Il cardinale Zen Ze-kiun a 82 anni di notte in piazza a Occupy Central per sostenere la battaglia per la democrazia a Hong Kong. Pastore con l'odore delle pecore. La foto è stata scattata qualche ora fa da @tomgrundy. Sugli ultimi sviluppi 
http://www.asianews.it/notizie-it/Card.-Tong:-Basta-violenze-a-Central,-il-governo-metta-i-cittadini-al-primo-posto-32279.html

 

 


Il metodo stoico di soddisfare i bisogni eliminando i desideri
è analogo a quello di amputarsi i piedi quando si ha bisogno di scarpe.
Jonathan Swift
 


L'anima libera è rara,
ma quando la vedi la riconosci,
soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino.
Charles Bukowski
 



Baranzate, nella periferia Ovest di Milano, è il comune con il più alto tasso di immigrati d’Italia. Quello dove in un’unica strada – via Gorizia - convivono 72 nazionalità diverse. Quello in cui un bambino sue due ha almeno un genitore straniero e dove, su una popolazione di circa undicimila persone, vivono circa tremila immigrati. Un terzo proviene dall’Est Europa, un terzo dall’Africa, un terzo dall’Asia. Un potpourri di culture e storie. I loro volti e la loro quotidianità sono al centro della mostra «Il Mondo in casa», di Bruno Zanzottera. Un percorso visivo organizzato negli spazi di Parallelozero Café, a Milano (Largo Cairoli 2, ingresso libero, dal 18 settembre al 18 ottobre) (foto Bruno Zanzottera/Parallelozero).


"Non cercare il favore della moltitudine:
raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l’approvazione dei pochi;
ma non contare le voci, soppesale".
Immanuel Kant
 


Una raccolta di diciassette contributi

di docenti del seminario e dell'università,
che presentano diverse sfaccettature del ministero
di un "padre della Chiesa".

 

 


«L'atteggiamento fondamentale dei cattolici che vogliono convertire il mondo è quello di amarlo.
Questo è il genio dell'apostolato: saper amare.
Vorrei che di questo precetto cristiano noi facessimo proposito e programma, qui a Roma, centro dell'apostolato cattolico.
Ameremo il prossimo ed ameremo i lontani.
Ameremo la nostra patria, ameremo quella degli altri.
Ameremo i nostri amici, ameremo i nostri nemici.
Ameremo i cattolici, ameremo i scismatici, i protestanti, gli anglicani, gli indifferenti, i mussulmani, i pagani, gli atei.
Ameremo tutte le classi sociali, ma specialmente quelle più bisognose di aiuto, di assistenza, di promozione.
Ameremo i bambini ed i vecchi, i poveri e gli ammalati.
Ameremo chi ci deride, chi ci disprezza, chi ci osteggia, chi ci perseguita.
Ameremo chi merita ed ameremo chi non merita d'essere amato.
Ameremo i nostri avversari: come uomo, nessuno vogliamo nemico.
Ameremo il nostro tempo, la nostra civiltà, la nostra tecnica, la nostra arte, il nostro sport, il nostro mondo.
Ameremo studiandoci di comprendere, di compatire, di stimare, di servire, di soffrire.
Ameremo col cuore di Cristo».
dal discorso tenuto dal card. Montini al Congresso dell' Apostolato dei Laici
Roma - 9 ottobre 1957


Solo gli inquieti sanno
com’è difficile sopravvivere alla tempesta
e non poter vivere senza.
Emily Brontë
 


«Signore, aiutami a capire
qual è il mio vangelo, quali sono stati i miei vangeli.
Aiutami a richiamare, attraverso la memoria, i tuoi grandi benefici,
a richiamare i momenti portanti della mia esperienza spirituale.
A me sembra, Signore, di non aver nessun vangelo:
fammi capire di quale vangelo ho bisogno.
Signore, non so pregare, donami di comprendere
che è lo Spirito santo che mi dà la grazia di pregare.
È forse questo il mio vangelo, la buona notizia di cui ho bisogno:
che lo Spirito prega in me?
E mi dà forza nella mia debolezza, nella mia incapacità di pregare.
Grazie, Signore,
perché ti manifesti a me con la forza misericordiosa e salvifica del tuo vangelo!».
Carlo Maria Martini, Perché Gesù parlava in parabole?, 35-36
 

 

 


C'è una differenza sostanziale tra
amare, apprezzare, addolorarsi...
e semplicemente dire parole di circostanza
o portare un fiore di plastica sulla tomba.
don Chisciotte Mc
 

 


«Quando sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?».
Salmo 11,3 
 


«Quando non vogliamo sapere una cosa, fingiamo di non saperla. 
E se la finzione è più per noi stessi che per gli altri,
creda pure, è proprio, proprio come se non si sapesse».
Luigi Pirandello, Denora, p. 136
 

 

 
 
XXI anniversario del martirio del beato padre Pino Puglisi,
ucciso dalla mafia.


