I volti della nuova Milano in mostra alla Besana

Qui puoi trovare alcuni scatti


Una mostra che ripercorre la vita quotidiana degli stranieri in città. E' l'idea di "Migrart. Volti di una nuova Milano", che resterà visitabile alla Rotonda della Besana fino al 23 novembre. Voluta da Atm, con il patrocinio del Comune e della Regione, la rassegna propone quaranta scatti di Lorenzo Pesce e Alex Majoli, i "ritratti di una metropoli multietnica": un giovane padre argentino al parco Solari con la figlia di due settimane; l'interno di un appartamento in via Padova dove vivono dodici persone; suocera e nuora che chiacchierano nel campo rom di via Monte Bisbino; il sagrestano filippino, laureato in psicologia, della parrocchia di San Giovanni in Laterano, che fa le pulizie in chiesa. La mostra è aperta ogni giorno dalle 10 alle 21, l'ingresso è gratuito. (www.migrart.it)
Una domanda legittima:

non sarà mica interessato a piazzare i suoi prodotti??!!



Il computer ci rende brutti e vecchi

La ricerca su un campione di 300 donne tra i 30 e i 40 anni

Cattive notizie per chi passa ore ed ore davanti al pc. «Il computer, se usato tutti i giorni e per molte ore, invecchia il viso. Fa venire le borse sotto gli occhi, spegne il colorito della pelle e i segni dell'invecchiamento sono più visibili». Insomma, oltre alla fatica, la beffa. Parola di Giulio Basoccu, chirurgo estetico e docente all'Università La Sapienza di Roma. Secondo lo specialista, a lasciare il segno sul viso di una donna non è solo un lavoro particolarmente stressante, «con un capo poco carino sempre sul collo, il pensiero delle responsabilità e delle scadenze. A dare una aspetto stanco, occhiaie e colorito giallastro - spiega Basoccu - contribuisce anche l'effetto-computer».

«Dall'osservazione di un campione di 300 donne tra i 30 e i 40 anni che si sono rivolte al nostro studio - dice infatti l'esperto - abbiamo notato che due su tre passavano ogni giorno dalle cinque alle otto ore fisse davanti a un pc. E tutte lamentavano gli stessi problemi. Profonde occhiaie, rughe più accentuate intorno e tra gli occhi, pelle disidratata, colorito giallastro. Il desiderio comune - prosegue Basoccu - era quello di dare nuova luce a un viso stanco e opacizzato».

«Trascorrere molte ore davanti a un computer -afferma Basoccu- rappresenta comunque uno stress fisico, anche se si sta seduti. Gli occhi si stancano, c'è bisogno di concentrazione e quindi si assumono involontariamente posizioni di alcune parti del viso che contribuiscono a segnare la pelle. Quando ci concentriamo aggrottiamo la fronte e, senza volerlo, forziamo le rughe tra gli occhi e quelle della fronte stessa. Il fatto di stare a lungo in un luogo chiuso, d'estate con aria condizionata e d'inverno con il riscaldamento, aumenta la disidratazione della pelle». Tutti fattori che contribuiscono ad appesantire il viso.

"Le nostre pazienti, forzate del computer -continua il chirurgo- sono prevalentemente segretarie e impiegate, che alzano la testa dallo schermo solo per la pausa pranzo. Per loro usiamo un mix di sostanze che contribuiscono a ridonare luminosità e freschezza». Si tratta di «infiltrazioni di acido ialuronico non cross-lincato, più liquido -descrive l'esperto- che servono a richiamare acqua nei tessuti e quindi a dare maggiore idratazione; micropunture a base di agenti ricostituenti ed antiossidanti, vitamina A, E, C e coenzimi che aumentano il tono e l'elasticità della pelle, e microiniezioni di botulino per appiattire le rughe della glabella (prominenza dell'osso frontale, al di sopra della sutura naso-frontale, tra le arcate sopracciliari), quelle che spuntano tra gli occhi. Ma anche per quelle sulla fronte». «Il tutto -conclude- accompagnato da massaggi linfodrenanti profondi sempre sul viso».
Un hotel super lussuoso a due passi dalla miseria di Khartoum, capitale del Sudan. Si tratta dell'albergo Burj al-Fateh, finanziato con 130 milioni di euro dal governo libico e realizzato dall'italiana CMC. Con le sue 230 stanze e i tanti ristoranti, distribuiti in 18 piani, l'opera, ribattezzata dagli abitanti "la palla di Gheddafi", è già diventata lo sfondo delle dirette televisive di Al-Jazeera. E se dai piani alti si può vedere la confluenza tra il Nilo azzurro e il Nilo bianco, gli occhi più attenti non avranno difficoltà ad individuare anche le baraccopoli in cui vive il 40% della popolazione sudanese.

Il vostro bambino ha preso la varicella e la cosa non è simpaticissima?!

Nessun problema: i fratelli americani hanno preparato per voi


dei peluches che hanno la forma dei più diffusi virus, batteri e compagnia bella!

Guarda la rassegna e scegli il tuo preferito!

Fin quando possiamo riderci su.

Grazie a P.C. per la segnalazione...

fin qui non ci saremmo proprio arrivati da soli!!


Crescono i decessi per abuso di alcool

Londra, coprifuoco per l'happy hour

Stop ai drink a prezzi scontati: spingono a bere. Giro di vite per combattere violenze e vandalismi in aumento

Ubriachezza molesta, atti di vandalismo, violenze e pestaggi. Da quando in Gran Bretagna si può bere 24 ore su 24, la situazione è andata fuori controllo. In quattro anni il numero di donne arrestate per aver alzato il gomito è aumentato del 50%; i ricoveri per problemi legati all'alcol sono costati 100 milioni di sterline in più in tasse; in crescita anche i decessi; un terzo degli accoltellamenti avviene nei pressi di pub e locali notturni. Il governo, rivela il Daily Mail, si prepara a mettere al bando l'happy hour, cioè la vendita di drink a prezzi scontati nelle ore dell'aperitivo. I locali saranno anche invitati a servire gli alcolici in bicchieri più piccoli per limitare i danni. E, come per le sigarette, su bottiglie e lattine saranno stampati avvisi minacciosi: bere può portare alla morte. (...) I bicchieri di vino, serviti nei locali, sono talmente grandi da contenere un terzo di una bottiglia, così una donna arriva a superare il limite giornaliero consigliato dai medici in un colpo solo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ragazzi e ragazze che vagano in stato confusionale per le strade rovesciando i cassonetti dell'immondizia e molestando le persone. Risse scatenate per un nonnulla. (...) Il rapporto, commissionato dal ministero dell'Interno, dimostra il fallimento della deregulation. (...)

Dal vangelo di oggi: Mt 21


E Gesù disse loro: “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.



Dal 2000 suor Eugenia Bonetti lavora a Roma presso l'ufficio “Tratta donne e minori” dell'Unione superiore maggiori d'Italia (Usmi). Non le piace parlare di “prostitute”, preferisce definirle «vittime della tratta per lo sfruttamento sessuale». Di nigeriane in questi anni ne ha conosciute davvero tante. Arrivano in Italia attraverso il deserto (non più in aereo), affrontando viaggi impossibili, soffrendo la fame, la sete e la stanchezza. Non sempre ce la fanno e se raggiungono vive il nostro Paese hanno già subito violenze e abusi. Nel deserto qualcuna di loro resta incinta o mette al mondo un figlio senza nome.

Spesso le donne nigeriane vengono in Italia in cerca di lavoro per mantenere la famiglia in Africa e far studiare i fratellini più piccoli. Se le ragazze dell'Est lasciano il loro Paese ingannate da un falso fidanzato che promette loro una nuova vita, «le nigeriane vengono catturate dai riti voodoo». Prima di lasciarle partire le madame portano le ragazze dallo stregone che fa loro «violenza psicologica» attraverso minacce, ritorsioni e intimidazioni. Le vittime contraggono quindi un debito (fino a 80 mila euro), che diventa il prezzo da pagare per la loro libertà.

Dopo mesi o anni di prostituzione sulla strada queste donne sono distrutte e hanno perso la loro dignità e identità. «Non sono più persone - dice suor Eugenia -, non ricordano la loro data di nascita e neanche il loro nome, perché ne inventano sempre uno nuovo». Non hanno documenti né permesso di soggiorno e sono costrette a vivere in clandestinità.

Non le piace la nuova proposta di legge sulla prostituzione, fatta «senza neppure contattare chi lavora nel settore da anni». E aggiunge: «Si rischia di fare un favore ai trafficanti, perché le ragazze nascoste non potranno più chiedere aiuto». Sulle strade italiane ci sono 50-70 mila prostitute: si vuole toglierle non per risolvere il problema, ma perché danno fastidio al nostro pudore». Suor Eugenia non si dà per vinta e continua imperterrita la sua lotta cercando di fare breccia a livello civile e politico perché «siamo tutti colpevoli».

dal sito della Diocesi di Milano


L'oratorio è di tutti ma l'abbiamo costruito noi

di mons. Mario Delpini

Avvenire - Milano 7 - 04.05.08


L'oratorio è di tutti. L'abbiamo costruito noi. L'hanno costruito con i soldi dei nostri padri. Mancherebbe altro che l'oratorio non avesse una sede per noi, che in oratorio siamo nati, con il povero don Carlo! Che Chiesa sarebbe quella che non favorisce chi tiene uniti i ragazzi in un'età così difficile? Società sportive, gruppi teatrali, movimenti e associazioni: tutti hanno diritti da far valere, hanno esigenze sacrosante, hanno pretese e rivendicazioni.

