«(...) A mali estremi, estremi rimedi. Questo è sempre vero. Se viene meno la possibilità di “radunarsi”, si deve trovare un rimedio. Ma siamo sicuri che il rimedio sia “collegarsi alla televisione”, o a “facebook”, per “assistere alla messa senza popolo” da parte del popolo, piuttosto che suscitare forme di “relazione altra con la parola ascoltata e pregata”? La spettacolarizzazione del culto non è la risposta adeguata, perché il culto non può mai avere “spettatori”. La trasmissione televisiva o per internet immunizza dal rito. Questo è il punto grave e troppo debole della risposta ecclesiale alla emergenza. La clausura e il “divieto di raduno” non dovrebbe suscitare un protagonismo episcopale/presbiterale, ma un rilancio del sacerdozio comune, nelle piccole comunità che si radunano “sua sponte”. Alla logica del sacerdozio battesimale, che in questo caso è assolutamente capillare, si è preferita la logica della “messa senza popolo”, cui fare assistere il popolo. Una scelta vecchia e per certi versi ideologica. In questa scelta, indirettamente, si è persa la comunità dal rito, ma si è anche rischiato di immunizzare la Chiesa dal rito. (...)
Ripetiamo senza vero stile ecclesiale il ritornello della “messa senza popolo”. Anche qui, lo si vede bene, il rapporto tra essere Chiesa, esercitare il ministero presbiterale/episcopale e celebrare la fede hanno bisogno di una sostanziosa messa a punto.  Il Concilio Vaticano II sembra senza forza e quasi senza parole. Senza poter in alcun modo assecondare la deriva per cui solo il prete, che dice messa anche da solo, garantisce alla Chiesa di essere se stessa. Senza bisogno di evocare i toni della “pestilenza come maledizione divina”, o della “moltiplicazione delle messe per contrastare il contagio”, anche questo linguaggio formalistico e clericale, che dispensa dai precetti e rispolvera dagli armadi i vecchi arnesi del tempo che fu, pur offrendoli “in rete”, parla in uno stile e manifesta una intenzione che mi pare davvero difficile da sostenere».
Andrea Grillo, 28.02.2020
http://www.cittadellaeditrice.com/munera/la-chiesa-tra-comunita-e-immunita-foreste-di-comunione-e-deserti-da-contagio/


Anche oggi, come ieri e come domani - milioni di cristiani vivono dietro a Gesù, dentro una Chiesa, senza poter partecipare alla messa quotidiana e nemmeno a quella festiva.
E il loro numero è maggiore di quelli che possono partecipare.
Vivono da cristiani e da cristiani nascono, respirano, amano, muoiono. E facendo così rendono lode a Dio Padre (cfr Mt 11), fanno gesti d'amore a Gesù (cfr Mt 25) e seguono lo Spirito (Gv 3,8).
Fanno tutto questo "in memoria di Lui", senza andare "nè a Samaria nè a Gerusalemme" (cfr Gv 4,11)... e si spezzano come l'Amore sa fare (cfr Gv 13,12).
Per favore, non offendiamoli con dichiarazioni fuori luogo e con gesti "vecchi dentro", senza "otri nuovi" (Lc 5,33) dettati dalle nuove condizioni.
don Chisciotte Mc 220228







Già la credibilità della Chiesa italiana non era al top;
le reazioni di questi giorni le stanno dando un ulteriore scossone:
imprecisioni, teologie che non meritano questo nome, sincretismi, superstizioni, spiritualità non spirituali, approssimazioni...
Dovessi essere "à la page" direi che "la situazione è occasione".
Occasione per fare un esame di coscienza; occasione per fare uno screening dei responsabili incapaci; occasione per approfondire la conoscenza del Vangelo e di una santa teologia; occasione per sfoltire tante attività; occasione per tacere; occasione per essere vicini al nostro tempo...
Un sacco di occasioni che andranno perdute.
don Chisciotte Mc 200226

N.B. Nella teologia che ho imparato e che insegno, l'assemblea eucaristica NON è il "pubblico" della messa. E chi pensa, dice, scrivi così... sbaglia. E sarebbe umiltà (e saggezza) che si corregga, nel momento in cui glielo si fa presente.
(Nella foto: il primo ibiscus, fiorito settimana scorsa)

Sarà beato padre Rutilio Grande, il sacerdote amico di mons. Romero ucciso nel 1977, primo dei martiri del Salvador. Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul suo martirio insieme a quelli di Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus, i due laici uccisi con lui nel massacro di Las Tres Cruces.