Il cammino della comunione fraterna
Ti ringrazio, Signore,
perché mi permetti di entrare in questo itinerario di preghiera e di comunione
con tutti i fratelli.
Guidaci tu, Padre, in questo cammino;
metti sulla nostra bocca le parole vere;
metti nel nostro cuore i sentimenti veri;
metti nelle nostre mani, nei nostri corpi i gesti veri.
Non permettere che qualcosa in noi sia artefatto o forzato;
fa' crescere in noi la spontaneità e la verità del servizio.
Sostieni la nostra debolezza;
conforta la nostra fragilità;
riunisci i nostri pensieri, i nostri sentimenti, dispersi;
raccogli le nostre energie che vagano attratte
da mille paure, da mille desideri, da mille timori:
raccoglile nell'unità, nel centro dell'unità che è tuo Figlio Gesù Cristo.
O Padre, manifesta a noi tuo Figlio;
manifestaci la nostra via, la nostra vita, la nostra verità: Gesù.
E tu, Maria, che 

 


Le dieci "P" incise nel '600
e poste su una parete del Santuario  di Santa Maria di Leuca (Lecce):
Parole
Poco
Pensate
Portano
Pena
Perciò
Prima
Pensare
Poi
Parlare.
“La Chiesa deve accettare di essere spogliata per rinascere” 
intervista a p. Timothy Radcliffe (religioso domenicano), a cura di Céline Hoyeau 
 
Quale atteggiamento spirituale adottare di fronte a una Chiesa che pare condannata al declino e alla penuria di preti e di mezzi? 
La storia della Chiesa francese è segnata da sconvolgimenti periodici. Ciò che è accaduto durante la Rivoluzione era molto più drammatico di ciò che vive oggi: migliaia di preti e di religiose furono uccisi. Dopo ci fu una rinascita totalmente inattesa. Ha poi attraversato, circa un secolo fa, un altro periodo terribile, con l'espulsione dei religiosi dal territorio. La vita della Chiesa è segnata dal passaggio di crisi drammatiche. Questo non ci deve far paura. Esse portano ad una vita nuova. La crisi attuale è minore! Lo Spirito Santo porterà una rinascita, se glielo permettiamo
 
Come porsi, tra abbandono alla Provvidenza e decisioni realistiche, di fronte al futuro della Chiesa? 
Preoccuparci per il domani, può paralizzarci. Dobbiamo riflettere su ciò che possiamo fare oggi, tenendo presente ciò che succederà domani. Non dobbiamo restare bloccati di fronte a ciò che succede, ma continuare a mantenere l'iniziativa. Come maestro dell'ordine, dicevo alle province in declino: “Non chiedetevi ciò che dovete smettere di fare, ma ciò che avete voglia di fare”. Allora, la potenza creativa dello Spirito Santo ci rinnoverà. Sarebbe estremamente irrealistico non tener conto della creatività reale di Dio
 
Possiamo basarci sulla frase che si sente spesso: “Dio provvederà”? 
Dio provvederà, sì, ma generalmente attraverso di noi. Se prego per un'intenzione, c'è da scommettere che debba essere io stesso la risposta alla mia preghiera. Pregare e restare passivi rimettendo tutto a Dio può talvolta essere frutto una fede molto infantile, che ci priva della nostra responsabilità. 
 
Certi vescovi chiudono i seminari, riuniscono le parrocchie. Altri invece ritengono che è “un peccato contro la speranza”. Lei che ne dice?
Non ne ho idea. Non sono mai stato parroco, e ancor meno vescovo. È chiaro che delle decisioni devono essere prese dopo aver ascoltato il popolo di Dio, ma non ho un'opinione sulla scelta di chiudere o lasciare aperte delle parrocchie. Può anche essere che il sistema stesso delle parrocchie sia legato al passato rurale della Chiesa e che dobbiamo immaginare altre maniere di essere in comunione gli uni con gli altri. 
 