«Sì - pensa don Andrea - l'oratorio è di tutti! Sì - acconsente don Andrea - quello che voi fate è un servizio prezioso. Sì - dà ragione don Andrea - la vostra attività merita d'essere incoraggiata». Intanto però don Andrea pensa: «Va bene la sede in oratorio, ma perché lasciano sempre accesa la luce? Va bene incoraggiare l'iniziativa, ma perché poi deve sempre passare qualcun altro a pulire i tavoli e a sistemare le sedie? Va bene apprezzare la proposta che raduna tanti ragazzi, ma perché sono generosi con tutti, eccetto che con chi deve pagare il riscaldamento, le pulizie, la manutenzione e la messa a norma?». Anche la sede del gruppo negli ambienti parrocchiali può dire qualche cosa della sensibilità ecclesiale.
Le favole di mamma

di Massimo Gramellini

Scrive una lettrice milanese, piuttosto sconvolta. «Sto portando mio figlio a scuola con il tram. Dietro di me una donna grida ai quattro venti la trama del film che ha visto la sera prima al cinema: “E allora il papà va a prendere la mamma, la porta in un bosco e le fa un po' male". Poi continua a raccontare, fino al momento in cui il protagonista uccide i propri figli. A quel punto sento una vocina che la interrompe: "Perché ha ammazzato i bimbi e non si è ammazzato lui?". Così scopro che la tipa che racconta a squarciagola è una mamma e le ascoltatrici le sue figlie, di 8 e 10 anni circa. Ma il bello è la risposta: "Sai, il papà era stressato, non li vedeva da un sacco e gli voleva troppo bene: se si ammazzava lui, poi loro erano senza papà, invece così
Un anno fa cominciava la pubblicazione quotidiana di post sul blog SeiUnoSeiTre.

Qui uno dei post di quel giorno.

Magari nelle prossime settimane riprenderemo qualcuno dei post più interessanti.

Grazie a chi ci segue da tempo e a chi ci ha scoperti da poco!

don Chisciotte
Nuove maschere italiane: la Faccia Tosta Cosmica

di Beppe Severgnini

In attesa che la politica e i sindacati risolvano la questione Alitalia - strepitoso, è come chiedere a Gengis Khan un progetto urbanistico - ci dedichiamo allo studio di una nuova maschera italiana: la Faccia Tosta Cosmica (FTC). Arrivare a quelle vette non è facile. Occorre la capacità di negare l'evidenza, possibilmente senza ridere. Bisogna saper scartare i fatti in favore delle opinioni. Davanti a una critica ragionevole, perché ragionare? Basta ripetere la propria tesi. Oppure tacere. La logica del mondo, contro una Faccia Tosta Cosmica, scivola come acqua sul marmo.

Quattro esempi, tratti dalla cronaca.

FTC, caso 1. Un giovane finnico uccide dieci ragazzi in una scuola. Tragedie simili sono accadute negli Stati Uniti. Finlandia e USA sono i due Paesi dove le armi da fuoco sono più diffuse. Non occorre un premio Nobel per capire che esiste una correlazione. Ma la Faccia Tosta Cosmica nega. Siccome s'è fissato che la detenzione di armi è una forma di libertà, continuerà a rifiutare ogni seria limitazione. Finché un pazzo, a un incrocio, gli infila la canna della pistola nella narice. A quel punto, forse, la FTC è disposta a rivedere la propria posizione.

FTC, caso 2. Le banche d'investimento, in cerca di margini sempre più alti, giocando d'azzardo con soldi che non avevano, hanno bruciato i risparmi di centinaia di milioni di persone. Impeccabile il titolo di "Time": The Price of Greed, il prezzo dell'avidità. Per caso voi avete visto merchant bankers affranti? Ne avete ascoltato UNO che si vergognasse per quello che ha combinato? Certo, molti "giocolieri coi derivati" obbedivano a ordini dall'alto. Ma un dubbio non gli è mai venuto?

FTC, caso 3. Ogni notte, sulle strade italiane, muoiono ragazzi. E' la strage a puntate di una generazione, contro cui mi sgolo da anni (unico risultato: inviti a convegni, respinti con vigore). Ora sono stati imposti orari per la somministrazione di alcolici e tabelle da esporre nei locali. Robetta, ci si aspettava un consenso unanime. Macché: all'industria dello sballo non va bene neppure questo. Non capisco il senatore Giovanardi quando si agita su unioni civili e testamento biologico. Ma su questo punto ha ragione da vendere.

FTC, caso 4. Il tabacco è la prima causa prevenibile di morte al mondo: 5 milioni di decessi ogni anno. Non lo dico io, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità e un'infinità di studi scientifici. Eppure molti continuano a negare l'evidenza e - attenzione - alcuni hanno ripreso a fumare nei locali pubblici. Ricordate il dibattito prima dell'introduzione del divieto? Nauseante, peggio che entrare in una discoteca prima della nuova legge. Chi sono i paladini del fumo invadente? Chi è pronto a battersi per l'ignobile causa? Lobbisti, uffici-stampa, opinionisti a cottimo? Macché, i soliti FTC, per l'occasione travestiti da libertari. (...)
Non so esattamente perché


e non so se queste foto siano del tutto spontanee,

ma mi attira vedere delle persone di fama

colte in una ordinarietà sobria, trasandata.

Forse interpretano anche in quei momenti;

forse mi ricordano delle grandi interpretazioni;

forse stanno barcamenandosi nella vita... anche loro

don Chisciotte

Wall Street spiegata a un bambino

di Massimo Gramellini


C'era una volta una mamma che disse a suo figlio: se mi aiuti a lavare i piatti, dopo ti comprerò un gelato. Il figlio detestava lavare i piatti, eppure il pensiero del gelato gli dava la carica. Ma un giorno il venditore di gelati, smanioso di venderne ancora di più, suggerì alla mamma un cambio di strategia. Così la donna si presentò dal figlio con il cono in mano: ecco il gelato, non devi più faticare per averlo, però mi devi promettere che stasera laverai i piatti. Il bambino promise e quella sera li lavò. Il giorno dopo ebbe due gelati in cambio della promessa di lavare i piatti per due sere di fila. La prima sera li lavò, la seconda disse che era stanco e li avrebbe lavati la sera dopo.

Un vecchio zio spiegò alla mamma che questa nuova strategia rendeva il gelato meno godibile e il successivo lavaggio dei piatti molto più pesante. «Si lavora più volentieri per raggiungere un obiettivo che per pagare il debito di un obiettivo già raggiunto». Tutti dissero che aveva ragione, ma nessuno lo ascoltò. Il venditore di gelati, la cui smania di arricchirsi era diventata una malattia, cominciò a mettere delle polverine nei coni per renderli più gonfi. Il bambino fece indigestione, smettendo definitivamente di lavare i piatti. La mamma, spaventata, urlò al venditore di gelati: io qui non verrò mai più. Così il venditore chiuse e lì per lì la mamma pensò che sarebbero scomparsi anche i gelati. Ma dopo qualche tempo un nuovo venditore arrivò in piazza: faceva dei coni buonissimi. La mamma aspettò che il bambino avesse finito di lavare i piatti e gli disse: andiamo, ti comprerò un gelato. Non vedo l'ora, mamma.

La perfezione di una domanda affettuosa



Concordo,

ma bisogna sempre arrivarci

solo perché economicamente conviene (a qualcuno)?!

don Geremia Chisciotte

 


Le imprese Sono 30 mila, 56 mila gli addetti. anche 2.500 stabilimenti termali

Industria del benessere, è record. Merito della crisi, voglia di tenerezza

Nel 2007 gli italiani hanno speso 16 miliardi fra massaggi, Spa e maschere di bellezza, 275 euro a testa

Il relax di un massaggio agli olii essenziali, il piacere di un bagno nell'acqua sulfurea, la spensieratezza di una ciabattata a bordo vasca in attesa di una maschera alla vitamina C. (...) La cosiddetta industria del benessere. (...) Negli ultimi tempi la crescita del giro d'affari (più 15 per cento l'anno) è stata così marcata da sostenere un settore, quello del turismo, che naviga in acque difficili. Dicono le statistiche che nel 2007
Se qualcuno avesse dei dubbi sulle distruzioni prodotte dall'alcool, guardi con rispetto e pudore queste dodici foto, dietro le quali stanno migliaia di vite.

La vita di Naomi, una donna giamaicana residente a Londra, ritratta nelle foto di Jacopo Quaranta, fotografo e suo vicino di casa, per immortalare gli effetti dell'alcol nell'esistenza di una persona. Il continuo ricorso alla bottiglia ha fatto perdere a Naomi gli affetti, gli amici e anche la figlia, portata via dall'assistenza sociale. Alla fine l'alcol le ha anche tolto la vita, investita da un furgone mentre attraversava la strada ubriaca.

