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Il pastore dà la propria vita per la vita del gregge
“Io sono il buon pastore” (Giovanni 10,11). A Cristo compete chiaramente di essere pastore. Infatti, come il comune gregge viene guidato e pascolato dal pastore, così i fedeli sono ristorati da Cristo con un cibo spirituale, con il suo corpo e il suo sangue... Ma siccome Cristo ha detto che il pastore entra per la porta e che egli è la porta, mentre qui dice di essere il pastore, ne segue che egli entra attraverso se stesso... perché rivela se stesso e per se stesso conosce il Padre... Nessuno dice di sé di essere la porta. Questo, Cristo lo riservò solo per se stesso. Mentre partecipò ad altri il compito di essere pastori: “Vi darò, dice la Scrittura, pastori secondo il mio cuore (Geremia 3,15). Sebbene, infatti, i capi della Chiesa, che sono suoi figli, tutti siano pastori, tuttavia dice di esserlo lui in modo singolare: “Io sono il buon pastore”, allo scopo di introdurre con dolcezza la virtù della carità. Non si può essere infatti buon pastore se non diventando una cosa sola con Cristo e suoi membri mediante la carità. La carità è il primo dovere del buon pastore, perciò dice: “Il buon pastore offre la vita per le pecore” (Giovanni 10,11). Infatti c’è differenza tra il buono e il cattivo pastore: il buon pastore ha di mira il vantaggio del gregge, mentre il cattivo il proprio. Nei guardiani delle pecore non si esige che, per essere giudicati buoni, espongano la propria vita per la salvezza del gregge. Ma siccome la salvezza del gregge spirituale ha maggior peso della vita corporale del pastore, quando incombe il pericolo del gregge ogni pastore spirituale deve affrontare il sacrificio della vita corporale. Questo dice il Signore: “Il buon pastore offre la sua vita per le sue pecore”. Egli consacra a loro la sua persona nell’esercizio dell’autorità e della carità. Si esigono tutte e due le cose: che gli ubbidiscano e che le ami. Infatti la prima senza la seconda non è sufficiente. Cristo ci ha dato l’esempio di questo insegnamento: “Se Cristo ha dato la sua vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Giovanni 3,16)”.
s. Tommaso d'Aquino, Esposizione su Giovanni, cap. 10,3