2018_12_dicembre
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Per essere creatura umana occorre essere più che creatura umana.
don Chisciotte Mc 181229
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«Se il Verbo, Parola eterna del Padre,
deve imparare a parlare
per dire “mamma”, “papà”, “amici”, “fratelli”,
per dire “sì” e per dire “no”,
per dire “acqua” e “fuoco”, “campo”, “pecore”,
allora abbiamo visto la sua gloria
nella parola d’uomo che chiama e consola e illumina i figli degli uomini.
Se colui che ha fatto il cielo e la terra,
deve imparare a lavorare
nella bottega del falegname
per guadagnarsi il pane, per dare forma e bellezza e utilità
e sentire la fatica nelle braccia e le mani indurite dai calli,
allora abbiamo visto la sua gloria
nella
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Raccontare la preghiera più bella con i simboli della comunicazione aumentativa - il linguaggio comprensibile anche alle persone con disabilità, soprattutto autistici, bambini con problemi cognitivi o con ritardi mentali – rappresenterebbe già uno sforzo importante.
Ma Cinzia Martin, mamma di un ragazzo Down, ha voluto che il regalo di Natale per il suo Pietro fosse ancora più ricco. Grazie allo stesso linguaggio simbolico ha accompagnato le parole del Padre Nostro con un commento semplice ma efficace, adeguato alle capacità di comprensione del figlio e, soprattutto, ha corredato il tutto con magnifici disegni realizzati da un parroco di Bergamo, don Giuseppe Sala.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/ho-tradotto-il-padre-nostro-in-simboli-per-mio-figlio-down?fbclid=IwAR3-6JGJNQRYAWS79IDnU-EqUZLNKXroseTVP2YCkrJvn27R7S_FplbN81Y
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«Nella cappella della nunziatura a Beirut, sul rotolo della storia della salvezza dispiegato dall'arcangelo Gabriele, proprio nella scena della Natività, il 25 dicembre a mezzogiorno, il sole illumina con il suo raggio il piede di Gabriele che porta l'annuncio, la bocca di Maria che dice "Sì" al Signore e la punta della stella che indica ai Magi il Messia Bambino nato per noi».
p. Marko Ivan Rupnik - Natale 2018
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«Se Europhonica (la radio fondata da Antonio per trasmettere in diretta le sedute del Cosniglio d'Europa) fosse una metafora facile, spiega sempre il collega “sarebbe un don Chisciotte che va contro i mulini a vento dell'indifferenza nei confronti delle istituzione europee. Per farvi capire come era Antonio, lui non solo era il primo a guidare la carica contro i mulini ma aveva trovato i cavalli, studiato il percorso, e venduto i diritti della storia a Cervantes”.
Perché Antonio aveva mille idee giornalistiche e imprenditoriali al giorno su come raccontare l'Unione Europea, “aveva un approccio democraticamente pop e una dote naturale, spiegare in modo semplice la materia più difficile del mondo: L'Europa e le sue istituzioni".
“Perché Antonio pensava che il suo fosse il lavoro più bello del mondo e desiderava farlo per sempre, basta leggere l'hashtag che accompagnava le sue foto, 'My job is better than your vacation' (il mio lavoro è meglio della tua vacanza)”.
Andrea Fioravanti ai funerali di Antonio Megalizzi, Trento 20.12.2018
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«Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, / ci visiterà un sole che sorge dall’alto, / per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre / e nell’ombra di morte, / e dirigere i nostri passi / sulla via della pace» (Lc 1).
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Il Papa: mai stare “ingabbiati” senza “volare con il sogno”
di Domenico Agasso jr
Mai smettere di «custodire il proprio desiderio». Mai accontentarsi «dell’antipasto». Il cristiano non si ferma alla prima grazia ricevuta, va sempre avanti, perché cerca la gioia di stare con Dio. Cerca tutto «il banchetto». È l’appello di papa Francesco nell’omelia di questa mattina, 12 marzo 2018, nella Cappella di Casa Santa Marta. Il Pontefice dice no ai credenti che stanno «parcheggiati», o «ingabbiati» senza «volare con il sogno».
Nel Vangelo di oggi si legge di un rimprovero di Gesù: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete»; lo rivolge al funzionario del re che Gli chiede di guarire il figlio malato. Cristo sembra perdere la pazienza perché il miracolo appare come l’unica cosa che conta per la gente.
Commenta il Papa, come riporta Vatican News : «Dov’è la vostra fede?. Vedere un miracolo, un prodigio e dire: “Ma, Tu hai la potenza, Tu sei Dio”, sì, è un atto di fede, ma piccolino così. Perché è evidente che quest’uomo ha un potere forte; ma lì incomincia la fede, ma poi deve andare avanti».