Quando posso venire a ritirare il certificato?

di mons. Mario Delpini

Avvenire - Milano 7 - 30.03.08


«Il mio Luca deve sposarsi, signor parroco. Gli serve un certificato di battesimo». «Ah, bene! Glielo preparo per domani. Un bravo ragazzo il suo Luca. È un pezzo che non lo vedo. Potrebbe venire Luca a ritirarlo, così scambiamo due chiacchiere». «Lei è molto gentile, signor parroco, ma Luca è tanto preso in questo momento. I preparativi, i parenti, i mobili... Quando posso venire a ritirare il certificato?». «La segreteria parrocchiale è aperta domani pomeriggio dopo le tre. Però mi farebbe piacere rivedere Luca. Magari domenica. Il corso per la preparazione al matrimonio dove lo fa?». «A dire la verità non lo so: Luca è molto occupato. Poi domenica vanno a sciare, sa com'è: abbiamo la casa in montagna. Ma non posso venire di mattina a ritirare il certificato? Al pomeriggio di solito non esco». «Può venire un altro giorno, la segreteria è aperta tutti i giorni al pomeriggio. Al mattino sono in giro per gli ammalati. Però, mi scusi, se è tanto impegnato come trova il tempo per andare a sciare?». «Si vede proprio che voi preti non li capite questi giovani. Allora posso mandare la mia amica Gemma per il certificato?». La parrocchia si ridurrà a uno sportello per ogni pretesa?
Chi scrive messaggini avrebbe inoltre il 91% di possibilita' di sbandare

Studio Gb: mandare sms al volante è peggio che guidare ubriachi

I tempi di reazione si riducono del 35%, percentuale quasi tre volte superiore a quella di chi guida ebbro

LONDRA - Mandare e ricevere sms mentre si è al volante sarebbe molto più rischioso che guidare sotto l'influenza di alcool e droghe. A dirlo è uno studio dell'inglese “Transport Research Laboratory”, secondo il quale usare il cellulare in auto aumenterebbe drammaticamente il rischio di incidente, perché i tempi di reazione in caso di possibile impatto si ridurrebbero del 35%, percentuale quasi tre volte superiore a quella relativa a chi si mette alla guida ubriaco (12%) o dopo aver fumato una canna (21%). Non solo. Stando alla ricerca, quelli che spediscono o scrivono messaggini mentre guidano avrebbero pure il 91% di possibilità di sbandare con l'auto, contro il 35% dei consumatori di cannabis, e pure la capacità di mantenere una distanza di sicurezza subirebbe un crollo vertiginoso se il guidatore è impegnato a “giocare” con il suo cellulare. (...) «Quando si inviano o ricevono messaggini, ci si distrae per forza, perché bisogna togliere le mani dal volante, si deve cercare di leggere il testo sul display e bisogna poi pensare a come eventualmente rispondere



Meglio che comandare


di Massimo Gramellini


Cibo, migrazioni, energia: sfide epocali incombono sul pianeta Terra, ma la lettura dei giornali consente di seguire passo dopo passo le strategie con cui i politici di tutto il mondo hanno deciso seriamente di affrontarle. Dunque: Rachida Dati, ministra del presidente Sarkò (quello famoso per aver divorziato da Cecilià e sposato Carlà) è incinta di un uomo misterioso che qualcuno sostiene possa essere addirittura Aznar, l'ex premier spagnolo la cui figlia ha sposato il banchiere Agag, amico di Flavio Briatore, il quale quest'estate si è unito in matrimonio con Elisabetta Gregoraci ma ha litigato con Daniela Santanchè che flirta politicamente con Berlusconi, accusato da Sabina Guzzanti di aver flirtato, non solo politicamente, con le sue ministre, peraltro apparse su diverse copertine nell'atto di baciare con passione i loro fidanzati: giovani e tosti, ma mai quanto l'esquimese che ha messo incinta la figlia diciassettenne della vice di McCain, Sarah Palin, di cui si sussurra che abbia, o abbia avuto, un amante che forse è Aznar, o Sarkò, o un Briatore dei ghiacci alla guida di una Renna(ult), o magari lo stesso McCain, che però potrebbe anche vivere una intensa e travagliata love story con Barack Obama e anzi mentre scriviamo sta già circolando la voce che i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti abbiano avuto un figlio in provetta, Michael Jackson. Vi terremo informati.
Auguri di cuore a tutti i Consigli Pastorali Parrocchiali

e ad ogni altra forma di sapiente "Consigliare".




L'ordine del giorno del consiglio pastorale

di mons. Mario Delpini

Avvenire - Milano 7 - 03.02.08


«Dov'è finito l'ordine del giorno del consiglio pastorale?». Il consigliere, che è già in ritardo, cerca invano nel mucchietto di posta il foglio recapitato da qualche giorno. Dà la colpa alla moglie, che per mettere ordine rende irreperibile quello che serve. La moglie dà la colpa a lui, che vive nella confusione e nella frenesia degli impegni e non si ricorda dove mette le cose. «Beh! Ce lo leggerà il segretario!». Che cosa dice il foglio con l'ordine del giorno dimenticato tra lettere e giornali? Il povero ordine del giorno sospira e si lamenta. Si lamenta perché il suo smarrimento significa che il consigliere non l'ha letto, se non forse con una rapida occhiata. Significa che sui diversi punti all'ordine del giorno non ha potuto fermarsi a pensare, di certo non ha sentito il parere di nessuno, non ha raccolto documentazione né si è fatto un parere personale. Significa che se interviene nel dibattito è per un intervento deciso sul momento, sollecitato da questo o da quello. Forse però starà zitto, come tanti consiglieri che non hanno consigli da dare. Così la riunione finisce prima. Ma sarà servita a qualche cosa?

Un sito interessante dei movimenti antimafia:

http://www.ammazzatecitutti.org/

E' il giorno dei commenti alla fine della trattativa

per dare un nuovo assetto alla società Alitalia.

Un dramma pluridecennale che non ha certo bisogno del mio intervento.

Però una parola posso scriverla,

su ciò che sembra oggetto di polemica su tutti i giornali:

l'esultanza di alcuni dipendenti all'annuncio del "non-lieto-fine".

Certamente la tragica situazione occupazionale di migliaia di persone non può far esultare

e molte famiglie in queste settimane saranno in angoscia,

specie quelle che nemmeno nei tempi d'oro avevano lucrato sull'azienda.

Non posso nascondere, però, che non aver piegato la testa

alla supponenza di una proposta "prendere o lasciare",

mi fa rendere omaggio a chi l'ha fatto per principio e non per stupida arroganza.

Neanche in questo caso abbiamo visto gli uomini di mediazione di cui abbiamo bisogno;

forse abbiamo incrociato qualche buon ragioniere dei conti...

ma anche i numeri sono stati girati e rigirati a piacimento.

Tant'è che ora si può tranquillamente dare la colpa all'una e all'altra delle parti,

sicuri di avere almeno una parte di ragione.

Purtroppo si sa chi sarà lasciato a casa dal lavoro,

e non sarà chi avrebbe dovuto avere - come compito e come passione -

di avere a cuore il bene di tutti, specie di coloro che rischiavano di più.

E ha fallito, alla faccia dell'"Adesso intervengo io e sistemo tutto al più presto".

Onore a chi davanti ad un futuro incerto ha preferito andarci a testa alta.

di Massimo Gramellini


Qualcuno si stupirà che lo scriva proprio io, dal basso delle mie 25 righe, ma stiamo morendo di troppa brevità. Nella civiltà delle immagini alla parola è rimasto un unico ruolo: quello di didascalia. Ormai persino gli sms sembrano comizi. Va un po' meglio ai cartelli di protesta e ai cori da stadio, eppure la comunicazione contemporanea richiede frasi ancora più brevi, meglio se con riferimenti erotici, capaci di galleggiare per qualche tempo sopra le chiacchiere smozzicate che televisioni, computer e giornali ci rovesciano addosso di continuo. «Yes we can» (Obama). «Pitbull col rossetto» (Sarah Palin). «Ho fatto sesso in tutti gli Stati degli Usa» (questa non è Sarah Palin, ma l'attrice Eva Mendes, ieri). «Presidente, da lei mi farei toccare» (santa Valentina Vezzali, patrona degli arrivisti, mentre fa un fioretto a Berlusconi). Chiunque provi a tessere un ragionamento o ad avventurarsi sul terreno minato della consecutio temporum viene considerato un tipo bizzarro e palloso. Non c'è tempo per ascoltarlo, non c'è voglia, non c'è spazio nei nostri cervelli saturi. Anche del passato si tramandano soltanto i frammenti: «Panta rei», «L'Etat c'est moi», «I have a dream». Gli scrittori sopravvivono sulle carte dei cioccolatini, purché abbiano coniato qualche battuta memorabile: Oscar Wilde e Flaiano surclassano Gadda e Dostoevskij. Ogni frase-slogan viene estrapolata dal contesto e vive una vita propria, spesso antitetica alle intenzioni dell'autore. La morale di tutto ciò? È un discorso lungo. Appena riesco ad accorciarlo, ci incarterò un cioccolatino.


