicatori di senso", al di là di papa Francesco. Magari sentiamo impolverati "guru" del buon senso o inutili ripetitori di notizie sapute; riceviamo improponibili "catene" di devozioni stantìe o frasi consolatorie... che fanno cadere le braccia, non convincono e non reggono il passare dei giorni.
Senza nostalgia né gelosia - e lo sottolineo: senza nostalgia né gelosia - non saranno ringraziate né festeggiate le comunità cristiane, invisibili, a meno che saranno state capaci di offrire e tenere relazioni (anche "a distanza") qualificate e vitali. Sì, ci sono tanti preti che si rendono presenti con video e registrazioni e io li guardo (e forse li invidio)... ma ci mancano i video di papà, mamme, giovani, ragazzi, nonni... credenti che vivono, suggeriscono, consigliano una vita cristiana ordinaria, "da casa", coi suoi scleri, le difficoltà, le bellezze. E annunciano una vita piena di senso, anche così.
don Chisciotte Mc, 200317
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Oggi è il "San Patrick Day", annuale memoria del vescovo patrono di Irlanda. Solitamente occasione per trovarsi in piazze e pub, quest'anno sarà vissuta in modo diverso. Cosa ci mancherà? Ci si potrebbe scrivere in chat, sentire al telefono o vedere in videoconferenza... Lasciatemi dire una banalità, oggi: ci manca l'esercizio dell'olfatto, del gusto e del tatto. L'odore della birra, del tabacco da pipa e delle barbe; il gusto della sorsata e del salato che l'accompagna; la mano sulla spalla, le dita che afferrano il boccale o la pinta. Chi - da queste poche parole - sentirà riattivare i sensi citati? Solo chi c'è stato in quei pub e ha vissuto quei momenti con tutto se stesso. «Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato... noi lo annunziamo» (1Gv 1,1.3). Chi sentì il profumo dell'alito e del sudore di Gesù; chi avrà toccato il calore e la ruvidezza della sua pelle; chi avrà assaggiato il pesce pescato e il suo pane... cercherà tutti i modi (la bocca, le mani, gli occhi, il pane...) per provare a tramandare quelle irraggiungibili Bellezza e Verità della di Lui persona e - in essa - della propria. Grazie a Dio (!), Gesù il Cristo non è un "messaggio" da comunicare e io non sono un neurone.
"Sláinte na bhfear agus go maire na mná go deo!" (brindisi in gaelico: “Salute agli uomini e possano le donne vivere per sempre”).
don Chisciotte Mc, 200317
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In queste settimane stanno fiorendo diverse preghiere e numerosissime omelie online.
Fatico non poco ad accodarmi, perché non riesco a scuotermi di dosso l'impressione che alla fin fine il punto in cui l'occhio di bue è indirizzato non sia né l'Altissimo né il fedele... bensì colui che parla o scrive.
Sarà una considerazione antipatica, ma mi danno l'idea di esercizi di stile, di ricerca della forma più coinvolgente o del contenuto più innovativo.
Se invece altri si dedicano al recupero di invocazioni di altri tempi, emerge un volto di Dio che poco ha a che fare con il Vangelo. E spesso non si cita nemmeno il Signore Iddio, ma ci ri rivolge alla Madonna o ai santi.
Da sempre mi urta la lunghezza di tante di queste preghiere, che - in più - hanno la caratteristica insopportabile di spiegare bene, per filo e per segno, al Signore Iddio che cosa deve fare.
E sono praticamente "irripetibili" da parte di una assemblea, tanto sono inascoltabili e arzigogolate.
Di fronte al mio timore di essere irrispettoso e irriverente verso la Trinità o i fratelli, mi sento consolato dalle parole odierne di un Tale che di preghiera (dialogo vitale e immanente con Dio Padre) se ne intendeva: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così...» (Mt 6,7ss).
don Chisciotte Mc 200315
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Angelo Branduardi canta da casa (unplugged) la dolcissima "Confessioni di un malandrino":
https://www.facebook.com/BranduardiOfficial/videos/630824930824961/
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In che data sarà la Pasqua quest'anno? Sarà quel giorno in cui faremo memoria della liberazione, della salvezza insperata, del passaggio dalla morte alla vita.
Per questo motivo il popolo di Israele ha riproposto la narrazione (verbale e segnica) della notte dell'uscita dall'Egitto.