«È la gioia divina che rinsalda l’uomo, che ne lava le fatiche e lo prepara ad affrontare il passaggio successivo. Gioia che alla fine del cammino si trasforma in un canto collettivo di festa e di danza».
Hildegard Von Bingen

La Chiesa è un popolo vivo.
Sospesa la messa, secondo le indicazioni diocesane. Appeso agli ingressi un foglio a colori che riporta le disposizioni.
Un sacco di persone telefonano per avere info.
Non poche arrivano in chiesa, si guardano in giro, capiscono che non c'è la messa... se ne vanno.
Alcuni fedeli si avvicinano a me, parliamo.
Qualcuno chiede la confessione.
Due, tre, quattro cominciano a pregare il rosario. Altri sentono, si fermano e cominciano a pregare.
Sintomatico che alcuni/e entrano in chiesa (coi dovuti 5-6 minuti di ritardo), senza guardarsi in giro, manco si accorgono che le luci sono poche, che non c'è il prete sull'altare, che i presenti sono solo cinquanta... e si siedono al loro posto consueto... salvo poi accorgersi che "qualcosa non gira", si rialzano e escono.
Qualcuno capisce che è meglio fermarsi lì a pregare (diciamo pure: a debita e prudenziale distanza gli uni dagli altri, se lo dicono le disposizioni d'igiene) piuttosto che andarsene.
Concludiamo il rosario col canto della Salve Regina e la benedizione.
Molti si salutano e mi salutano.
E pensare che ieri mattina l'ho "chiesto"... e già oggi la preghiera domenicale presieduta da laici è avvenuta.
don Chisciotte Mc 23.02.2020

Quali le scelte che fin da ora possiamo attuare (e che il vescovo dovrebbe indicare e chiedere con autorevolezza) per “essere Chiesa” oggi? 

-- gesto di accoglienza all'inizio della messa
-- avvisi a cura dei membri del Consiglio Pastorale e del CAE
-- canti che siano cantabili da tutta la assemblea
- caffè e saluti alla fine della messa
- incontri di comunità dopo la messa
- appuntamenti celebrativi domenicali presieduti da laici (invece che togliere le messe)
- funerali presieduti da laici
- messe in Duomo che siano profetiche nei modi
- maggiore autonomia delle Zone pastorali
- un piano pastorale diocesano che sia pastorale; quinquennale; esigente (Non si può dire troppo facilmente: "Non sappiamo dove andare").
- sussidi online; materiali duttili; 
- interventi comunitari nella Preghiera Eucaristica (cfr la Preghiera Eucaristica dei Fanciulli)
- togliere le sedie che sono in fondo alla chiesa, appena entrati (non servono)
- verificare che almeno ogni mese ci sia la convocazione del cp, che abbia un odg, un verbale, la comunicazione ai fedeli della messa
- trasparenza degli affari economici e comunicazione regolare e verificabile della situazione economica
- più frequente la invocazione dello Spirito Santo nelle orazioni della liturgia
- i laici siano accoliti (e non solo "ministri straordinari" dell'Eucarestia)
- frequentemente durante le messe domenicali chiedere ai fedeli - attraverso sondaggi - cosa ne pensano (in senso forte - sensum fidelium) di certi argomenti

-- "Evangelii Gaudium" non la cita nessuno e c'era già tutto! 
(Mio intervento del 22 febbraio 2020 alla Assemblea della Chiesa dalle Genti - Zona di Varese—Villa Cagnola)