Qualche volta può far bene un bell'urlo!

Qui ne trovi una galleria!

Consumi in forte ascesa tra i giovanissimi. Minidosi da 10 euro

Dalle acque depurate emerge che ogni giorno in città si consumano 10.000 dosi

Milano coca-market: spaccio ai ragazzini


La cocaina in mano ai ragazzini, questa è la nuova frontiera dello spaccio alla milanese, l'ultima strategia del supermercato dei sogni chimicamente perfetti. "Fammi fare un colpo", "Quanto vuoi per un colpo?". Un tempo questa frase ambigua avrebbe potuto sottintendere un crimine o un po' di sesso. Non è più così, nel vocabolario degli adolescenti. Quartiere Greco. Tre ragazze vanno da sole verso un gruppo di giovani neri. Da lontano la scena è semplice. Uno dei maschi è lo spacciatore, intasca dalla bionda una banconota da dieci euro e infila qualcosa, forse un cucchiaino di plastica, in una bustina trasparente. I sociologi la chiamano "minidose", lei e le amiche, no: davanti allo spacciatore, la ragazza sniffa, sorride, si è fatta "il colpo". E con il colpo in canna, cioè nel circuito sanguigno, eccola pronta per una serata distratta, se vorrà esserlo, o d'allegria, se deciderà di ridere.

Almeno per un po', in effetti, è così che funziona la cocaina, che però resta un pianeta in parte inesplorato persino per i tossici più incalliti. La parola benzoilecgonina difficilmente suggerirà qualche cosa a chi non è medico, ma è un metabolide della cocaina, cioè la coca si trasforma in quella sostanza quando passa attraverso l'organismo umano. "Abbiamo analizzato le acque che passano dal depuratore di Nosedo, i nostri lavori del 2006 e del 2007 indicano che ogni giorno a Milano si consumano circa diecimila dosi di cocaina. E nel week end salgono a quindicimila. Abbiamo fatto analoghe analisi a Lugano e Londra. Bene, Milano è la città dove, in percentuale al numero degli abitanti, il consumo è il più alto". Questa visione di Milano capitale europea del consumo della cocaina non viene proposta da un poliziotto allarmista o da uno scrittore di noir, ma da uno scienziato, Silvio Garattini del celebre istituto Mario Negri. Perché questa città va sempre più a mille e non tutti ce la fanno a reggere i suoi ritmi vagamente ostili. Tanto che "negli ultimi anni - cifre fornite su nostra richiesta dalla Prefettura - si assiste a un incremento di segnalazioni a carico di medici, infermieri, autisti, forze dell'ordine, avvocati". Cioè, durante i controlli (diciamo antidoping) a persone sospette, qualche volta si fa il test antidroga: emerge così questa "trasversalità" della roba. Nel 2004 c'erano state 3069 segnalazioni di persone da inviare poi al Sert, il servizio della Asl che si occupa di tossicodipendenze, ma l'anno scorso sono state 4129: magari la Borsa avesse lo stesso tipo d'incremento. Milano dunque "sempre più in alto", o sempre più in basso, come raccontano i tantissimi casi di cronaca. Dalla pr della moda che, dopo un festino con amici e poi qualche altra striscia a casa sua, ha preso il bambino appena nato e insieme con lui s'è lanciata dalla finestra. Al giovane diciassettenne sbandato che, più volte aiutato da don Gino Rigoldi, una notte è scappato dalla comunità, s'è preso quanta più coca potesse e ha ammazzato, con un complice, un transessuale, con una violenza inaudita. I segnali esistono, pochi sembrano volerli leggere. Ma è bene sapere che "nel 2010 il numero dei consumatori di cocaina potrebbe aumentare del 40 per cento rispetto al 2007". Lo sostiene un'analisi della Asl coordinata da Riccardo Gatti (www. droga. net). Ha organizzato un "prevo. lab", una sorta di "stanza delle previsioni", che se sbaglia, sinora ha sbagliato per difetto. Dice Gatti: "La percezione della droga come pericolo e trasgressione è stata progressivamente sostituita" dall'idea che sia un "semplice prodotto - potenzialmente innocuo e controllabile - da assumere liberamente, in qualunque momento e in qualunque luogo", per "una vita diversa per qualche ora". Un sogno chimico a cottimo. Una "polverina magica come quella delle favole".

Ma dietro c'è il mercato dello spaccio. Con i pusher che replicano il modello distorto del supermercato per "fidelizzare" la clientela. C'è un conto da fare. Un po' d'aritmetica applicata alla strada. Oggi tra i 6 e gli 8 euro puoi prendere un aperitivo alcolico partecipando a un happy hour, che qualche volta più che comunicare "happy", rappresentano il massimo dell'infelicità milanese. Sempre a 8 euro si può comprare una microdose di eroina (0,20 grammi) necessaria a far calare l'eccitazione da coca. A 8,5 euro trovi l'hashish e a 6, quando c'è, la marijuana. L'ecstasy non manca, ma tra i giovani "fuori giri" di Milano è una cosa o da "tamarri" (i fuori moda della periferia) o da sudamericani. Tra i 10 e i 15 euro è possibile, come abbiamo visto, il "colpo", la botta al cervello della cocaina che "sale". Risultato: gli spacciatori si sono livellati al costo medio della "serata". Un progetto che rende, stando agli studi statistici del dottor Roberto Mollica, sempre della Asl: in Italia nel 2005 i giovanissimi erano il 3,5 per cento dei consumatori, ma nel 2006 sono saliti a 3,9. Nella provincia di Milano erano 3,5, sono arrivati a un bel 4,3. Intorno al vecchio Duomo "sulla popolazione tra i 15 e i 19 anni (pari a 161.580 ragazzi) i consumatori sono 7mila circa", aumentano sempre, sono sempre più giovani.

E mentre scriviamo, Colombia, Bolivia e Perù stanno aumentando anche la produzione. Fabio Bernardi, ora capo della Mobile a Bologna ed ex capo della Narcotici a Milano spiega che questa "produzione è arrivata ormai a 900 tonnellate anno, e il 60 per cento arriva dalla sola Colombia". Sono gli "eserciti" a gestire il traffico, visto che "le famose Farc hanno quasi il monopolio della coltivazione", gli acquirenti in Italia "soprattutto le 'ndrine calabresi, poi le organizzazioni camorristiche più che quelle siciliane, ma - tanto per spiegare - noi a Milano beccammo il responsabile di un centro per abbronzature che gestiva direttamente il traffico e aveva 70 chili in deposito, insomma se hai la liquidità e non hai paura, puoi rischiare". Negli ultimi giorni, in mano a tre illustri sconosciuti, tre gangster di mezza tacca, sono stati trovati 300 chili di "bamba". Sembra tanta, è solo goccia nel fiume di droga che, tra pub e discoteche, chioschi dei panini e piazze, scorre florido e carsico. L'affarismo senza scrupoli milanese sa far di conto molto bene. Un chilo di cocaina costa millecinquecento dollari quando lo si compra in Colombia, ma sulla piazza europea vale dai 20 ai 23mila euro, e cioè venticinque volte di più. "Tutti noi dell'antidroga - continua Bernardi - guardiamo Milano perché è la città che detta la tendenza generale, come anche Madrid e Londra, e quello che preoccupa moltissimo è che la dose minima, una volta, costava non meno di 70 o 60 euro, cifre basse, ma non bassissime". Ma poi gli spacciatori, siccome "il mercato europeo della cocaina è in ascesa mentre quello americano è saturo", hanno inventato la minidose, destinata ai più giovani, e mettendo la cocaina nelle mani di tutti. Solo grazie al tanto criticato pm di Potenza John Woodkock è venuto a galla quel giro di cocaina che per anni ha imperato e prosperato nella zona di corso Como, quasi del tutto indisturbato. Gli interrogatori su veline e soubrette che tiravano "le righe" nei bagni della discoteca vip Hollywood hanno svelato quanto fosse (e sia) un fenomeno di massa. ell'ultimo mese il repulisti tra i locali della movida milanese è stato continuo. Hanno acchiappato "Paco", ma solo perché ha portato la roba a domicilio a una cliente brasiliana, e stando ad accuse e indagini, l'ha violentata. Poi sempre in corso Como sono stati placcati dai carabinieri due nigeriani che, credendo di non dare nell'occhio, usavano la bicicletta per pedalare da un cliente e l'altro.