Per questo le nostre feste patronali (specie quando ricordano eventi miracolosi di guarigione o di liberazione (dai nemici, dalle pestilenze, ecc.) sono più partecipate e "sentite" della stessa Pasqua.
Sarebbe stupendo se la rinascita della vita sociale dei popoli (da questo contagio e da ogni altro male) coincidesse con la data della memoria della risurrezione di Gesù.
Vi immaginate che scampanìo di campane e di cuori?! E le edizioni dei TG e i messaggi sui social?!
Quest'anno non sarà così.
Ma prepariamoci lo stesso: la buona notizia della rinascita arriverà, non per tutti allo stesso momento, ma verrà. Lui per primo, tutti gli altri dietro a Lui e con Lui.
«Quel giorno si farà una grande festa e allora canteremo insieme,
sarà il bel giorno di una grande festa e allora balleremo insieme».
don Chisciotte Mc, 200313
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Nella mia insopprimibile vena di bastiancontrario, mi tirerò addosso una carriolata di sassi dicendo quanto segue: non concordo con l'espressione "Andrà tutto bene".
Lo so che non si possono mettere tutti i puntini su tutte le "i" (ma forse sarebbe doveroso);
so anche che per natura sua uno slogan non riesce a dire tutto e ha nella brevità la sua arma vincente...
... ma mi pare evidente che non stia andando tutto bene. Neanche tutto male, è vero, ma nemmeno tutto bene.
E la voce verbale al futuro non dribbla il problema: il primo che l'ha coniata come tag, l'ha fatto giorni fa. E il giorno dopo - il "micro-futuro" di quella prima ora - è andato tutto bene? E il giorno seguente? E oggi, a distanza di settimane?
Mi avete capito: mi metto nei panni di chi quel giorno aveva dei parenti e degli amici e ora (ora no, non può... diciamo un giorno futuro!) dovrebbe andare a trovarli al cimitero; di chi vorrebbe andare a fare visita a persone malate e non può; chi fa turni massacranti nelle corsie e chi sta sveglio per tentare di dare una linea a questo Paese.
Sì, certo, alla fine di tutto, quando tutto ricomincerà in condizioni nuove (e mi riferisco alla vita eterna) si potrà dire che sarà andata bene... ma non tutto.
Apprezzo molto di più questo Signore che ai suoi, entusiasti per miracoli e folle esultanti, con estrema onestà dice ai suoi: «Guardate che il Figlio dell'Uomo sarà consegnato, crocifisso e morirà».
A malincuore, ma devo dire che non andrà "proprio tutto" bene.
don Chisciotte Mc, 200312
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«LO STALINISTA (E IL CRISTIANO) CHE C'È IN ME
Poco fa, mentre venivo al lavoro in bicicletta, stavo (stalinisticamente) pensando al modo spiccio di farla pagare agli imbecilli che sputano ai medici, o che fuggono a sciare, o che tornano al paesello, o, ancor più, agli sciacalli infami che vorrebbero guadagnare dalla tragedia, vendendo prodotti sanitari a prezzi folli - pensavo a tutto questo, quando incontro don Giovanni, il giovane prete nonché astrofisico rescaldinese con cui organizzo da anni in biblioteca le serate "Polvere di stelle".
Ci parliamo per due minuti, a distanza di sicurezza: come stai, dove stai andando, sto passeggiando anche se non sono nemmeno sicuro si possa fare, cosa fate in biblioteca, lavori straordinari approfittando della chiusura, anche noi in oratorio, cose così. Ci lasciamo con la frase-auspicio "poi tutto tornerà come prima", ma io gli dico no, speriamo di no, e conveniamo che almeno tutto questo ci insegni qualcosa circa la nostra fragilità.
Ho ripreso a pedalare e lo stalinista che c'è in me ha ceduto il posto al cristiano che c'è in me, che mi ha ricordato che è sempre meglio guardare prima la trave nel proprio occhio, eccetera.
Mi sono girato a guardare Don Giovanni che continuava la sua passeggiata solitaria mentre sgranava tra le dita il rosario. Quella cosa del pregare - che io non so e non posso fare - mi ha un poco intenerito».
Mario Domina, su FB 11.03.2020
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Ogni minuto respiriamo tante volte e non ce ne accorgiamo.
Dentro ogni respiro una dispensa di vita, quella che ci serve per quel secondo di vita.
Noi attendiamo la fine della stagione più acuta del contagio.
Ogni minuto ci fa avvicinare la fine del contagio.
E vorremmo arrivarci sani a quel momento.