«In un suo discorso - pronunciato in una data imprecisata dopo il 1713, ma pubblicato postumo nel 1776 — scrittore irlandese Jonathan Swift distingue anzitutto due grandi categorie tra i “cattivi cristiani”: quanti non frequentano le chiese e quanti, invece, pur recandovisi, tengono un comportamento poco consono al luogo in cui si trovano. I primi sono soliti accampare ogni genere di scusa pur di sfuggire al servizio liturgico: vi è chi diserta le funzioni per semplice disprezzo della fede; chi è convinto che l’aria della chiesa sia particolarmente malsana; chi, sopraffatto dalla pigrizia, crede di poter trascorrere l’intera domenica gozzovigliando; chi, al contrario, ha così tanti impegni da non riuscire a trovare un momento libero per la messa. Il problema è che latita proprio chi avrebbe più bisogno di ascoltare le omelie per via della propria vita peccaminosa. Dopo aver trattato delle scuse addotte dagli assenti, Swift passa a elencare in modo meticoloso i comportamenti maleducati dei presenti: alcuni non fanno che chiacchierare tutto il tempo con i loro vicini, il più delle volte sparlando e spettegolando del prossimo, altri hanno la mente occupata da preoccupazioni mondane, altri ancora stanno sempre in agguato per poter criticare e mettere in ridicolo tutto ciò che ascoltano».
http://www.osservatoreromano.va/it/news/dormire-chiesa

“Queste mappe funzionano come reti di dispositivi che influenzano il comportamento, le opinioni e le immagini degli esseri viventi, esercitando il potere e controllando la conoscenza?”.
Un artista è riuscito a provocare un ingorgo virtuale su Google Maps camminando in mezzo alla strada con un piccolo carrello pieno di smartphone. Il tedesco Simon Weckert ha ingannato il servizio di mappatura web camminando per le strade di Berlino con 99 smartphone, tutti collegati all’app di Google che fornisce indicazioni stradali ai viaggiatori. Ad un certo punto, Weckert ha dato un’occhiata al suo smartphone e Google Maps consigliava di evitare quella strada a causa di un ingorgo. La curiosa performance è stata filmata dall’artista, che ha poi caricato il video su YouTube. Nel video si vede come, durante l’esperimento, il colore delle strade segnate sull’app passano presto dal verde al rosso.
 

Ricevere cura e assistenza finalizzate al controllo della sofferenza fisica e psichica e al supporto sociale del paziente rientra tra i diritti che devono essere garantiti a ogni cittadino, al fine di migliorare la qualità della sua vita. Nondimeno la sofferenza del paziente è da considerare come parte integrante della malattia che il medico è chiamato a curare. È in questo contesto che si inserisce la sedazione palliativa: vediamo in questo articolo in cosa consiste, quali sono i presupposti per somministrarla, in cosa si differenza dall’eutanasia.
https://www.vidas.it/cose-da-sapere-sedazione-palliativa/?fbclid=IwAR1xOE2Y9uxKJGlIj4xz5HdVcpo9mIMdY8GshmdpHV_7-YxeWwWjG-kKfbg

«Al presbitero l'evangelista dice: «Apri gli occhi e guarda verso Cristo, che ti viene incontro nella tua vita di ogni giorno: nella tua vita sacramentale, nella tua vita comunitaria, e particolarmente in tutte quelle attività nelle quali percepisci lo Spirito che muove te, che muove altri, che vi unisce insieme e che forma la vita ecclesiale. Cristo è presente per te».
 Carlo Maria Martini, Il vangelo secondo Giovanni, 99