Arresti, arresti, sempre pochi rispetto alla tanta gente che vende e compra "l'additivo", per innalzare il numero dei giri della propria ingrippata macchina umana. Nelle interviste ai vip milanesi, ricorre spesso una domanda: "C'era una volta "la Milano da bere", oggi che cosa c'è?". Già allora quella era la Milano non solo della moda, della Borsa e di Bettino Craxi, ma anche di Angelo Epaminonda, detto il Tebano, che aveva il monopolio della cocaina rosa. Un quarto di secolo dopo, non c'è alcun monopolio, c'è solo tanta merce. Chi ne fa un uso autistico, la classica sniffata da solo, prima di vedersi una partita alla tv. Esiste l'uso empatico, per sentirsi tutti insieme. C'è chi la ordina usando "skype", su Internet, che non è facilmente intercettabile. È in mano a tutti, la cocaina, in questa nuova "Milano che si beve l'anima".


(14 settembre 2008) articolo

Si tratta di una conversione intellettuale. Essa tocca, infatti, l'intelligenza che, dopo aver vagato attraverso opinioni e punti di vista confusi, diversi, contraddittori, finalmente trova un principio per il quale riesce a decidersi e a operare, non sotto l'influenza dell'ambiente o del parere degli altri, bensì per una illuminazione chiara e profonda.

Mi preme sottolineare che la conversione intellettuale è parte del cammino cristiano, pur se sono poche le persone che vi arrivano perché è certamente più comodo, più facile accontentarsi di ciò che si dice, di ciò che si legge, di come la pensano i più, dell'influenza dell'ambiente anche buono. Tuttavia, il cristiano maturo ha assoluto bisogno di acquisire convinzioni personali, interiori per essere un evangelizzatore serio in un mondo pluralistico e segnato da bufere di opinioni contrastanti. In altre parole, la conversione intellettuale è propria di chi ha imparato a ragionare con la sua testa, a cogliere la ragionevolezza della fede grazie a un cammino, forse faticoso, che lo rende capace di illuminare altri.

L'opera di Luca - Vangelo e Atti - rappresenta quello stadio dell'itinerario cristiano in cui una persona, dopo la decisione religiosa di esser tutta del Dio di Gesù Cristo, dopo quella morale di vivere un'esistenza secondo la disciplina e gli insegnamenti della Chiesa, vuole a ogni costo cogliere il cammino cristiano nel mondo, nell'insieme delle filosofie e delle teologie tra loro diverse, con una chiarezza che deriva appunto dall'aver imparato a orientarsi in mezzo a un contesto difficile. Luca insegna a orientarsi nel mondo pagano, a paragonare le tradizioni religiose pagane con quelle ebraiche, a mantenere la fedeltà al Dio di Israele, al Dio creatore e in Gesù redentore, pur vivendo al di fuori del popolo ebraico. La comunità primitiva si trovava di fronte a gravi problemi intellettuali e teologici; per esempio: bisogna imporre le forme religiose ebraiche, anche disciplinari, ai pagani oppure occorre operare una nuova sintesi? Gli Atti degli apostoli ci fanno capire che è possibile un'evangelizzazione planetaria, che non è necessario riprodurre semplicemente il modello israelitico di pensiero e di pratica religiosa. Il grande merito di Luca consiste nell'aver affrontato in maniera diretta ed esplicita il problema della cultura religiosa, della conversione intellettuale, quindi anche dell'evangelizzazione delle culture.

E la sua opera deve esserci particolarmente cara oggi, dal momento che viviamo in un universo culturale scomposto e confuso. Anche al tempo di Luca erano venute meno le ideologie e si assisteva a una mescolanza di vecchie e nuove filosofie, di riti che venivano dall'oriente, di religioni misteriche; la gente era perplessa, inquieta, aveva bisogno di orientamento, di certezze, di imparare a cogliere l'unità del disegno divino.

Ispirato da Dio, Luca ci ha offerto un modello di comportamento missionario al quale riferirci ancora oggi. Giovanni Paolo II lo riprende nell'enciclica Redemptoris missio, dove presta attenzione alle diverse religioni, alle varie culture, al dialogo interculturale, ma con quella libertà, chiarezza e serenità che sono proprie di Luca.

Vorrei inoltre osservare che la stessa grande teologia di Paolo è uno sviluppo delle intuizioni di Luca. L'apostolo costruisce una teologia che non si limita a rinnegare gli errori; essa tiene conto dei concetti buoni del rabbinismo sulla giustizia di Dio e delle riflessioni dello gnosticismo sull'unicità del cosmo. Per questo è molto importante leggere il Vangelo di Luca e gli Atti degli apostoli nell'approfondimento teologico di Paolo, in particolare nelle Lettere ai Romani, ai Corinti, ai Galati, agli Efesini, ai Colossesi.

Il Signore ha dunque provveduto alle colonne della sua Chiesa, a dirigere il consiglio e la scienza di questi uomini per insegnarci a meditare sui misteri di Dio, per permetterci di viaggiare tra genti straniere investigando il bene e il male, senza lasciarci contaminare, indagando la sapienza di tutti gli uomini e dedicandoci allo studio delle profezie (cfr. Sir 39). Luca è riuscito a operare una sintesi tra visione giudaica del mondo, a partire da Abramo e dalle profezie, e una visione cosmica che poteva anche essere compresa dai pagani, partendo dal Dio creatore e dal primo uomo, considerando quindi tutta la successione dell'umanità chiamata a un unico disegno.

Lasciamoci perciò scuotere dal messaggio lucano verso una conversione intellettuale, nel desiderio di utilizzare la nostra intelligenza per valutare i fenomeni e gli eventi che si verificano intorno a noi, per non esserne emarginati o intimoriti [...].

Il passaggio alla conversione intellettuale richiede sforzo, volontà, pazienza, tempo, ma vi invito a farlo. Rimango sempre perplesso quando, incontrando qualche comunità religiosa, anche contemplativa, mi accorgo che, pur conducendo una vita pia, devota, santa, sacrificata, questi uomini o queste donne non hanno l'intelligenza spirituale della situazione della Chiesa. I nostri Padri, come Agostino e Ambrogio, non si sono distinti solo per la pietà o per la moralità; essi avevano acquistato quell'intelligenza che può giudicare da sé ciò che è bene e ciò che è male, che può rendere ragione delle proprie opzioni di fede. Di questa maturità cristiana, che nasce dalla conversione intellettuale, noi abbiamo bisogno oggi per evangelizzare un'Europa così sofisticata e attraversata dalle più strane correnti di pensiero.

CARLO MARIA MARTINI, Incontro al Signore Risorto I, 68-70

E' uscito il nuovo numero della rivista teologica del Seminario di Milano:



Editoriale

Celibi e coniugati per il ministero ordinato , 315-317

MARCO PALEARI

La tradizione delle Chiese orientali (II), 319-344

GABRIELE CISLAGHI

La tradizione della Chiesa latina , 345-367

MARIO DELPINI

L'esperienza del diaconato permanente, 369-375

XAVIER LACROIX

Perchè parlare della durata e della fedeltà?, 377-396

ALFONSO VALSECCHI

L'Eucaristia origine e meta dell'unità della Chiesa , 397-420

visita il sito

Due brevi testi di fr. Charles De Foucauld,

che ieri avrebbe festeggiato i 150 anni.




"Rendersi estranei ai modi di pensare, di parlare, di agire delle persone del mondo; non occuparsi di quel che pensano, dicono, fanno; fare ciò che è più perfetto, imitare Gesù, non cercare di essere eccentrico, originale - Gesù non lo era - ma nemmeno aver paura di sembrarlo, se le persone del mondo giudicano tale quel che facciamo perché è il più perfetto, perché Gesù l'avrebbe fatto... Se il mondo ci giudica male e ci trova pazzi, tanto meglio, saremo più simili a Gesù!".



"Si può sempre far molto con l'esempio, la bontà, la preghiera, stringendo più strette relazioni con anime tiepide o lontane dalla fede, per ricondurle, a poco a poco, a forza di pazienza, di dolcezza, di bontà, per effetto della virtù più che dei consigli ad una vita cristiana oppure, ancora, entrando in relazioni d'amicizia con persone del tutto contrarie alla religione, per far cadere, con bontà e virtù, le prevenzioni che nutrono e per ricondurle a Dio... Bisogna estendere le nostre relazioni con i buoni cristiani per sostenerci nell'ardente amore di Dio e con i non praticanti, cercando di avere con loro, non solo rapporti mondani, ma legami di affetto cordiale, conducendoli ad aver per noi stima e confidenza e, per questo tramite, a riconciliarsi con la nostra fede. Bisogna essere missionari in Francia come nei paesi infedeli, e questo è compito di tutti i cristiani: sacerdoti e laici, uomini e donne".
E' successo in una città dell'Indonesia

Poveri in fila per ricevere 3 euro: 23 morti nella ressa

Una famiglia ricca stava distribuendo soldi alla folla. Poi la tragedia

Erano in fila, in attesa di ricevere quarantamila rupie (circa 3 euro). A distribuire i soldi, una famiglia ricca: i suoi componenti stavano distribuendo il denaro ai poveri di Pasuruan, a circa 800 chilometri a est della capitale Giacarta. La folla si è fatta via via più numerosa. E a un certo punto si è diffuso il panico. Così, la distribuzione di denaro si è trasformata in tragedia: almeno 23 persone sono morte schiacciate nella ressa. Altre otto persone sono in gravi condizioni. Lo riferiscono la polizia e i militari. articolo
La fine della privacy e del pudore

L'amore urlato al tempo dei telefonini

Lo sviluppo tecnologico che ha inflitto danni permanenti alla società è il telefono cellulare

di Jonathan Franzen

Non sono contrario agli sviluppi tecnologici. (...) Benché i miei aggeggi preferiti siano quelli che salvaguardano attivamente la privacy, sono anche favorevole a qualsiasi novità tecnologica che non mi costringa a interagire con essa. (...) Le invenzioni che non riesco ad accettare, tuttavia, sono simili agli insulti che continuano a ferire, alle mazzate che continuano a far male. Lo sviluppo tecnologico che ha inflitto danni permanenti alla società


Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. E' in corso la causa di beatificazione. Informazioni sul sito a lui dedicato.