Questo comporta necessariamente che io sia sano adesso, e fra un minuto, e dopo aver incrociato quella persona, e dopo aver appoggiato la mano su quella maniglia, e dopo aver... e dopo aver...
Ogni secondo passato (apparentemente) sano, mi avvicina lo scampato grande pericolo.
Come se dopo quella data (quale, nessuno lo sa), ci fosse la felicità piena, la rinnovata e definitiva possibilità di un enorme unico respiro, che ci tolga la necessità di un respiro alla volta.
Ma "dopo" sarà ancora come "prima" e come "adesso": ogni minuto tanti respiri, uno in fila all'altro, tutti inanellati in quella splendida e sospesa catenella che chiamiamo Vita.
don Chisciotte Mc, 200309
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Un rischio inevitabile: guardare ai numeri di malati e morti vedendo in essi i segni del successo o dell'insuccesso delle misure messe in campo; cercando in essi la conferma della nostra fortuna presente (essere ancora sani e in vita) e l'augurio per la nostra sorte futura.
Ma i numeri non sono numeri. Sono la traduzione in segni grafici e fonetici del dolore di tanti che piangono una morte, quella morte, quella persona amata; della disperazione di chi aspetta ogni giorno un miglioramento di un ricoverato; della fatica di chi si rimette il camice anche oggi o di chi va in laboratorio per trovare qualche arma contro questo nemico invisibile.
"Mors tua, vita mea". No, "morte tua, condolere mio", vorrei addolorarmi con te.
E proprio nel momento in cui - tragicamente - non si può stare vicini: non possono congiungersi i "con-giunti"; non possono avvicinarsi i "pari-parenti"; non possono fraternizzare i "fratelli di fede".
Vorrei che i miei occhi vedessero volti dietro ai numeri e le mie orecchie sentissero pianti.
don Chisciotte Mc, 200309
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«Ci ritroviamo la sera senza dare nell’occhio, come in Cina o altri paesi a limitata libertà religiosa. Torniamo nelle catacombe come alle origini della Chiesa».
Ma cosa state dicendo??? Paragonarsi ai cristiani perseguitati di ieri e di oggi è una vergogna assoluta e aberrante. Ai confratelli che acconsentono o, peggio, stimolano ribellioni sciocche alle norme governative ed ecclesiali domando - insieme al nostro Vescovo - un serio esame di coscienza in nome della responsabilità civile ed ecclesiale, soprattutto dopo l'ultimo decreto che svela ancor di più che la premura non era esagerata e ora è necessaria.
E poi quale fede state promuovendo? Quale visione di Chiesa? Quale teologia?
Non è fede ma superstizione. Non è Chiesa ma sette fondamentaliste. Non è teologia ma una falsa visione di Dio.
Ricordatevi della comunione dei santi, ricordatevi della comunione in Cristo, ricordatevi delle parole di Gesù: "Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).
E piantatela di condividere e leggere alcuni articoli de "La Nuova Bussola Quotidiana", "Il Timone", "La Verità" e altri giornali e siti che tutto sono tranne che cattolici. Cattolico è colui che è attento all'altro e preserva la comunione sopra ogni cosa, la vera Comunione. Quella in Cristo.
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«Fin dall’inizio del mio ministero come Vescovo di Roma – affermava in quella occasione papa Bergoglio – ho inteso valorizzare il Sinodo, che costituisce una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare. Per il Beato Paolo VI – aggiungeva –, il Sinodo dei Vescovi doveva riproporre l’immagine del Concilio ecumenico e rifletterne lo spirito e il metodo. Lo stesso Pontefice prospettava che l’organismo sinodale «col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato».
Francesco ha dato nuovo impulso alla sinodalità nella Chiesa. E infatti in quel discorso affermava: «Dobbiamo proseguire su questa strada. Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».
