2018_09_settembre
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Che la transizione ecologica rappresenti un’opportunità di cambiamento e di crescita alternativa rispetto a quella dettata dal modello attuale è stato ribadito da università, istituti di ricerca, conferenze internazionali. Eppure in molti non sembrano ancora convinti dell’interesse non solo ambientale e climatico, ma anche economico del cambiamento. Leggi:
https://valori.it/come-creare-65-milioni-di-posti-di-lavoro-basta-salvare-il-clima/
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«"No! Non comprerò mai una pistola, perché io non sono capace di ammazzare un altro uomo come me, anche se è un delinquente. Anzi, penso proprio che se avessi avuto un'arma in casa sarei morto io. E' lo Stato che deve difenderci".
Queste parole non le ha pronunciate un radical chic buonista che contrasta le folli politiche sulla legittima difesa di Salvini.
Queste sono le parole di una persona di 69 anni, Carlo Martelli, che è ricoverato in ospedale per una rapina in casa avvenuta l'altra notte. Una violentissima rapina in cui sua moglie ha perso il lobo di un orecchio - tranciato neanche fossero in Arancia Meccanica - ed in cui entrambi hanno rischiato la vita, svegliati alle quattro del mattino da una gragnola di pugni in faccia per poi essere in balia di quattro folli criminali.
"E' lo Stato che deve difenderci". (....) Parole di una semplicità - di una logicità - "disarmante", specie perché pronunciate da chi ha ancora sulla pelle e negli occhi il terrore e la violenza. Parole che consolano. E parecchio, anche.
Perché c'è ancora tanta, tantissima gente che non è disposta ad abbandonarsi all'odio, al tutti contro tutti e all'infimo "Far West" vendicativo e ignorante.
Grazie Carlo, per la tua lucidità. Spero che venga fatta presto giustizia e che tu e tua moglie possiate rimettervi al meglio, lasciando alle spalle questo tremendo e inaccettabile incubo. Vi abbraccio forte».
Marco Furfaro su FB, 24 settembre 2018
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“La riconciliazione non è abbandonare la giustizia, ma è una forza ulteriore della giustizia”.
mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna
“Il sangue dei martiri non invoca vendetta, ma riconcilia”.
papa Francesco
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Bene comune patrimonio dimenticato
di Enzo Bianchi
Esiste un’espressione che appartiene al patrimonio ereditato come società civile, ma che oggi pare dimenticata quando non addirittura contestata: il bene comune. Siamo tutti consapevoli che la nostra società occidentale, e l’italiana in particolare, attraversa da alcuni anni una crisi. “Crisi” è parola tra le più tentacolari che esistano nel vocabolario: viene da krísis, passare al vaglio e indica separazione, giudizio.
Ai giorni nostri l’applicazione di questo concetto a una corpo sociale, alla polis, alla società, indica una situazione di deperimento, di decrescita, di decadenza. Ci troviamo, e lo affermiamo, in una situazione di crisi, ma dovremmo dire innanzitutto che la nostra crisi è sociale, culturale, etica, antropologica e, quindi, è anche politica ed economica. Politica perché la politica è astenica, debole e anche afona: paradossalmente “grida” con voce forte perché non ha nulla da dire in verità; democratica, perché vediamo qua e là affiorare tentativi di manovre di tirannia compatibile con
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Caltanissetta, nuovi percorsi di formazione al matrimonio proposti con “L’anello della fede”
12 settembre 2018
“L’anello della fede”: è questo il titolo del nuovo percorso di formazione al sacramento del matrimonio, inaugurato domenica scorsa nella diocesi di Caltanissetta. Un progetto che coinvolge 250 persone: 110 coppie di laici più 40 sacerdoti, che hanno seguito un percorso di formazione di oltre due anni coordinato dall’Ufficio diocesano di pastorale familiare, nel corso del quale sono stati elaborati i temi dei 18 incontri che da quest’anno nella diocesi siciliana saranno l’unica esperienza necessaria per accostarsi al matrimonio cristiano. A cura della diocesi, è stato pubblicato il testo-guida per le equipes che opereranno a livello parrocchiale o inter-parrocchiale che per ognuno dei temi sviluppa gli obiettivi, la