Che cosa possiamo immaginare, allora, per domani, per fare “diversamente”? 
La tendenza della Chiesa, nei secoli scorsi, è consistita nel difendersi contro la modernità. Abbiamo spesso manifestato paura verso tutto ciò che era nuovo. A partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa ha cominciato a rinunciare a questo atteggiamento timoroso. Abbiamo 

 


Il religioso ideale? Semplicemente umano 
di Maria Teresa Pontara Pederiva 
Cosa dovrebbe incontrare una persona, mettiamo un giovane, che avvicina un consacrato? Forse la perfezione? Ne sarebbe terrorizzato. Sarebbe di gran lunga preferibile fare la conoscenza di una persona il cui modo di vivere faccia trasparire il suo essere adulto nella fede e non solo il praticante, il credente nel Cristo del Vangelo piuttosto che il membro di un’istituzione
E soprattutto – e sappiamo tutti che questo vale ad ogni età – si vorrebbe incontrare una persona con quella luce negli occhi che rivela come valesse la pena di compiere quella scelta. O per dirla con Silvano Zucal, docente associato di filosofia teoretica all’università di Trento, una persona da cui traspaia che credere non è un farsi imbrigliare l’umanità, la corporeità, la vitalità, la bellezza, la spontaneità (avrebbe allora ragione Nieztche), ma semmai farla esplodere in pienezza”. 
Allargando ad una comunità l’attesa è quella di trovare una fraternità di persone che si trovano insieme non solo in prospettiva di un lavoro o anche di un momento di preghiera, ma che abbiano la capacità di “contaminarsi” col territorio, con mondi, linguaggi, volti, senza rinchiudersi nelle proprie auto rassicuranti prospettive e nei propri abituali linguaggi, incomprensibili all’esterno.
Di gran lunga più semplice è indicare chi non si vorrebbe mai conoscere, anche se ad essere onesti questo vale per “ogni” seguace di Cristo come ricorda papa Francesco: non si vorrebbe vedere una persona segnata dalla noia e dall’apatia, dalla stanchezza spirituale e dalla sfiducia nei fratelli e nel mondo intero. Perché è questo, diciamolo dai tetti, che allontana dalla Chiesa, soprattutto i giovani e tantomeno li aiuta a rispondere affermativamente ad una chiamata di consacrazione totale. 
(...) E' venuto il tempo di forme di vita consacrata e comunitaria adatte all'attuale esperienza storica, in una pluralità di modelli di comunione che contemplino anche fraternità “più leggere” dai fardelli istituzionali, più attente alle persone che alle regole. In altre parole: una decisa virata e proporre nuove forme espressive rivelatrici di senso comprensibili oggi. (...)
in “La Stampa-Vatican Insider” del 1° settembre 2014

«È soprattutto nella solitudine
che si sente il vantaggio di vivere con qualcuno
che sappia pensare».
Jean Jacques Rousseau
 
 


Ci sono persone che non riescono ad ammettere i propri errori.
Tra queste, alcune non li vedono;
altre non li vogliono riconoscere;
altre non sono nemmeno sfiorate dal pensiero che possano sbagliare.
E ciò è sempre triste, a volte drammatico,
per sé e per chi sta loro vicino.
don Chisciotte Mc

 

 



Io non ho chiuso gli occhi e ho visto;
io non ho tappato le orecchie e ho sentito;
io non sono stato zitto e ho parlato.
don Chisciotte Mc


“Certe cose non si dicono perché si sa che bloccano la carriera. Questo è un male gravissimo della Chiesa, soprattutto in quella ordinata secondo gerarchie, perché ci impedisce di dire la verità. Si cerca di dire ciò che piace ai superiori, si cerca di agire secondo quello che si immagina sia il loro desiderio, facendo così un grande disservizio al papa stesso”. 
“Purtroppo ci sono preti che si propongono di diventare vescovi e ci riescono. Ci sono vescovi che non parlano perché sanno che non saranno promossi a sede maggiore. Alcuni che non parlano per non bloccare la propria candidatura al cardinalato.
Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà. Siamo richiamati a essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero”.
Carlo Maria Martini durante un corso di esercizi spirituali nella casa dei gesuiti di Galloro nel 2008
 


Ricordati, don Chisciotte:
"Chi semina vento, raccoglie tempesta".
(proverbio tratto dal libro di Osea,
al capitolo 8, versetto 7).
don Chisciotte Mc
 