Domanda Jorge Mario Bergoglio: «Dove è il tuo desiderio di Dio? Perché la fede è questo: avere il desiderio di trovare Dio, di incontrarlo, di essere con Lui, di essere felice con Lui».
La Prima Lettura odierna, dal Libro del Profeta Isaia, illustra qual è il grande prodigio compiuto dal Signore, come osserva il Papa: «Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra. Si godrà e si gioirà sempre, di quello che sto per creare». Dio attira e alimenta il desiderio personale alla gioia di essere con Lui: rileva Francesco: «Quando il Signore passa nella nostra vita e fa un miracolo in ognuno di noi, e ognuno di noi sa cosa ha fatto il Signore nella sua vita, lì non finisce tutto: questo è l’invito ad andare avanti, a continuare a camminare, “cercare il volto di Dio”, dice il Salmo; cercare questa gioia».
Il Vescovo di Roma si chiede che cosa pensi il Figlio di Dio dei cristiani che si fermano alla prima grazia ricevuta, che non proseguono il cammino e si comportano come uno che, al ristorante, si sazia con l’antipasto e torna a casa non sapendo che il meglio arriva dopo: «Perché ci sono tanti cristiani fermi, che non camminano; cristiani insabbiati nelle cose di ogni giorno – buoni, buoni! – ma non crescono, rimangono piccoli. Cristiani parcheggiati: si parcheggiano. Cristiani ingabbiati che non sanno volare con il sogno a questa cosa bella alla quale il Signore ci chiama».
Ecco poi i consigli del Papa: domandarsi: «Com’è il mio desiderio? Cerco il Signore così? Oppure ho paura, sono mediocre? Qual è la misura del mio desiderio? L’antipasto o tutto il banchetto?».
Infine, sottolinea: occorre «custodire il proprio desiderio, non sistemarsi troppo, andare un po’ avanti, rischiare. Il vero cristiano rischia, esce dalla sicurezza».
in “La Stampa Vatican Insider” del 12 marzo 2018
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Sintesi. Saper cogliere l’essenziale
di Nunzio Galantino
L’etimo della parola sintesi rimanda al sostantivo greco suntesis (composizione), derivato dal verbo suntithemi , composto a sua volta da sun (con, insieme) e tithemi (porre, mettere). È l’operazione con la quale, dopo averli opportunamente conosciuti, si combinano parti o elementi di discorsi, esperienze ed emozioni con l’obiettivo di ottenere un tutto-altro, fedele però all’essenza di ciò che si è conosciuto. Operazione straordinaria ma faticosa è fare sintesi! Soprattutto quando riguarda se stessi e la propria interiorità. Albert Camus la ritiene addirittura paradossale: «È un paradosso tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi … paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità».
Paradossale ma non impossibile. Anzi indispensabile se si vuole abitare in maniera consapevole la storia, a cominciare dalla propria.
La sintesi, in filosofia, è il processo conoscitivo che, partendo da elementi semplici e parziali, giunge a una rappresentazione o a una conoscenza complessa e unitaria. Nelle scienze (fisica, chimica, geologia) la sintesi è il processo scientifico-metodologico che permette di ottenere, da singole componenti, altre componenti non già esistenti in natura. Nel linguaggio comune la sintesi è l’operazione intellettuale con la quale di un argomento, di un insieme o anche di un complesso di fatti si colgono, fino a evidenziarli, i concetti essenziali. La sintesi finisce così per essere una sorta di riassunto che restituisce, a partire dall’insieme di più parti, qualcosa di inedito, di nuovo, di accessibile. La sintesi non è mai semplice somma delle parti, ma combinazione di esse. Ciò ne fa un’operazione dinamica e creatrice. Per essere corretta però la sintesi richiede capacità di guardare al singolo elemento senza perdere di vista eventuali connessioni o sovrapposizioni con altri elementi; richiede capacità di approfondimento del singolo elemento per coglierne l’essenziale ed i legami che esso ha con altri elementi.
Nell’era delle informazioni ridondanti, spesso inutili e adornate di particolari insignificanti, la capacità di sintesi è tanto più necessaria quanto più siamo affetti dalla patologia della fretta, impegnati ad accumulare informazioni, sensazioni, confidenze ed esperienze senza trovare il tempo o il coraggio per elaborare, interpretare, confrontare e personalizzare il vissuto.
È importante mettere insieme la ricchezza che ogni frammento porta con sé, senza disperderla anzi dando vita a quella vera e propria... produzione artigianale, che è la sintesi.
in “Il Sole 24 Ore” del 11 novembre 2018
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«MATRIMONIO E PERCORSI ECCLESIALI DI RICONCILIAZIONE - Sintesi delle indicazioni diocesane per una più piena integrazione dei fedeli divorziati e risposati nella comunità ecclesiale
Nella nostra Diocesi (di Mantova) il Vescovo ha incaricato una commissione di alcuni preti con una coppia di sposi, per definire un percorso diocesano di riconciliazione per una più piena integrazione dei fedeli divorziati e risposati nella comunità ecclesiale.