preghiera, l’icona biblica di riferimento, la Parola “svelata”, gli approfondimenti e le attualizzazioni, con gli interrogativi da proporre per riflettere insieme su ogni tematica. Ai fidanzati verrà consegnato il “Quaderno” che completa il testo con gli schemi di riflessione e le preghiere. Il nuovo percorso di preparazione al matrimonio punta sulla corresponsabilità dei laici e dei sacerdoti, impostando la pastorale familiare nei confronti delle famiglie in formazione come un percorso di consapevolezza del senso pieno del matrimonio cristiano, che continua nell’accompagnamento della coppia anche dopo la celebrazione del matrimonio da parte di tutta la comunità parrocchiale. “È un progetto organico – spiega il vicario generale, Giuseppe La Placa – che innova profondamente nella Chiesa nissena la pastorale familiare e contemporaneamente la vita di tutte le comunità parrocchiali che accoglieranno le nuove famiglie, attivando reti di relazioni significative e solidali, in uno spirito di corresponsabilità tra sacerdoti e laici”. “È una svolta davvero storica – afferma il vescovo di Caltanissetta, mons. Mario Russotto – perché cambia tutto: la comunità parrocchiale o inter-parrocchiale è coinvolta nella responsabilità di formazione e accompagnamento dei fidanzati. I quali vengono da situazioni difficili: molti ormai sono già conviventi, diversi sono già genitori. È un lavoro difficile, che possiamo portare insieme se abbiamo l’umiltà e il coraggio di tessere relazioni e di vivere una trama di comunione e di comunicazione. Noi vogliamo raggiungere i lontani, quelli che non ascoltano più, o per sordità o per indifferenza, o perché nessuno ha mai parlato loro di Gesù. Noi vogliamo avvicinare i lontani e convertire i vicini, perché tutti acquistino la capacità della parola, creando non isole, ma arcipelaghi in comunione, nella rete delle nostre comunità parrocchiali e delle nostre associazioni”.
https://www.agensir.it/quotidiano/2018/9/12/diocesi-caltanissetta-nuovi-percorsi-di-formazione-al-matrimonio-proposti-con-lanello-della-fede/
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"La gente si lamenta sempre delle cose brutte che gli capitano senza che se le sia meritate, ma non parla mai delle cose belle. Di cosa ha fatto per meritarle. Io non ricordo di aver mai dato a nostro Signore motivi particolari per sorridermi. Però lui mi ha sorriso".
Cormac McCarthy, "Non è un paese per vecchi"
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«Ma sì, sarà il carattere
o la malinconia
che sta dietro al carattere
come una gelosia
sarà il pensiero vergine
che ha la fantasia
vissuta dal carattere
come la frenesia
Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que pasiòn visionaria
y teatral!
Le vigne stanno immobili
nel vento forsennato
il luogo sembra arido
e a gerbido lasciato
ma il vino spara fulmini
e barbariche orazioni
che fan sentire il gusto
delle alte perfezioni
Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que vision pasionaria
trascendental!
Più son
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L’umanità è piena solo se tuteliamo le differenze
di Gianfranco Ravasi
Uno dei più autorevoli statisti tedeschi del secolo scorso, Konrad Adenauer (1876-1967), dichiarava: «Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte». La sua è una considerazione che intreccia due coordinate. L’una è verticale ed è l’unità «celeste» del genere umano: in tutti noi corre la stessa linfa e abbiamo il medesimo tessuto «adamico», siamo creature umane basilarmente uguali. L’altro asse è orizzontale e si sfrangia in mille prospettive, rivelando così la pluralità e quindi le differenze. C’è una suggestiva metafora rabbinica che afferma: Dio ha fatto tutti gli uomini con lo stesso conio ma, a differenza delle monete che risultano uguali, le creature umane sono tutte diverse (si pensi solo alle impronte digitali). Unica è la dignità, ossia l’appartenenza all’essere umano, infinita è la pluralità dei volti, delle anime, dei pensieri.
Significativa è, perciò, la titolatura del Cortile di Francesco dedicato a questo tema secondo angolature e prospettive diverse. Si afferma, infatti, la «necessità» delle differenze per la pienezza dell’umanità stessa. Anzi, il dialogo tra voci diverse, è a sua volta una dimostrazione del tema.