Per due amici che stanno partendo per Roma.

Confidando che per loro ci siano voci di festa, rumori di bicchieri, una ballata e tanto calore!




Momento amarcord...

Quando i posti in chiesa raccontano le divisioni

di mons. Mario Delpini - Avvenire - Milano 7 - 27.01.08


Dispersi nella grande chiesa i devoti stanno al loro posto. Il Carlo e la Carla sono seduti vicini, ma a tre panche di distanza dalla Giuseppina: non si parlano più. La Maria è isolata al suo posto: non si muove neanche per lo scambio della pace: "Vado in chiesa per pregare, non per fare confusione". Le prime tre panche sono vuote: non credo si tratta del reverenziale timore di Dio. Sulle ultime due sedie prendono posto Mirko e Marco: non si sa se aspettano che finisca la messa o che esca di chiesa la Lucia. Quando si celebra la messa per il povero Antonio si presenta tutta la famiglia, con parenti e conoscenti: però dai posti che occupano capisci subito che la divisione dell'eredità ha lasciato divisioni e rancori. I posti in chiesa dicono molte cose. Il parroco si è stancato di dire: "Venite davanti: non c'è nessun pericolo! Stiamo più uniti: i canti e le preghiere riescono meglio. Scambiatevi il segno della pace". Il parroco guarda i devoti e sospira. I posti in chiesa gli raccontano di beghe, inerzie, estraneità. E prega: «Dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo un cuor solo e un'anima sola». Per ora la Maria non s'è mossa. Chi sa? Forse domani.
Quando si cerca a tutti i costi di far parlare di sé,

si finisce per dire qualcosa di buono,

mantenendo però un contorno di stupidità e incoerenza.





Miss Italia, Mariotto ora cerca il "lato V", quello della verginità

L'anno scorso lo stilista volle valutare anche il «lato B» delle concorrenti

Un anno fa a Miss Italia cercava il «lato B», questa volta cerca il «lato V»: quello della verginità, quello della purezza. Guillermo Mariotto, stilista di fama, lancia l'ennesima provocazione, altrettanto forte. (...)

«Cerco il lato V, da virgen, e lo cerco in queste ragazze che vedo sfilare», dice al telefono all'Agi, aggiungendo «mi deprime vedere le ragazze avviate al mercato della carne. Come pure mi deprimono i genitori felici nel vedere le figlie spogliate. Questo è davvero degradante, mentre credo che la cosa da premiare sia la purezza e non la carne». Lo stilista sudamericano dice che «è tempo di cambiare, è tempo di cose migliori; non sappiamo a cosa porti l'evoluzione della vendita della carne».

Mariotto (...) insiste sul concetto di purezza. E secondo lui la purezza «si vede dallo sguardo. Spero che tra le 100 concorrenti ce ne sia almeno una pura, una vergine: in tutti i sensi, non solo nell'animo. Dallo sguardo si capisce subito, gli occhi sono lo specchio dell'anima. Se il pubblico italiano vota per quello sguardo, per quella che sembra la più pura, allora ci sarà stata una evoluzione in quel mercato di ciccia. Non possiamo andare oltre in questo degrado. Cerchiamo invece le cose migliori. E se lo facessimo, allora questa edizione di Miss Italia sarebbe migliore di quella di un anno fa». Adesso - conclude lo stilista - «è tempo di Marie, è tempo di verginità e purezza». articolo
Il biologo Giulio Conte: così possiamo adottare atteggimaneti virtuosi

Ogni italiano consuma 200 litri di acqua al giorno

Torino la città più sprecona. Ecco cosa fare, dalla doccia allo scarico del water, per risparmiare


Acqua: che spreco. Dalla doccia alla pulizia della casa agli usi in cucina, dal Wc all'irrigazione delle piante, senza tralasciare lavapiatti o lavatrice, ogni italiano consuma una media dai 170 ai 200 litri di acqua al giorno per i propri usi domestici. In testa alla città più sprecona del Bel Paese c'è Torino con 243 litri consumati per ogni abitante ogni giorno, mentre sono gli abitanti di Nicosia, in Sicilia, con i loro 143 litri a testa, a vincere il podio dei più risparmiosi. Subito dopo il capoluogo piemontese si colloca Roma, con 221 litri di acqua pro capite, seguita da Catania (214), Napoli (207), Verona (199) e Milano (191).


Secondo il rapporto 2007 dell'Istituto Ambiente Italia-Dexia (Ecosistema Urbano Europa), a consumare circa 169 litri di acqua al giorno a testa per uso domestico sono i palermitani, mentre a Firenze i consumi scendono a 155 litri. Bari (154), Bologna (149) e Nicosia (143) sono invece le tre città tra le più parche nel consumo di acqua domestica, quell'acqua di migliore qualità oggi a disposizione degli usi casalinghi. Ma l'Italia non è il Paese dove si consuma più acqua nelle case. Ai primi posti nel mondo c'è Bristol con 294 litri pro capite, seguita da Parigi (287), Patrasso (285) e Stoccolma (210). Berlino consuma 163 litri, Londra segna 159 litri a cittadino al giorno, Madrid 140, mentre è Heidelberg a registrare la quantitá inferiore di uso di acqua nelle case: 103 litri al giorno per ogni cittadino.

A riportare, goccia dopo goccia, tutti i consumi di acqua nelle case degli italiani e non solo è il biologo Giulio Conte che, nero su bianco, mentre si apre l'eco del documento dell'Expo di Saragozza sulla risorsa più preziosa del pianeta, spiega come non far traboccare i nostri rubinetti. Partendo da un giro di boa. «Convinciamo la gente ad adottare comportamenti virtuosi. Alimentiamo politiche e incentivi che coinvolgano direttamente cittadini e condomini. E diamo maggiore valore all'oro blù. In Italia, infatti, paghiamo l'acqua appena un euro a metrocubo, pari a mille litri, in Germania si spendono più di 3 euro per la stessa quantità» dice Conte, autore del libro-inchiesta «Nuvole e sciacquoni» (Edizioni Ambiente). Ecco cosa fare, dalla doccia allo scarico del water, per risparmiare acqua.

Lasciare il rubinetto del lavandino aperto mentre ci si lava i denti si traduce in 30 litri d'acqua sprecati. Anche mentre ci si fa la barba si può, inoltre, adottare un comportamento virtuoso. «Se si raccoglie l'acqua nel lavandino per risciacquare il rasoio, altri litri d'acqua non andranno in fumo» afferma ancora Conti che nella sua ricerca riporta, punto per punto, le regole del risparmio quotidiano di acqua dettate dall'Agenzia d'Ambito per i Servizi Pubblici di Bologna. Oltre il 30% dell'acqua consumata, anzi sprecata, nelle case è quella che scorre dallo sciacquone del Wc. Ogni volta che si spinge il pulsante scorrono infatti dai 10 ai 12 litri, mentre ne basterebbero molti di meno. Oggi esistono delle tecnologie per ridurre e selezionare la quantità d'acqua necessaria nello sciacquone a seconda della diversa esigenza, basta installare una cassetta con un doppio pulsante e si risparmiano migliaia di litri al giorno. «Un mattone o una bottiglia di plastica piena d'acqua inseriti nella cassetta, sono, a loro volta, ottimi rimedi per regolare il flusso per il water» assicura il biologo Conte. «Al ritmo di 90 gocce al minuto -continua l'esperto- si sprecano per le perdite di acqua in casa oltre 4.000 litri l'anno. Per evitare questo spreco basta una più accurata manutenzione di water e rubinetti» (Se volete potete calcolare quanto acqua sprecate sul sito www.greencrossitalia.it). «Così come -aggiunge- fare il bagno comporta l'uso di oltre 150 litri, mentre per la doccia se ne possono utilizzare tra i 40 ed i 50, basta ricordarsi di chiudere il rubinetto mentre ci si insapona».