Sempre nello stesso discorso, il Papa enunciava poi alcune caratteristiche della Chiesa sinodale. Ad esempio la consultazione del popolo di Dio nella preparazione delle assemblee del Sinodo. (...)
https://www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-indice-per-il-2022-un-sinodo-dei-vescovi-su-chiesa-e-sinodalita?utm_medium=Social&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1yXXYD2XsWe9TeBrv8vV5AB0CX5FbYlObR2g92FQTIvc86hwNdUHLiYMY#Echobox=1583580812
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di Giulio Sensi
«1. Incontriamoci fuori: all'aperto tutto è più sano e meno trasmissibile. Non ci sono solo i parchi giochi, ma anche luoghi in mezzo alla natura adatti alla scoperta pure per i bambini;
2. Condividiamo la risposta ai bisogni: molte famiglie italiane sono in ginocchio per la chiusura delle scuole. Non esistono solo i nonni o i permessi, si possono anche organizzare attività di custodia condivisa a turno;
3. Mettiamoci a disposizione in modo costruttivo: educatori, musicisti, insegnanti, guide turistiche e mille altre capacità possono essere condivise anche gratuitamente; perché se il lavoro rallenta e possiamo permettercelo, dobbiamo donare anche noi stessi;
4. Usiamo con intelligenza il mondo digitale: invece che vomitare polemiche o banalità sui social, utilizziamoli per favorire scambi di informazioni utili a gestire il momento e a creare occasioni di incontro.
5. Scopriamo la cultura: non ci sono solo teatri o musei, ma anche luoghi bellissimi adatti ad un contatto fisico meno intenso e molto istruttivo. FAI docet;
6. Rendiamo utile il tempo: molti avranno più minuti a disposizione per loro stessi, usiamoli bene! Leggiamo, ascoltiamo buona musica, audiolibri e chi più ne ha più ne metta;
7. Non di sola pasta vive l'uomo: le case sono piene di cibo e i supermercati di nuovo, ma perché non andiamo a scoprire luoghi in cui si produce e vende cibo sano, locale, naturale?
8. Alleniamo il nostro corpo: passeggiate, sport, attività fisica all'aperto (ma non solo, si può fare anche in palestre e piscine rispettando alcune regole) possono aiutarci ad avere un maggiore benessere psicofisico e gestire meglio il momento;
9. Andiamo a donare il sangue: gli ospedali in questo momento fanno impressione, ma le procedure per donare sono sicure e le necessità alte. Se state bene non abbiate paura, andate a donare!
10. Riflettiamo su noi stessi e su cosa siamo diventati per essere persone migliori: un esempio su tutti, lo svuotamento dei Pronto Soccorso. E' stato proprio così necessario affollarli per ogni minimo problema? E quante abitudini sbagliate, personali e collettive, questa emergenza sta mettendo a nudo?
Dieci idee, quelle che piacciono a chi scrive. Aggiungi le tue nei commenti e creiamo un post collettivo rigeneratore».
http://www.vita.it/it/blog/linvolontario/2020/03/05/apriamo-lepoca-delle-passioni-sane/4816/
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Ho notato questa cosa: tutte le volte che si ricorda che le chiese sono aperte, non si dice mai che lì è presente l'Eucarestia.
Certo, gli uomini e le donne possono sempre trovare in una chiesa una "location" raccolta, dove pregare, riflettere, leggere qualche testo spirituale...
ma i tabernacoli custodiscono quello che è un modo prezioso ed originale con cui il Signore è presente nel suo popolo.
E questo modo specifico non è raggiungibile in altri luoghi.
Lo ricordo a chi mi chiede se "c'è la messa" (dizione per lo meno riduttiva... e forse anche ambigua): Gesù c'è nel sacramento dell'Eucarestia e vale la pena passare a trovarlo, con affetto semplice.
don Chisciotte Mc, 200304
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Il refrain è noto: "Riscoprire il valore del laicato"; "Ministeri laicali"; "Sinodalità", "sensum fidelium"; "Collegialità"...
La realtà è altrettanto nota: non trovo da nessuna parte (sugli organi di informazione ecclesiali) che si sia svolta una riunione ufficiali degli organismi collegiali che dovrebbero essere "decisionali", tipo il Consiglio Pastorale diocesano o il Consiglio presbiterale.
Chiaro che se si tratta di una decisione di emergenza, il vescovo senta i più vicini, gli addetti alla cura ("curia") del popolo di Dio... ma - guarda caso - sono quasi tutti ministri ordinati.
Ma ormai sono passati dei giorni e preme il dovere di prendere delle decisioni importanti...
e ancora una volta di laici convocati, ascoltati, portavoce... non c'è traccia.
(Magari qualcosa in questa direzione avviene, ma non si sente... non è la scelta qualificante).
Ecco perché quando poi parliamo non siamo creduti: perché non siamo credibili.
don Chisciotte Mc, 2 marzo 2020
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«Vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano - a poco a poco, senza accorgersene - vivrà già dentro la risposta».
Rainer Maria Rilke, Lettera a un giovane poeta, IV