Come scriveva il noto filosofo viennese Karl Popper (1902-94), non si deve credere «all’opinione diffusa che, allo scopo di rendere feconda una discussione, coloro che vi partecipano debbano avere molto in comune.Anzi, più diverso è il loro retroterra, più feconda sarà la discussione. Non c’è nemmeno bisogno di un linguaggio comune per iniziare: se non ci fosse stata la torre di Babele, avremmo dovuto costruirne una».
Il sogno dell’imperialismo di Babilonia era quello di imporre un «unico labbro», come si dice nell’originale ebraico del cap. 11 della Genesi, cioè una sola lingua, una sola cultura, una sola concezione della vita, precettata a tutti. È ciò che sta alla radice anche del razzismo e della xenofobia che purtroppo sta riaffacciandosi col suo volto aggressivo nei social, nei vari populismi attuali e persino nel nostro Paese segnato da una civiltà dialogica così alta.
Contro questa arroganza che disprezza l’altro, condannata da Dio, è necessario tutelare la ricchezza dei colori dell’arcobaleno delle culture e delle etnie volute dal Creatore. Uno degli antichi maestri degli ebrei mitteleuropei detti Chassidim, cioè i «pii», affermava: «In ogni uomo c’è qualcosa di prezioso che non si trova in nessun altro. Si deve, perciò, rispettare ognuno secondo le virtù che egli solo possiede e che non ha nessun altro».
in “Corriere della Sera” del 15 settembre 2018
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Internet e le reti sociali ci aprono molte possibilità. Ma bisogna usarle bene e per il bene. Non per isolarci, ma per comunicare meglio. Non per diffondere menzogne, ma per raccontare verità.
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"La gentilezza, rimane la migliore arma di distinzione dalla massa".
Antonio Malgeri
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# Il carro del vincitore
di Gianfranco Ravasi
«"L’uomo dabbene in mezzo a’ malvagi rovina sempre: e noi siam soliti ad associarci al più forte, a calpestare chi giace e a giudicar dall’evento".
È, questa, una triste legge della storia: salire sul carro del vincitore, correndo in suo “soccorso”, mentre si lascia a terra lo sconfitto che nella maggior parte dei casi era «l’uomo dabbene». Ci ricorda questa amara realtà una delle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, quella datata 17 aprile. Il giusto è spesso un perdente sul quale si accanisce l’ipocrita che, prima, lo aveva esaltato per il suo rigore morale, ma che, poi, non esita a calpestarlo. Tutti dicono di amare i buoni, ma poi o li sfruttano o li abbandonano. Tutti proclamano di detestare i corrotti e i potenti, ma quando si è invitati nei loro palazzi ci si mette a scodinzolare come cagnolini obbedienti. Il coraggio di andare controvento rimane il più delle volte solo un buon proposito retorico. Alla fine è più facile curvarsi come giunchi al soffio del vento dominante. Oppure è facile scagliarsi a parole, con insulti e volgarità, contro il potere quando non lo si ha, pronti però a goderne tutti i vantaggi personali quando lo si conquista».
in “Il sole 24 Ore” del 9 settembre 2018
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L'Africa è un continente con un potenziale enorme. I suoi giovani rappresentano il suo futuro, un futuro splendido se accompagnato dall'istruzione e dalla possibilità di lavoro.
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«La dottrina di Nicea e di Calcedonia e, in generale, l'approccio sistematicamente antinomico del mistero per i Padri greci, hanno creato un tipo di pensiero per tensioni che è rimasto oggi la molla dello spirito di ricerca (...). Se Cristo è allo stesso tempo vero Dio e vero uomo in una sola Persona, se questa Persona, a sua volta, è allo stesso tempo distinta e consustanziale nel seno della Trinità, ne deriva l'obbligo di "pensare insieme" dei termini opposti».
Olivier Clément, Il senso della terra, 76
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«Ki ha consumato il suo Dio a furia di pregarlo e di ripregarlo,
per la paura di viver tutto e di non capire,
per la vergogna mai digerita di dover anche morire».
Davide Van De Sfroos, Ki (2014)
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«Camminavo perduto nella mia musica, quando li ho incontrati.