La profezia di Osea 
di Gianfranco Ravasi 
(...) Il profeta non è tanto l'indovino (pro-, «prima») che proclama (femì, «dire») il futuro, ma è colui che in nome di Dio (pro-, «in luogo di») e in modo non esoterico bensì pubblico (pro-, «davanti a») annuncia il senso trascendente della vicenda umana, non riducibile a una mera nomenclatura di date e dati o a una fenomenologia di atti e fatti destinati a essere risucchiati dal baratro del nulla dal quale sono germogliati.
È per questo che le pagine profetiche hanno coordinate storiche precise e sono striate dai colori «evenemenziali» della politica, dei commerci, delle questioni sociali. Quell'involucro è, però, squarciato dal profeta che sotto di esso individua il ramificarsi di un disegno o almeno di un significato ulteriore. (...)
L'etichetta di "profeta" è stata spesso applicata agli autentici testimoni della fede. È il caso dell'arcivescovo di San Salvador, Oscar A. Romero, brutalmente assassinato a pistolettate da un sicario del potere politico e finanziario il 24 marzo 1980 a 62 anni, proprio mentre stava celebrando la Messa nella cappella di un ospedale per malati di cancro. Con l'introduzione di Jon Sobrino, un teologo gesuita ispano-salvadoregno, anch'egli sfuggito a un attentato, si presentano le due ultime omelie "ufficiali" del vescovo alle soglie della Pasqua che in quell'anno sarebbe caduta il 6 aprile (Romero era stato assassinato una dozzina di giorni prima). La prima è la più ampia ed emozionante perché in essa c'è il succo del suo impegno per la difesa di un popolo umiliato e vessato da un potentato politico ed economico arrogante e criminale. 
Come Amos, il profeta contemporaneo di Osea, che aveva osato puntare l'indice contro la corruzione del regime di Samaria, così monsignor Romero denunciava in una lunga lista di eventi vissuti dalla sua Chiesa le violenze spietate, le vittime, gli abusi, le torture, in pratica il solito tragico rosario degli atti tipici delle tirannidi. Ma questo panorama oscuro è squarciato dalla profezia. Da un lato, infatti, egli esalta la storicità della salvezza perché il Dio biblico, trionfatore sul potere faraonico, non è un imperatore impassibile relegato nei suoi cieli dorati ma opera nella storia, e il suo agire è fonte di fiducia per i perseguitati. D'altro lato, la sua trascendenza è paradossalmente principio efficace di liberazione perché egli non ha interessi umani da tutelare, non accetta compromessi e si schiera dalla parte della giustizia, essendo un Dio morale. 
 
in “Il Sole 24 Ore” del 31 agosto 2014
 


«Il cristianesimo è l'inquietudine più grande, la più intensa. Esso inquieta l'esistenza nel suo fondamento. Dove nasce un cristiano c'è inquietudine: dove un cristiano è nato, c'è inquietudine.
San Paolo parla del gemito d'ogni creatura. Dunque, io sono uno che sta male, non perché credo, ma nella mia stessa qualità di credente, perché credendo non aderisco all'evidenza ma al mistero.
Anche san Tommaso afferma che l'atto di fede si differenzia da tutti gli altri atti del pensiero per questa specie di "cogitazione" che fa sì che lo spirito non sia in riposo nella fede.
L'avventura cristiana continua in chi crede. Non c'è bisogno di rinunciare ad entrare in porto perché la ricerca continui.
La fede non è un approdo, ma un sicuro orientamento di grazia verso l'approdo. La traversata continua e faticosamente.
Chi non ha la grazia di credere è tentato dall'incertezza e dal timore del niente. Chi ha la grazia di credere è travagliato dalla luce stessa che gli fu comunicata.
Il mio ideale, che non è fatto su misura, ma che mi supera infinitamente, è il mio tormento.
La parola di Dio che è dentro di me, non la posso più rifiutare o adattare ai miei gusti, imborghesendola».
pensieri di don Primo Mazzolari
 
 


«Signore Gesù,
tu sai che noi passiamo per tanti eventi difficili a capirsi
ed incontriamo intorno a noi, nella storia della Chiesa e dei tuoi Santi,
tanti avvenimenti di cui non comprendiamo bene il senso.
Signore, non ti chiediamo di capire,
vorremmo invece saper amare di più,
vorremmo trarre da ciò che possiamo comprendere la capacità di amare,
perché noi siamo certi che niente ci può separare dal tuo amore,
niente ci può separare dalla forza dello Spirito diffusa nei nostri cuori.
Che la forza dello Spirito sia ora presente in noi mentre leggiamo la Scrittura.
Concedici, o Maria, Madre del Signore,
che se non sappiamo capire, sappiamo almeno amare.
E tutto questo chiediamo a Dio Padre, fonte dell'amore e della luce,
che vince ogni oscurità per mezzo di Cristo luce del mondo,
nello Spirito fuoco che illumina la nostra notte, per Cristo nostro Signore.
Amen».
Carlo Maria Martini, Sto alla porta, 104