Sono innanzitutto richiamati dal Vescovo i due criteri di fondo: il discernimento per una considerazione dei vissuti delle persone e delle coppie ‘caso per caso’ e la misericordia, l’atteggiamento evangelico verso le coppie ferite e aperte alla conversione che chiede di evitare giudizi “troppo duri e impazienti” (n. 308), di non comportarsi come “controllori della grazia”, ma come “facilitatori” (n. 310) dell’incontro con Dio Padre».
Scarica qui il documento e il pieghevole:
https://www.diocesidimantova.it/media/docs/MATRIMONIO_E_PERCORSI_ECCLESIALI_DI_RICONCILIAZIONE.docx
https://www.diocesidimantova.it/media/docs/matrimonio_e_riconciliazione_Qq0Azdh.pdf
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Non è una lezione di perfetta teologia... ma ci vuole coraggio e amore per proporre questi temi nel contesto di questo programma tv e davanti a questo pubblico.
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Umanità. La grande bellezza della diversità
di Nunzio Galantino
Dal latino humanitas, derivato di humanus (umano), la parola umanità non indica solo l’insieme di tutti gli esseri umani. Essa fa anche riferimento alle caratteristiche che permettono di riconoscere gli esseri viventi come un insieme bene identificato: l’umanità appunto. A renderci umani contribuiscono la natura, i doveri, i diritti, i progetti, le relazioni, i valori, i sogni e le emozioni.
Insomma tutto ciò che fa dire, in maniera efficace, a H. de Balzac: «L’umanità è passione; senza passione, la religione, la storia, i romanzi, l’arte sarebbero inefficaci».
Ciò che è umano e rende umani appartiene a tutti, facendo dell’umanità un poderoso combinato di relazioni, solidarietà, partecipazione, produzione, comprensione, perdono, cura e rispetto. «Essere umani. Con la scusa di essere di Dio, di essere soprannaturali – avverte A. Casati - a volte si è così poco umani, così poco partecipi con il sentimento. Siamo di ghiaccio». (...)
in “Il Sole 24 Ore” del 4 novembre 2018
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"La capacità che ha un videogame di catturare e tenere incollato un utente allo schermo è diventato un fenomeno da emulare in contesti che con il gioco, apparentemente, non hanno niente a che fare. Aziende ed enti pubblici, infatti, sempre di più ricorrono alle tecniche e al design dei videogiochi per agire sul comportamento delle persone e spingerle a partecipare alle loro attività.
Mutuando le dinamiche ludiche in contesti seri si può stimolare un paziente alle cure e rendere un dipendente più concentrato al lavoro tanto quanto lo è un giocatore immerso in un’avventura di gioco virtuale. Con un videogame si può anche fidelizzare un consumatore a un prodotto o ingaggiare elettori durante la campagna elettorale. Le persone non devono sentirsi obbligate a farlo, devono volerlo fare. La chiamano gamification, ma davvero si tratta solo di un gioco?".
http://www.rai.it/programmi/report/inchieste/In-gioco-ea15a2b9-fdf3-4908-b6b6-a21a2edea4dc.html?fbclid=IwAR3p-U01zqOmfMNHeC8qvPEeRmkKEdQOjmyKO4JmyHYqGw9SKA1eFYqc24c
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«Debbo dire che i miei rapporti con Maria, la madre di Gesù, erano guastati dal romanticismo di quella devozione mariana che imperversava prima del Concilio e che a poco a poco si svuotava di contenuto.
Che Maria fosse regina e che regina! che fosse una creatura che non sbagliava mai, che camminava sulle strade della sua Nazaret con la visione tutta chiara delle cose, incapace di peccare e di dubitare, ha poco da dire a chi è angosciato e si trascina nel deserto della fede con tanta fatica.
L'esaltazione fatta di questa creatura dal fanatismo di allucinati, così numerosi nel mondo cattolico, finisce per svuotare di autentico contenuto teologico la devozione per colei che è nientemeno che la Madre di Dio e che non ha bisogno di raccomandazioni per essere considerata. Basta non tradire il Vangelo.
Non mi sono mai stupito quindi nel vedere in questi decenni inaridirsi nelle giovani generazioni la fonte dell'amore per Maria di Nazaret ed i venditori di rosari chiudere bottega.
Era necessario che così avvenisse.
Come per tante altre cose, bisognava ricominciare da capo.
Non abbiamo cominciato da capo con la Bibbia considerata ai tempi della mia giovinezza un libro proibito?