Insieme avranno fatto un secolo e tre quarti. Lei vestita più leggera, con un cappello di paglia sulla nuca e un bizzarro prendisole; lui col giubbotto e le spalle ben coperte (so da mio padre che a quell'età il gelo filtra nelle ossa, anche in piena estate). A passi corti, avanzavano sotto il sole già più lieve di settembre, mano nella mano.
Non visto, ho scrutato a lungo l'incedere lento delle loro figure, l'una accanto all'altra, quasi confusa nell'altra - ed è stato impossibile non venire sopraffatti da tanta tenerezza.
Ho pregato gli dèi che quei loro passi insieme fossero baciati dall'eternità».
Mario Domina, post del 3.9.2018
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Interesse. Forza che coinvolge e trasforma
di Nunzio Galantino
Interesse (infinito del verbo latino intersum), composto da inter (tra) ed esse [sottinteso negotia alicuius]¸ vuol dire letteralmente “stare tra le cose di qualcuno”. In senso lato, è l’ essere/sentirsi coinvolto, il partecipare pienamente, l’intervenire.
La derivazione dal verbo intersum ed il suo significato portano a considerare l’interesse come il legame che si stabilisce tra qualcuno e qualcosa, una persona o un progetto. Interessarsi è quindi prestare attenzione fattiva e stabilire una relazione con realtà o persone altrimenti distanti tra loro.
L’interesse non è comunque un semplice ponte che unisce due sponde. È un legame che provoca coinvolgimento fino a dar luogo a qualcosa di nuovo e talvolta di imprevedibile.
È proprio vero quello che si attribuisce a Napoleone. Per il generale francese «…ci sono due modi per far muovere gli uomini: l’interesse e la paura». Senza interesse per la vita, per il prossimo, per il diverso, per il lavoro, per l’arte, difficilmente si è portati a investire energie e a mettersi in gioco. Si possono svolgere funzioni e ricoprire ruoli di grande importanza, ma senza interesse, rimanendo cioè distanti da quello che si fa o si dice. Si può spendere del tempo senza che questo porti frutti per sé e per gli altri. È l’interesse che trasforma la distanza in prossimità, la solitudine in rete partecipata e la presenza in forza che trasforma.
È inutile negarlo, la parola interesse porta molto spesso con sé una accezione negativa. Si parla infatti di conflitto d’interessi o di interesse personale per riferirsi a un egoistico tornaconto o al vantaggio guadagnato a scapito di altri. Anche in realtà nate per curare gli interessi della comunità e per perseguire il bene comune, come la politica, siamo costretti a registrare esempi di interessi personali ed esercizio del potere per fini distanti dal Bene comune.
In economia l’interesse, di per sé neutrale - in quanto valore economico stabilito, che “sta nel mezzo” tra il prestito e la restituzione - riveste spesso un significato negativo. Soprattutto quando chi lo determina non “sta nel mezzo” delle situazioni e delle cose in maniera corretta ed equilibrata e vede tutto e tutti in chiave utilitaristica, monetizzando tutto, anche le relazioni. Quando ciò avviene, l’interesse torna ad esclusivo beneficio di una persona (che presta del denaro) a scapito di un’altra (che lo riceve). L’interesse, in questo caso, finisce per essere lontano mille miglia dal suo significato etimologico. Si assiste insomma alla corruzione della parola.
Si parla di interesse anche in amore. Qui l’interesse è coinvolgimento e partecipazione. Tanto che per mantenere vivo un rapporto di amore, occorre non perdere interesse verso la persona, verso la sua vita, verso i suoi desideri e vero progetti comuni nati per amore. È l’interesse che, soprattutto in momenti di difficoltà, porta a «osare, [che] è la più bella dimostrazione di interesse» (Goethe).
in “Il Sole 24 Ore” del 2 settembre 2018
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Si chiama “Amori grammaticalmente scorretti” ed è un gruppo Facebook dal successo crescente (oltre 90 mila i fan). L’obiettivo è semplice: raccogliere le scritte d’amore (ma non solo) sui muri più sgrammaticate e ridicole. E darle in pasto ai commenti, perfidissimi, degli iscritti al social network. D’altronde, quando si scrive in fretta, l’errore è dietro l’angolo.
http://www.corriere.it/foto-gallery/cronache/14_gennaio_22/amori-grammaticalmente-scorretti-9704d762-8353-11e3-9ab1-851e2181383b.shtml