Innaffiare il giardino è un altro momento per mettere in atto un congruo risparmio d'acqua. «Se si innaffia verso sera -spiega il biologo Conte- l'acqua evapora più lentamente e non viene sprecata ma assorbita dalla terra. Se poi si raccoglie l'acqua piovana, non si dovrà usare quella potabile del rubinetto che è di qualità superiore e più rara e alle piante non serve. Anzi, amano certo di più l'acqua naturale della pioggia». Anche un semplice frangigetto nel rubinetto, inoltre, diminuisce la quantità d'acqua in uscita. Costano pochi euro e si montano facilmente. E ancora. Risparmiare acqua e lavare bene i piatti si può. Basta riempire una bacinella con l'acqua calda della cottura della pasta, aggiungere sapone e lasciare le stoviglie a mollo per un po'. La pulizia è garantita lo stesso. Risparmi in casa ma non solo. A garantire un risparmio sostanziale di acqua possono essere accorgimenti condominiali che agiscano per tutti gli appartamenti. (...) basterebbe cominciare dal «recupero dell'acqua dei tetti per sciacquoni e irrigazione delle piante» per dare un bel contributo all'emergenza «oro blu» che, ad oggi, vede 1,4 miliardi di persone senza sufficiente acqua potabile, un miliardo di persone esposte al consumo di acqua non sicura e ben 3,4 mln di persone vittime di malattie trasmesse da acqua contaminata. articolo
«Credo che in Italia sia ancora una questione aperta la piena identificazione che ci dovrebbe essere da parte di tutti nei principi e nei valori della Costituzione repubblicana, che sono rispecchiati nella Costituzione europea richiamata nel Trattato di Lisbona». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla caduta di tensione che c'è in vari Paesi europei rispetto ai motivi originari che furono alla base della costruzione europea quale strumento per mettere fine agli orrori creati dalla guerra e dal nazifascismo.




Caparezza - Eroe (storia di Luigi delle Bicocche)



Piacere, Luigi delle Bicocche

Sotto il sole faccio il Muratore e mi spacco le nocche

da giovane il mio mito era l'attore Dennis Hopper

che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un Chopper

invece io passo la notte in un Bar Karaoke

se vuoi mi trovi lì / tentato dal videopoker

ma il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue

un soggetto perfetto per Brahm Stoker

TU

che ne sai della vita degli Operai

io stringo sulle spese / Goodbye Macellai

non ho salvadanai da Sceicco del Dubhai

mi verrebbe da devolvere l'otto per mille a Snai

io sono il pane per gli usurai ma li respingo

non faccio l'Al Pacino / non mi faccio di Pachinko

non gratto / non vinco / non trinco / nelle sale Bingo

man mano mi convinco



che io sono un Eroe

perchè lotto tutte le ore

sono un Eroe

perchè combatto per la pensione

sono un Eroe

perhcè proteggo i miei cari / dalle mani dei sicari / dei cravattari

sono un Eroe

perchè sopravvivo al mestiere

sono un Eroe

straordinario tutte le sere

sono un Eroe

E te lo faccio vedere

ti mostrerò cosa so fare col mio superpotere



Stipendio dimezzato / o vengo licenziato

a qualunque età io sono già fuori mercato

fossi un ex SS novantatreenne / lavorerei nello studio del mio avvocato

invece torno a casa distrutto la sera

bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera

io sono al verde / vado in bianco / ed il mio conto è in Rosso

quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera ?

vai / a vedere nella galera / quanti precari / sono passati ai mal'affari

quando t'affami / ti fai / nemici vari

se non ti chiami Savoia scorda i domiciliari

finisci nelle mani di strozzini / ti cibi

di ciò che trovi se ti ostini a frugare i cestini

ne l'Uomo ragno ne Rocky ne Rambo ne affini

farebbero ciò che faccio per i miei bambini



Per far denaro ci sono più modi / potrei darmi alle frodi

e fottermi i soldi dei morti come un banchiere a Lodi

c'è chi ha mollato il Conservatorio per Montecitorio

lì i pianisti sono più pagati di Adrien Brody

io vado avanti e mi si offusca la mente

sto per impazzire come dentro un Call Center

vivo nella camera 237 / ma non farò la mia famiglia a fette

perchè sono un eroe



In bocca al lupo a tutto il mondo della scuola!


Amare la natura in parrocchia

Pannelli solari sul tetto della chiesa:

una scelta coraggiosa quella fatta dalla comunità di San Leone Magno a Milano

I pannelli solari posti sul tetto della parrocchia San Leone Magno di via Carnia non sono visibili dai pedoni né dagli automobilisti, ma la loro efficacia e la loro presenza sono evidenti per chiunque entri nella chiesa parrocchiale. A fianco del portone principale è infatti presente un tabellone elettronico che, in tempo reale, indica i Watt prodotti al momento e i kWh generati dal giorno dell'attivazione dell'impianto, nel settembre 2007. Ma altre due sono le indicazioni utili che dà il tabellone: i litri di petrolio risparmiati grazie ai pannelli fotovoltaici (più di 1.700 in un anno) e le emissioni di CO2 evitate (oltre 3.600 chili nello stesso lasso di tempo). Il pannello solare è il simbolo stesso dell'energia pulita e accessibile a tutti: non crea residui di fumi né di polveri e sfrutta una fonte, il sole, pressoché inesauribile e cui tutti possono attingere, con gli strumenti adatti.

L'intento della parrocchia non è rivolto al risparmio economico, comunque previsto, ma soprattutto al rispetto della natura, coerentemente al tema scelto per la Giornata per la salvaguardia del creato di lunedì 1 settembre: "Una nuova sobrietà, per abitare la terra". «Abbiamo deciso di installare l'impianto perché i fedeli capissero che ciascuno deve fare la propria parte nella tutela dell'ambiente», spiega Luigi Andreoli, membro del consiglio pastorale parrocchiale ed operatore del settore energetico oggi in pensione. «L'orientamento esplicito della Chiesa - prosegue - è volto al rispetto del mondo, non a parole, ma con i fatti. E la nostra parrocchia, nel suo piccolo, ha cercato di fare il possibile». Senza entrare nel dettaglio dei costi di acquisto dei pannelli fotovoltaici, Andreoli spiega comunque che «in 8-9 anni l'investimento economico iniziale sarà coperto dal risparmio in bolletta: in sostanza, i pannelli solari si pagano da soli». (...) articolo dal sito della Diocesi
"Sei grasso? A dieta o paghi una tassa"

L'Alabama ha deciso di penalizzare i dipendenti obesi

Se in Italia il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha dichiarato guerra ai fannulloni, lo stato americano dell'Alabama ha deciso di penalizzare i dipendenti grassi. Ai lavoratori statali, circa 37.000 in Alabama, sono stati concessi 12 mesi di tempo per mettersi in forma o scatterà una tassa da 25 dollari al mese. Il provvedimento, per combattere l'obesità e soprattutto per tagliare la spesa sanitaria, entrerà in vigore nel 2010. I 25 dollari serviranno a pagare l'assicurazione sulla salute che altrimenti per gli statali di quel profondo Sud è gratuita. A far scattare la penale sarà l'indice di massa corporea se supererà quota 35. Durante i dodici mesi di moratoria, i lavoratori potranno gratuitamente sottoporsi a scrupolosi esami sulla pressione del sangue, sul livello del colesterolo e seguire uno specifico programma di fitness: se non otterranno risultati saranno tassati.

L'Alabama ha già imposto una tassa sui lavoratori pubblici fumatori con discreti risultati ed è il primo stato degli Usa ad aver deciso di imporre una tassa sui grassi. articolo
Tutto intorno a loro

di Massimo Gramellini

Da un sondaggio casereccio fra amici e lettori emerge che l'incubo delle vacanze non sono state le meduse e neppure gli 11,93 euro che un turista si è sentito chiedere ad Alassio per un chilo di fichi. Sono state le chiacchiere nei telefonini. Quelle degli altri, naturalmente. Dei vicini di ombrellone, di tavolo, di scompartimento. Noi, si sa, nasciamo timidi e riservati, e quando in un luogo pubblico iniziamo una conversazione al cellulare, tendiamo a rinchiuderci in qualche anfratto per bisbigliare pensieri monosillabici. Invece gli Altri, questo club che ci perseguita da una vita, hanno raggiunto un livello di strafottenza da tronisti televisivi. Urlano i fattacci loro senza il minimo sospetto di infastidirci, anzi con la malcelata speranza che la nostra esistenza plumbea possa venire illuminata dalle dissertazioni a squarciagola sul mal di pancia di Bibi e i dissapori fra Ciccio e Pallina. Non è solo il menefreghismo a guidare i loro decibel, ma il sincero desiderio di imporre Bibi, Ciccio e Pallina all'attenzione degli spettatori, resa fuggevole dalla presenza nel tavolo a fianco di un altro urlatore che sta affrontando al telefono il delicato evolversi del borsino-corna di Ulisse e Samanta.

Non saprei indicare vie d'uscita diverse da un'epidemia su vasta scala di laringite. Ma una cosa è certa: se il governo vuole farci digerire la legge contro le intercettazioni, si dovrà inventare un movente più originale della difesa della privacy. In Italia far sapere agli altri i fatti propri non è una vergogna. E' una missione. articolo


Auguri per i nove mesi!