Non abbiamo cominciato da capo con la liturgia espressa prima del Concilio nell'immobilismo di gesti abbastanza freddi, in una lingua incomprensibile alle folle com'è il latino?
Non abbiamo incominciato da capo con la Chiesa considerata nel passato come una piramide clericale, mentre il Concilio ce l'ha delineata come « Popolo di Dio» in marcia verso la Terra Promessa?
Ebbene anche per la Madonna incominciamo da capo anche se questo « incominciare da capo» è solo un'impressione perché, in realtà, le cose continuano, perché nella Chiesa, che è un corpo vivo, una realtà viva, tutto continua».
Carlo Carretto, Beata te che hai creduto, 7 (anno 1980)
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"Mai sentito parlare così di Gesù", dissero i genitori di due gruppi di bambini del catechismo dopo aver sentito la proposta di meditazione sul vangelo della samaritana.
E io che mi meraviglio ancora che le persone si meraviglino...
don Chisciotte Mc 181202
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«Gente di poca fede, perché andate dicendo tra voi che non avete pane?»
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"La bella iniziativa di Paola Antonelli di Galbiate che ci dice: "Ho svuotato la pianta di cachi e noi non li mangiamo, quindi copiando un’abitudine tedesca ho preparato dei sacchettini da regalare ai passanti.
Se amate i cachi passate da via Vignazza 28 ?"
Bell' idea!"
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«Ricorda quella frase del Diario di Søren Kierkegaard? “La nave è in mano al cuoco di bordo. E ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani”…».
«In Occidente, anche in Italia, noi cattolici e in generale noi credenti dobbiamo essere consapevoli che siamo una minoranza. Molti ecclesiastici lo rifiutano, quando lo dici ti fermano. Vivono come se ancora fossimo in quei paesi dove la domenica mattina suonavano le campane e la gente accorreva a messa».
«Non saprei quanto (sia calato il numero dei battesimi), ma non è questo il punto. Al di là di ciò, che potrebbe dire un censimento di chi si dice cristiano, in realtà cosa sono? Quali opzioni fanno? Tempo fa scrissi su Twitter una frase di Gesù, “Ero straniero e non mi avete accolto”, non le dico le reazioni! Tanti non avevano neanche capito che citavo il Vangelo, Matteo 25,43».
«Per far capire la forza, la radicalità evangelica delle Beatitudini, non basta limitarsi a leggerle: devo spiegare in un linguaggio che le attualizzi. San Paolo lo aveva capito, ha preso il nucleo cristiano, il kerygma, e lo ha trascritto in un linguaggio che non era più quello giudaico di Gesù: il greco di San Paolo era l’inglese, il digitale di allora».
card. Gianfranco Ravasi, 181128
https://www.corriere.it/cronache/18_novembre_28/noi-cattolici-minoranza-occidente-campana-non-chiama-piu-messa-ravasi-cardinale-chiesa-cattolica-e6d81102-f34a-11e8-bf1c-39c2f2f9623f.shtml?fbclid=IwAR2_WkYXBAXNwxipbC9y1rUH5o9boBy3ypztlN1_pNk-ZGWiE00FezYYP58
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"Don, vuole il bis di tiramisù?".
"Lo voglio sì... ma non lo prendo".
"Allora mi allunghi il piatto che glielo metto".
"Guardi, le confermo che lo voglio (meglio sarebbe dire: lo vorrei!), ma scelgo di non prenderlo".
Stavolta è andata così, oggi verso le 13.45.
don Chisciotte Mc 181202
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Le straordinarie immagini di Gregg Segal, che ha immortalato venti bambini per mostrare la globalizzazione delle abitudini alimentari dei bambini di tutto il mondo.
Nel progetto "Daily Bread" per Time Magazine, il fotografo Gregg Segal ha immortalato venti bambini originari di paesi diversi circondati dai cibi che mangiano abitualmente per mostrare, "la globalizzazione delle abitudini alimentari tra i bambini di tutto il mondo, che hanno tutti diete simili e mangiano tutti lo stesso cibo". Un fenomeno che, ha spiegato il fotografo all'Ansa, "ci fa riflettere sul fatto che i loro genitori comprano tutti negli stessi supermercati anche se vivono in continenti diversi". Segal ha vinto oggi uno dei "Food Sustainability media award" di Bcfn e Trf, premi conferiti al nono Forum internazionale su alimentazione e nutrizione della fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, all'Hangar Bicocca a Milano.
https://www.avvenire.it/economia/pagine/gregg-segal-daily-bread
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Posso immodestamente dire di provare qualche volta l'acutezza (non trovo un'altra parola) del dolore di Dio Trinità: Lui conosce la Bellezza di ciascuno, e cerca tutti i modi per indicargliela... e inspiegabilmente le persone danno credito e seguono ciò che mostra loro una falsa bruttezza.
don Chisciotte Mc 181130