«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parole ben chiare. Il verbo "potere" è centrale nella vita: ogni giorno tante volte ci domandiamo cosa possiamo o non possiamo fare. E sogniamo di poter fare tanto, tutto. Siamo convinti che chi può fare tanto-tutto sia "un grande"! Magari "grande" perché Qualcuno (tipo: Dio!) lo ha voluto in quella posizione.
Gesù sa bene che questo modo di fare è proprio agli antipodi rispetto alla natura divina: Dio è Dio non perché domina (quante volte lo abbiamo inteso così!), ma perché serve, perché si abbassa, perché è piccolo, perché sta all'ultimo posto.
Quanta fatica facciamo a vivere e mostrare una gerarchia cattolica fatta al modo indicato da Gesù! E pensare che Lui era stato ben chiaro.
Però non è facile fare diversamente quando le autorità civili ti chiedono e ti impongono questo stile potente; spesso sono gli stessi cristiani che - per abitudine o per pigrizia - chiedono un modo di fare di questo tipo.
E' tutto da inventare, ancora oggi. Papa Francesco ci dà un esempio limpido... e raro.
Anche oggi ci proviamo. Sarebbe bello se gli stili alternativi, gesuanici, fossero portati ad esempio, invece che trascurati o osteggiati.
don Chisciotte Mc, 17.02.2020

Lo spot che è costato alla SAS (la compagnia aerea di bandiera di Svezia, Danimarca e Norvegia) minacce dall'estrema destra è uno straordinario inno all'integrazione. "Cos'è tipicamente scandinavo?". "Nulla, niente di niente". Un'ammissione degli stessi scandinavi, veicolata da una pubblicità della SAS. L'agenzia pubblicitaria danese "&Co", autrice dello spot, ha sottolineato come tutto ciò che viene reputato 'scandinavo', dalla cultura al cibo fino al design, in realtà è stato 'importato' attraverso i viaggi effettuati all'estero, nel corso dei secoli passati, dagli abitanti della penisola. "Ogni volta che oltrepassiamo i nostri confini aggiungiamo colore, innovazione e progresso, portando qui il meglio di ogni luogo", recita la voce narrante di uno spot che, per i valori che trasmette, è stato preso di mira dai gruppi di estrema destra nordici. 14.02.2020

Il percorso di discernimento proposto dal metodo di papa Francesco si basa e si ispira al "metodo" del Dio di Gesù Cristo: la creazione ha significato anzitutto inventare quello che noi chiamiamo "tempo", con la sua caratteristica di dinamicità, spostamento, progressione, gradualità, crescita.
E così si è "mossa" la Parola di Dio incarnata in Gesù Cristo: lungo la storia, dal concepimento alla morte in croce e poi nella vita nuova, risorta.
Le creature, però, hanno travisato questa dinamica, confondendola con assenza, imprecisione, lentezza... accusandola di attendismo.
Altri ne hanno approfittato per starsene con le braccia conserte, in un'attesa passiva.
Alcuni, poi, hanno pensato di prendersi gioco di questo metodo di Dio (ben rappresentato da papa Francesco) e hanno proseguito sulla loro strada fatta di princìpi, leggi fisse, "verità" astratte, ideali astorici... credendo di non modificare nulla.
Così è capitato con la colpevole dimenticanza dell'enciclica programmatica "Evangelii Gaudium".
Così è capitato nella diocesi di Milano durante il cammino sinodale sui temi della buona notizia dell'amore familiare, che ha portato alla esortazione apostolica "Amoris Laetitia": l'arcivescovo Scola e quelli che lo attorniavano hanno scelto di non accettare questo metodo, di non spostarsi dalle loro posizioni, di non camminare e di non far camminare il popolo di Dio.
E così ci troviamo ancora fermi, impreparati... e con le stesse persone ai loro posti di comando.
Ma il popolo di Dio è più ampio e chiede un cambio di passo reale, concreto, storico.
don Chisciotte Mc, 14.02.2020