Mali umori

di Massimo Gramellini

Ore 10, supermercato. Giovani mamme angosciate si accalorano intorno alla reintroduzione del maestro unico alle elementari. «Poveri bimbi, appesi agli umori di una persona sola». «Come farà a insegnare bene tutto, dalla grammatica alla geografia?». E nessuna che abbia il coraggio di ricordare i lamenti di segno opposto che si ascoltavano ancora pochi anni fa, quando il maestro unico venne eliminato. «Poveri bimbi, in balia di persone diverse». «Come faranno tanti insegnanti a diventare un punto di riferimento fisso?». L'animo umano è così: conservatore per paura. Al punto da voler conservare ciò che fino a ieri gli pareva rivoluzionario e da considerare rivoluzionaria persino la restaurazione.

Ore 12, giornale radio. Si riportano le dichiarazioni pro ultrà dell'ex onorevole Cento: la colpa della devastazione ferroviaria è delle Autorità, che avrebbero dovuto mettere un treno a disposizione dei teppisti. Non avendoglielo dato, logico che quelli si siano innervositi, sfasciando tutto. Capito? D'ora in poi, se non trovate posto sul treno e date fuoco alle poltroncine, siete giustificati dall'ex onorevole Cento. La sua è la migliore risposta alla domanda fatidica: perché in Italia nessuno usa il pugno duro con gli ultrà violenti? Ma perché ci si è arresi all'idea razzista che siano diversi dagli altri esseri umani. E' naturale che una tigre ti azzanni, se la provochi. E' naturale che un ultrà violento spacchi tutto, se non lo blandisci. Ed è naturale che solo in Italia i Verdi continuino a non pigliare un voto, finché li rappresenta l'ex onorevole Cento. articolo
Gli strappi non servono

di Franco Garelli

Il thrilling è andato in scena in Vaticano ieri sera, quando L'Osservatore Romano è uscito in prima pagina con un articolo che sostiene che la morte cerebrale non basta per sancire la fine di una vita, al quale ha fatto seguito qualche ora dopo una dichiarazione della Santa Sede tesa a placare le polemiche che già si stavano innescando, e a ricordare che un articolo non modifica la dottrina. Come a dire che, per quanto L'Osservatore Romano sia un giornale autorevole, la posizione della Chiesa su questa complessa questione bioetica rimane quella che si è consolidata nel tempo. Se non proprio di una sconfessione, certo si tratta di una presa di posizione che invita alla cautela nell'affrontare temi che lacerano la coscienza contemporanea. Del resto, l'articolo porta la firma di una studiosa sicuramente valida nel suo ambito di competenza e che fa parte del Comitato nazionale di bioetica, ma che non ha alcun titolo per pronunciarsi a nome della Santa Sede su una questione di così grande rilevanza pubblica. Qui emerge la prima novità del caso, voluta dall'Osservatore Romano o indotta dalla presa di posizione del Vaticano: il giornale del Papa sta accentuando la funzione di essere un luogo che ospita opinioni pubbliche, certo tutte sufficientemente vicine alle preoccupazioni e ai valori della Chiesa, senza limitarsi dunque a presentare soltanto le posizioni ufficiali del centro della cattolicità. Questa maggior apertura non può che essere positiva, se è in grado di dar voce alle molte sensibilità del mondo cattolico (e di altre realtà) sulle questioni emergenti, sia sui temi della vita sia su quelli sociali e politici.

L'articolo in questione solleva però - sul tema della «morte cerebrale» - almeno due problemi di grande rilievo, che già nel recente passato sono stati oggetto di profondo dibattito nella Chiesa e in altre aree culturali. E ciò non soltanto nei paesi europei a maggioranza cattolica, ma anche in varie comunità degli Stati Uniti. Anzitutto l'invito a superare un'idea riduttiva della morte cerebrale, quella che tende a identificare la fine di una vita con la morte del cervello. Talvolta si confonde la morte cerebrale con la semplice morte del «cerebro», che non è necessariamente accompagnata anche dalla morte del «tronco» (spina dorsale e parte nervosa), per cui tutta una serie di attività possono permanere. Chi è attento a questa distinzione ricorda casi di persone dichiarate in coma irreversibile che hanno continuato a «vivere» per alcune funzioni vitali. Il richiamo, dunque, è alla prudenza, a non considerare la morte cerebrale come la morte totale dell'essere umano; a rigettare l'idea che la persona umana cessi di esistere quando il cervello non funziona più.

Connessa a questa posizione è la messa in guardia contro una pratica dei trapianti in alcuni casi troppo disinvolta e leggera. Non credo che ciò capiti nelle strutture pubbliche, anche se possono darsi situazioni in cui pur di fare i trapianti non si rispettino i tempi previsti al riguardo dalle normali legislazioni. Che da noi prevedono procedure rigide, come la verifica dello stato di coma assoluto e irreversibile compiuta sul soggetto due volte a distanza di alcune ore, per cui si constata che con la morte cerebrale siano venute meno tutte le funzioni fisiche. Una minor attenzione a queste verifiche può certamente portare a una pratica dei trapianti irresponsabile e incivile.

Nel lanciare questi allarmi etici, l'articolo dell'Osservatore Romano è consapevole di creare scompiglio su una questione che da tempo rappresenta «uno dei pochi punti concordati tra laici e cattolici». L'eventuale rilancio del dibattito su un tema di così grande rilevanza etica non deve comunque ridurre le certezze sin qui faticosamente acquisite. Semmai può essere un'occasione per ulteriori approfondimenti e per trovare nuove convergenze. articolo

Google, che scombussolamento. E' l'epoca delle risposte immediate.


Quando non riusciamo a connetterci alla rete sopraggiunge lo "scongoogolamento"

Londra - Vi assale lo stress o l'ansia se non potete collegarvi a Internet? Non c'è da preoccuparsi: non siete soli e adesso esiste una parola che definisce questo stato: "discomgoogolation", che letteralmente significa "frustrazione da dipendenza da Google". Un termine, tradotto in italiano con "scongoogolamento", che definisce il malessere di quasi metà dei cittadini britannici, ben il 44%, con un buon 27% che parla apertamente di alti livelli di stress.

«La proliferazione della banda larga ha significato per la prima volta nella storia che siamo entrati nella cultura delle risposte istantanee», ha spiegato lo psicologo David Lewis, che ha identificato la sindrome della "discomgoogolation" svolgendo una ricerca basata sulla misurazione dei battiti del cuore e dell'attività cerebrale su chi era impossibilitato a navigare in rete. Il termine deriva dalla fusione del verbo 'discombobulatè, che significa "confuso" o "frustrato", e del nome del più usato motore di ricerca, Google.

«Una galassia di informazioni è raggiungibile solo con un clic con il mouse: così noi siamo diventati dipendenti dal web», ha aggiunto Lewis, «e quando non possiamo accedervi, arriva la 'discomgoogolation'». La ricerca ha rilevato anche che il 76% dei britannici non è in grado di vivere senza internet, che oltre la metà usa Internet in media da una a quattro ore al giorno e che il 19% degli intervistati investe più tempo libero online che con la propria famiglia nell'arco della settimana.

Ma l'amore-dipendenza per Internet per molti non è un sentimento "incosciente": il 47% crede che nella vita Internet sia più importante della religione e uno su cinque ammette di riservare maggiore attenzione al proprio pc che al partner. articolo






Un piccolo segno di gratitudine per coloro che mi hanno accolto per nove anni.


Tratto dal video proiettato il 6 giugno 2007.





Un anno fa , a quest'ora circa, arrivavo nella mia attuale camera,


dopo aver traslocato dalla Parrocchia San Luca.


Tra poco un semplice video,


per dire ancora una volta grazie a chi mi ha accolto per nove anni.


Il codice a vanvera

di Massimo Gramellini

Vogliono cambiare il codice della strada. Cioè lo vuole cambiare il sottosegretario con delega ai titoli di prima pagina nei giorni vuoti di Ferragosto. Il ministro pare che non voglia, o che voglia un po' meno. Però alla fine si metteranno d'accordo con se stessi e lo cambieranno, perché gli incidenti sono troppi e le multe ancora troppo poche per coprire il vuoto incolmabile lasciato nei comuni dall'Ici. Il problema è che mentre leggevo le proposte del governo, tutte ferocissime e terribilissime, mi ha telefonato un amico reduce da un litigio col padre ottantenne. Il quale gli aveva annunciato, felice come una Pasqua, di essere riuscito a superare l'esame per il rinnovo della patente, nonostante sia sordo da un orecchio e ci metta più tempo a girare il collo da una parte all'altra di quanto ne abbia impiegato ieri Usain Bolt per fare il record mondiale dei 200 metri. E allora chi gli ha ri-dato la patente? Ma un esaminatore amico, naturalmente, che doveva restituire un piacere.

Questo episodio è avvenuto in una severa provincia del Nord. Ma lo stesso amico, reduce da un viaggio sulla Salerno-Reggio Calabria liberamente ispirato alla ritirata degli alpini sul Don, raccontava di aver visto a Napoli un solo conducente di motorino con il casco sopra la testa: era un rapinatore. E allora siamo alle solite: che senso ha sventolare norme sempre più dure, quando non si riesce a ottenere la tranquilla applicazione di quelle vigenti? L'Italia non ha bisogno di leggi speciali, ma di cittadini normali. articolo