"Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini,
oggetto della tua benevolenza, per essere i familiari della tua gloria,
noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie;
perché ci hai inviato Gesù, tuo figlio amatissimo,
hai fatto di lui, nel mistero della sua Pasqua, l’artefice di ogni salvezza,
la sorgente di ogni pace, il legame di ogni fraternità.
Noi ti rendiamo grazie per i desideri, gli sforzi, le realizzazioni
che il tuo spirito di pace ha suscitato nel nostro tempo,
per sostituire l’odio con l’amore,
la diffidenza con la comprensione,
l’indifferenza con la solidarietà.
Apri ancor più i nostri spiriti ed i nostri cuori alle esigenze concrete dell’amore
di tutti i nostri fratelli, affinché possiamo essere sempre più
dei costruttori di pace.
Ricordati, Padre di misericordia, di tutti quelli che sono in pena,
soffrono e muoiono nel parto di un mondo più fraterno.
Che per gli uomini di ogni razza e di ogni lingua venga il tuo regno di giustizia, di pace e d’amore. E che la terra sia piena della tua gloria!".
papa Paolo VI

dal messale
*PER GLI ORGANISMI SOPRANNAZIONALI*
O Dio, nostro Padre, che hai creato l’universo e lo guidi con la tua provvidenza, guarda con bontà i rappresentanti delle nazioni riuniti in assemblea; ispira loro propositi di saggezza, perché in accordo con la tua volontà operino scelte giuste per il bene comune e per la pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

dal messale
*PER LE AUTORITÀ CIVILI*
"Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e i diritti di ogni popolo; assisti con la tua sapienza coloro che ci governano, perché, con il tuo aiuto, promuovano su tutta la terra una pace duratura, il progresso sociale e la libertà religiosa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

https://youtu.be/9K12AV3vYzc?t=631

"Mi consola sapere che come cristiani non siamo certamente una potenza, né dobbiamo esserlo. Non abbiamo da offrire a queste nostre città nulla di tutto ciò che esse possono trovare già altrove e in abbondanza. Possiamo offrire, però, quello che nella nostra povertà Cristo ha deposto e depone continuamente in noi: la straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani, vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i poveri e gli emarginati".

Una annotazione circa il mio rapporto con le istituzioni. Ho sempre avuto rispetto per le istituzioni. Credo siano un bene per la vita delle persone e delle società. Man mano che crescevo, mi sono inserito in esse, come forma di servizio al bene del maggior numero possibile di concittadini e di fratelli-sorelle di fede. Ed è stato un bene grande anche per me: l'esempio e il confronto con uomini e donne di valore, competenti, pieni di passione per la "cosa pubblica". Per questo fatico a sopportare chi non rispetta le istituzioni; chi le sfrutta a proprio vantaggio; chi ricopre cariche e funzioni per le quali non è preparato, alle quali non è interessato, nelle quali vivacchia.
don Chisciotte Mc, 220216

- "Se non ti trovi bene qui, non preoccuparti: ti mettiamo in un posto più adatto a te".
- "Qui il contesto è difficile... vedrai che troviamo un contesto più tranquillo".
- "Non ti capiscono? Tranki, in un altro incarico sapranno riconoscere le tue buone qualità".
- "Qui non rispettano le tue particolarità spirituali? Quel prete là è più vicino ai tuoi gusti liturgici...".
- - "Sei un tipo che fa tutto da solo, dai, delega un pochino!".
- "Sei troppo avanti e vai troppo veloce: rallenta e abbi pazienza!".
- "Ti sei innamorato... la soluzione è allontanarti da lei".
- "Hai fatto debiti per le casse parrocchiali e non riesci più a coprirli? Il tuo successore farà quel che potrà".
- "Hai debiti con gli usurai? Meglio che cambi aria, ma non lo diciamo a nessuno".
- "I fedeli hanno saputo che hai problemi di alcolismo... Non si fidano più di te, devi andar via".
- "Hai problemi con la scrittura, o con la pronuncia, o con i calcoli, o con il narcisismo...? La gente si abituerà".
- "Dicono che sei stufo e che non fai più niente. Ancora qualche mese e avrai la nuova destinazione".
- "Hai preso una multa?! Ma non conosci nessuno dai vigili o in Comune?".
- "Non vai d'accordo con il parroco, lo so; al più presto ti mandiamo da uno più comprensivo".
- "Lo sappiamo che hai un confratello che non ha proprio criteri di azione e di giudizio... ma cosa ci possiamo fare?".
- ...
- ...
Queste espressioni (o molto simili) sono ordinariamente sulle labbra delle autorità ecclesiastiche.
Per questo non mi meraviglio se...
No, non mi meraviglio proprio. Purtroppo.
don Chisciotte Mc, 220215