Fin dall'autunno 2013 avevo interpretato il cammino verso il Sinodo straordinario sulla famiglia come un "EVENTO DI STILE": col famoso e inedito questionario di 38 domande, papa Francesco chiedeva alla Chiesa tutta un "salto di qualità", cioé passare da una visione clericocentrica ad una "ecclesiologia del popolo di Dio". Nella prima, il papa (e semmai qualche vescovo e esperto) sanno cosa fare e cosa dire e ogni tanto "mostrano" di radunarsi, ma in realtà le esortazioni postsinodali hanno delle coordinate diverse (e pre-preparate) rispetto ai lavori collegiali. La via proposta da papa Francesco è, invece, quella di un ascolto reale, di un "consigliare" reale, di un camminare insieme, passo dopo passo, giorno dopo giorno, sapendo bene "solo" il primato dello Spirito Santo e l'orizzonte comunionale.
Così fu per "Amoris Laetitia" e... non fun capito. Il clero chiedeva scelte "fisse" e invece papa Francesco ci chiedeva di camminare, accompagnare, discernere, avviare processi (come avevo indicato in "Evangelii Gaudium").
Adesso ci caschiamo ancora, "lamentandosi" di "Querida Amazonia". Papa Francesco ascolta, rispetta, valorizza il popolo di Dio di quei luoghi (con il proprio episcopato e con tutte le proprie componenti).
Papa Francesco è proprio un "grande" e chiederebbe a noi tutti di essere altrettanto "grandi", "adulti".
Ecco perché vi riporto un passo di Alessandro Manfridi, che ringrazio:
https://www.glistatigenerali.com/america-mondo_clima/francesco-e-un-grande-vi-spiego-perche/?fbclid=IwAR2-DCqoBZZy7-essRkmtSj7mbci4KvPkLjaraXkJO-dWsaf06iCc38tD2Q

don Chisciotte Mc

«Il Papa afferma che non intente né sostituire né ripetere i contenuti del Documento conclusivo stilato dai padri sinodali al termine dei lavori.
«Ho preferito non citare tale Documento in questa Esortazione, perché invito a leggerlo integralmente.
Dio voglia che tutta la Chiesa si lasci arricchire e interpellare da questo lavoro, che i pastori, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici dell’Amazzonia si impegnino nella sua applicazione e che possa ispirare in qualche modo tutte le persone di buona volontà» (QR nn. 3-4)
Dalle parole citate pare evidente che Francesco, dopo aver affermato che non intende sostituire il Documento finale con la sua sintesi della Esortazione Apostolica, auspichi che pastori, consacrati, laici e persone di buona volontà possano applicare le conclusioni dei padri sinodali, che egli invita a leggere integralmente. Interessante invito, con conseguenze e sviluppi da considerare attentamente.
Francesco, evidentemente, come più volte ha indicato con il suo magistero, non intende “calare dall’alto” le soluzioni e le direttive in merito al governo della Chiesa,
Ma suggerire, col suo bagaglio esperienziale legato ad una pastorale presbiterale che deve “odorare delle pecore”, e ad una realtà ecclesiale sudamericana che ha vissuto le sue punte più profonde nell’opzione preferenziale per i poveri e nella condivisione della difffusa realtà delle comunità ecclesiali di base, che ciascuno di noi riscopra la categoria, ricordata dalla LUMEN GENTIUM, dell’azione e del protagonismo di quel Popolo di Dio che cammina comunionalmente, superando dunque gli inconvenienti, da lui più volte denunciati, del clericalismo e del clericocentrismo.
Traducendo: voi invocate una riforma che sia ancora una volta diretta dalle scelte clericali e calata dall’alto dal magistero papale? Imparate a camminare come Popolo di Dio (così come ci è stato mostrato nella consultazione e nei lavori sinodali) e sarà questo popolo stesso il protagonista della riforma da voi auspicata!».

«Non c'è forse cosa più triste che offrire la fede e vederla respinta, oppure dovere continuamente fare i conti con interpretazioni riduttive della fede, che tentano pertanto di spogliarci di noi stessi e di «atterrarci», di ridurci a terra, mostrando che la nostra fede non è niente».
 Carlo Maria Martini, Il vangelo secondo Giovanni, 98

Come contributo al discernimento di tutto il santo popolo di Dio a proposito del rinnovamento del messale ambrosiano, propongo di fare una sobria antologia delle espressioni non chiare, incomprensibili, dal punto di vista linguistico o teologico.
Dedichiamo a questo servizio la pagina FB "Rinnoviamo il messale e il lezionario".
Ovviamente non saranno accettate le espressioni violente o offensive, né gli off-topics.
Non si tratta nemmeno di aprire una discussione se sia utile o non utile una tale pagina, né lanciare reciproche "scomuniche": chi non fosse d'accordo con questa raccolta, può semplicemente non aderire al progetto e non frequentare la pagina.
Se insieme riusciremo a fornire uno strumento utile, supereremo - in piccola parte - quella sorta di impossibilità ad esprimersi di quella che già anni fa fu definita "l'opinione pubblica cristiana" e che, in realtà, è una delle modalità di espressione del "sensum fidelium". Grazie!
don Chisciotte Mc, 9.2.2020

Un cambio radicale del vivere la chiesa
di Enzo Bianchi
(...) La Chiesa è ancora capace di essere missionaria, di rendere eloquente la fede che professa? (...) Abbiamo lasciato la sponda e navighiamo verso un'altra terra che ancora non conosciamo. Le sfide si presentano con una novità inedita e, dunque, alla Chiesa tutta è richiesta un'operazione di discernimento, per attuare il mandato di Gesù risorto, sempre attuale: «Andate, evangelizzate in tutto il mondo, portate la Buona notizia a ogni creatura» (cf Mc 16,15).
Dobbiamo confessare oggi un'astenia delle Chiese locali, soprattutto nell'emisfero settentrionale del mondo: un'astenia nei confronti della missione, una mancanza di coraggio nel lasciare la propria terra segnata dal benessere per terre che sono ancora toccate dalla fame, dalla miseria e spesso anche dalla violenza e dalla guerra. (...)
Da quando ha assunto il ministero di Pietro, papa Francesco chiede con frequenza alle Chiese di porsi "in uscita", di volgersi alla missione in condizioni dinamiche, aperte, libere, per poter portare la Buona notizia del Vangelo. Ma dietro a queste espressioni, che rischiano di essere ripetute semplicemente come slogan, c'è in realtà la richiesta di un cambiamento radicale del vivere la Chiesa, ben prima del vivere la missione che le è inerente. Si richiede, in primo luogo, che ogni battezzato e ogni comunità cristiana si sentano responsabili dell'evangelizzazione. (...) Tutti i cristiani sono chiamati ad assumere la responsabilità di essere inviati a uomini e donne che non conoscono Gesù Cristo; devono, dunque, essere soggetti capaci di esprimere la fede cristiana e, di conseguenza, di edificare la Chiesa con il loro specifico contributo culturale, religioso e umano. (...)
Oggi siamo tutti convinti che l'Europa è terra di missione, come


«Storie che mostrano la forza dell'amore anche in tempi di guerra...
Storie che restano nel cuore!
Hamza e Qais sono fratelli.
Hamza pensava che Qais fosse stato ucciso nel bombardamento.
Le foto di quando ha scoperto che suo fratello è ancora vivo.
Questo incontro è una nuova vita per loro.
Questa storia è una delle milioni in #Siria dove i bambini lottano per vivere».
tratto dalla pagina FB "Children of Syria", 5.2.2020