Noi ministri ordinati (vescovi, presbiteri e diaconi) abbiamo fatto tanto male alla Chiesa. Non solo male, certo. Però è importante riconoscere le nostre colpe; altrimenti non le affronteremo mai e non faremo alcun passo utile per superarle. Invochiamo la Sapienza.
don Chisciotte Mc, 220214


Abitudine. Il rischio di chiudersi al mondo

di Nunzio Galantino
"Oltre a derivare dal latino habitudo - da habitus (modo d’essere, contegno, aspetto) e dal verbo habere (avere in sé) - la parola abitudine è legata semanticamente al greco eksis (attitudine) e ethos (abitudine, costume). Nell’Etica nicomachea (Libro II), Aristotele utilizza entrambi i termini per affermare che si diventa giusti, temperanti o coraggiosi attraverso l’abitudine. Si è virtuosi cioè non per natura ma attraverso la ripetizione di azioni giuste, temperanti o coraggiose. Nella Retorica (I, 11, 1370a 7), lo stesso Aristotele stabilisce una sorta di analogia tra l’abitudine e i meccanismi naturali.
In entrambi i casi, secondo lo Stagirita, si tratta di ripetizione piuttosto uniforme di gesti e comportamenti che, assieme alla fatica, tende a ridurre anche il livello di consapevolezza. Questa particolare condizione creata dall’abitudine è chiamata, da qualcuno, competenza inconsapevole. Essa, mentre facilita operazioni di carattere psicofisico e sociale, porta con sé un limite: tende a ridurre la creatività, la flessibilità mentale e la curiosità. È questo che ha sollecitato una serie di considerazioni tutt’altro che benevoli nei confronti dell’abitudine.
Per Montaigne, ad esempio, l’abitudine è una maestra prepotente e sorniona, che nasconde il vero aspetto delle cose, proprio perché allenta il livello di consapevolezza. Più esplicite sono le riserve espresse da Rousseau e da Kant, i quali sottolineano il carattere negativo dell’abitudine, pronta ad ostacolare, se non a sopprimere del tutto, la libera iniziativa e la spontaneità dello spirito. Non la pensava così Cicerone. L’oratore e filosofo riconosce all’abitudine una grande forza. Soprattutto quando si riesce a far convivere nella propria vita due esigenze tra loro diverse, se non opposte: il bisogno di sicurezza, in quanto esseri fragili e precari, e il desiderio di novità. Quando in noi questo equilibrio fatica a esistere o addirittura si spezza, l’insieme delle nostre abitudini racconta molto della nostra storia, rappresentata dal rigido mondo delle sicurezze; una prigione che tiene intrappolato quanto di più nobile c’è in noi. Il mondo di queste abitudini, consolidandosi, può provocare la sclerosi del desiderio di migliorarsi e contribuisce ad abbassare la soglia del nostro senso critico.
Oltre alla filosofia, sono numerose le discipline interessate alla natura e alle articolate dinamiche dell’abitudine. Si va dalla biologia alla psicologia, dalla sociologia all’antropologia. Tutte mettono in guardia dalla “dittatura” delle abitudini, soprattutto quando queste allargano il loro influsso negativo al piano intellettuale e spirituale. Consegnarsi infatti agli automatismi dell’abitudine vuol dire, tra l’altro, chiudersi al mondo delle emozioni ed esporsi alla insensibilità e alla perdita dell’empatia che, per poter esistere e informare di sé la vita, le scelte e le relazioni, esigono disponibilità all’ascolto e apertura costante al nuovo".
in “Il Sole 24 Ore” del 28 febbraio 2021

"Incontrando i presbiteri del Pontificio Seminario Lombardo dei Santi Ambrogio e Carlo di Roma, il Papa raccomanda di non chiudersi tra i libri o nelle sacrestie ma di portare il Vangelo per le strade, attenti alle sofferenze della gente: per avere "parole di vita" bisogna "abitare le situazioni concrete della Chiesa e del mondo". Leggi:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-02/papa-sacerdoti-alunni-seminario-lombardo-pio-xi.html?fbclid=IwAR07XBfIv3PD1TkkEE2g8vXbbp6RJo61Rp9lWYPAi0668UCh3I18VP4nH_c

"Inizio della *ballata della speranza*", di p. David Maria Turoldo. Un inno all'attesa che si manifesta da ogni cosa, in questo lungo inverno del mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=WMQgCOShLjE

Vedo un'auto parcheggiata da un quarto d'ora col motore acceso sul posto riservato ai disabili davanti alla chiesa Kolbe. Mi avvicino e cerco di spiegare al guidatore (un signore giovane, genitore... certamente una "brava persona") i motivi per cui non è una grande scelta quella di parcheggiare lì e inquinare senza nessuna ragione. Risultato: nullo. Però valeva la pena provarci. Vale sempre la pena. Aiutiamoci tutti a far crescere le relazioni sociali.
don Chisciotte Mc, 220201