«I santi sono stati i più imprevedibili interpreti di questa novità evangelica. Hanno stupito il mondo proprio grazie alle loro pazzie, bizzarrie, audacie, itinerari inediti, oserei dire grazie alla loro fantasia scatenata.
Noi, invece, abbiamo relegato in soffitta, tra i robivecchi, la fantasia, l'inventività, e magari l'abbiamo fatto in nome dell'ortodossia!
E così siamo diventati stanchi ripetitori di una verità che teniamo custodita nella cassaforte della nostra ristrettezza mentale. Continuiamo a compiere monotonamente gesti sempre uguali. Siamo rimasti bloccati in clichés sbiaditi.
Le nostre risposte sono ampiamente scontate. Le abbiamo già bell’e pronte, confezionate a dovere negli appositi cassetti. Ne teniamo una per ogni questione. Le abbiamo ricavate di peso dai manuali. Le spariamo addosso al nostro interlocutore, con fredda precisione, senza sgarrare di una virgola.
Così non stupiamo più nessuno. Siamo diventati i notai, i burocrati della novità cristiana. Viviamo placidamente di rendita sulle imprese degli altri. Di nostro, di personale, di originale non mettiamo proprio nulla. Logico che deludiamo coloro che ci avvicinano».
Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi (1967), p. 200-201

(...) «La disperazione – stato d’animo e situazione emotiva dal forte carattere pervasivo e penetrante – coincide con una mancanza di attesa e con l’assenza di progetti da realizzare.
Nella disperazione viene meno insomma la dimensione del futuro; la stessa che Orazio contribuisce a delegittimare con il suo: Carpe diem.
A fronte dell’allettante invito del poeta epicureo, ogni uomo e donna esperti della realtà, delle possibilità e delle difficoltà che la compongono capiscono il non senso e l’insopportabilità del vivere senza desiderare di guardare oltre, condannati alla logica dell’ormai e dell’assenza di futuro.
Lo stesso che manca ad Adrianus Jacobus Zuyderland, raffigurato da V. van Gogh nel dipinto Sulla soglia dell’eternità. L’espressione del veterano di guerra ritratto, la postura accovacciata e ripiegata su se stessa, le mani che nascondono il viso concorrono a restituirci una visione disperata della vita, o almeno di alcuni momenti di essa.
Momenti nei quali, come nel dipinto di van Gogh, l’uomo si sente schiacciato sotto il peso interiore che non gli permette di alzare il suo sguardo, semmai per permettere a qualcuno di accorgersi delle lacrime che solcano quel volto e tentare di asciugarle» (...)
Nunzio Galantino, "Il Sole 24 Ore" 3.11.2019

«Vado incontro agli altri oppure sono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa universale (buoni e cattivi, tutti) oppure ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa? La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me? (...)
Colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro che sono ideologi perché vogliono la “purità” – tra virgolette – della Chiesa, colpiscono Cristo» (...).
papa Francesco, 9.10.2019

Un breve racconto della tradizione islamica: "Gesù incontrò un uomo e gli chiese: «Che cosa stai facendo?». «Mi dedico a Dio», rispose l’uomo. Gesù gli chiese: «Chi si prende cura di te?». «Mio fratello», rispose l’uomo. Gesù disse: «Il tuo fratello è più devoto a Dio di te»".
È noto che la figura di Gesù ha un grande rilievo nella tradizione islamica. Da essa abbiamo tratto questo apologo la cui lezione è semplice e si connette alla famosa dichiarazione di Cristo: «Tutto quello che farete a uno solo di questi fratelli più piccoli l’avete fatto a me» (Matteo 25,40). L’atto d’amore verso l’affamato, l’assetato, il malato, il carcerato, il forestiero è un atto di fede e di culto, ben più importante del ripetere: «Signore, Signore!», come ancora osservava Gesù (Matteo 7,21).
Vorremmo, però, mettere l’accento proprio su quel «prendersi cura», presente nella piccola parabola. Ai nostri giorni, nel segreto delle case, ci sono tante persone che consumano ore, energie, sentimenti per curare un anziano malato, un figlio disabile, un parente in difficoltà. Nessuno mai ricorderà questo lungo e paziente servizio, se non Dio. Questo amore è, in verità, la più autentica testimonianza di fede.
di Gianfranco Ravasi in “Il Sole 24 Ore” del 6 ottobre 2019

Chissà cosa diranno di me, di noi adulti, ma anche di voi adolescenti e giovani, fra 75 anni!