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"Diceva padre Nazareno Fabbretti, cresciuto alla scuola fondamentale del giornalismo: «La prima cosa da capire è che bisogna farsi capire». E il grande esegeta - nonché sensibilissimo poeta - Luis Alonso Schokel, scomparso nel 1999, ribatteva nella testa dei suoi studenti dell'Istituto Biblico di Roma questo chiodo: «Ricordate che chiarità è carità».
Sì, la chiarezza dice rispetto delle persone. Mentre l'oscurità, specie se voluta, magari camuffata da scientificità, denota un evidente disprezzo degli altri. Dobbiamo osare la chiarezza. E dobbiamo esigerla anche dagli altri. Chi sembra divertirsi a non farsi capire, in realtà, è uno che sta architettando una frode nei confronti del prossimo. Urge, perciò, smascherare questi imbroglioni. C'è da stare alla larga da chi non ha le carte in regola con la chiarezza. Bisogna diffidare di chi non va d'accordo con la semplicità.
Quanto più le cose sono difficili, tanto più occorre spiegarle in maniera facile. E se certe faccende appaiono complesse e ingarbugliate, uno ha diritto di... vederci chiaro.
Il guaio è che la chiarezza non la si apprende all'università, né penso ci siano insegnanti preparati sull'argomento. Però basterebbe (...) frequentare la scuola d'obbligo della vita comune. E il titolo di iscrizione è quello rappresentato dalla virtù dell'umiltà. Il prete dovrebbe rendersi conto che il problema non è quello di apparire dotto, ma di farsi capire da tutti. Se il prete rinuncia alla pretesa di apparire più intelligente della sua gente, e si mette su un piano di chiarezza e semplicità, la cosa torna a vantaggio di tutti".
Alessandro Pronzato, La predica prova della fede?, 90-91
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Non dobbiamo dimenticare che il cristianesimo, con alterne vicende, ha condotto una dura battaglia per respingere l'impulso al disprezzo del corpo e della materia in favore di una malintesa esaltazione dell'anima e dello spirito. L'esaltazione dello spirito nel disprezzo del corpo, come l'esaltazione del corpo nel disprezzo dello spirito, sono di fatto il seme maligno di una divisione dell'uomo che la grazia incoraggia a combattere e a sconfiggere.
La vigilanza consiste nell'esercizio quotidiano dei sensi spirituali, ossia degli stessi sentimenti che furono di Gesù, nella coltivazione della sapienza evangelica che unifica l'esperienza e ci consente di apprezzare i legami fini e profondi del corpo con lo spirito. In tal modo possiamo custodire fin d'ora, in attesa che si compia la promessa della risurrezione della carne, il piacere della libertà del corpo da tutto ciò che è falso e ottuso, laido e volgare, avido e violento.
La fede nella risurrezione finale ci aiuta quindi a valorizzare e amare il tempo presente e la terra. La vigilanza cristiana, illuminata dall'orizzonte ultimo, non è fuga dal mondo, bensì capacità di vivere la fedeltà alla terra e al tempo presente nella fedeltà al cielo e al mondo che deve venire. Nella luce della Pasqua, i novissimi - morte, giudizio, inferno, purgatorio, paradiso e risurrezione finale della carne - sono tutte forme dell'essere con Cristo, che è promesso e donato all'abitatore del tempo e si configura a seconda del rapporto che, nella vigilanza o nel rifiuto, si stabilisce tra ogni persona umana e il Signore Gesù».
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di Gilberto Borghi
«In genere chi conosce già il brano, ne vede immediatamente il significato in termini di idee. Idee anche perfettamente corrette: "Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva". Ma idee che sorvolano velocemente sulla corposità dei fatti narrati, impedendoci di fermarci a ciò che invece per i miei studenti è "evidente", perché sorge dal testo se lo guardiamo con occhi diversi.
Ecco cosa significa "riverginati": puliti dalle "sovrastrutture" scontate che di solito guidano a priori la lettura dei brani biblici, impedendoci di essere concreti nella percezione dei fatti narrati.
Ma, ad esempio Ilaria, coglie ugualmente il senso del brano. Solo che ci arriva per un'altra via, rispetto a quella che pratichiamo spesso noi, già apparenti conoscitori del testo. Ci arriva col cuore e l'immaginazione, senza "dogmi" razionali eccessivi, lasciando che la corposità plastica del racconto le consenta di immedesimarsi quel tanto che basta per "sentire", più che per capire, quello che il testo dice.
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«Dissi al mandorlo: parlami di Dio.
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Qui sotto trovate i "materiali" presentati durante la serata di lunedì scorso, dal titolo:
LA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA:
TECNICHE E VALUTAZIONE ETICA.
- Il senso del procreare (presentazione Power Point)
- Alcune questioni legate all'intervento medico (file Word)
- Le tecniche e la valutazione etica (presentazione Power Point)
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TECNICHE E VALUTAZIONE ETICA
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«Mi preme qui ricordare piuttosto i tradimenti di un prete che si esprimono anche senza gesti clamorosi, quando ci si mantiene formalmente sul cavallo buono e però si delude una comunità, lasciandola denutrita e triste».
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TECNICHE E VALUTAZIONE ETICA
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C'è chi insegna
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«Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3,15-16).
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«Godremo dunque di una visione mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia:
una visione che supererà tutte le bellezze terrene, le bellezze dell’oro, dell’argento, dei boschi, dei campi, del mare, del cielo, del sole, della luna, delle stelle e degli angeli.
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Ieri mia sorella ha conseguito il Master in Economia
presso l'Università di Indianapolis:
BRAVA, STEFY!
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L’economia di Gesù e l’idolo del mercato
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«Ti lodiamo e ti benediciamo, Dio nostro Padre, che nel tuo Figlio hai chiamato Pietro a seguirti rivelandogli progressivamente il mistero della sua chiamata, il significato della sua vita, il termine del suo cammino.
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Purtroppo ieri mi sono riscoperto razzista,
o - più precisamente - "discriminatore territoriale".
don Chisciotte
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Cristo principe della pace
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«Ioséf è falegname, un mastro di alberi e di tagli, un fornitore di arnesi per la comunità. Gesù nasce in una stalla, ma cresce in una bottega di artigiano. Le sue mani diventano larghe a forza di stringere manici, sono ammaccate a forza di martello, hanno unghie spezzate, sono dure di schegge incarnite, di calli lubrificati con lo sputo. La sua saliva prodigiosa prima di sanare lesioni, si seccava sul palmo migliorando la presa delle dita. L'interno delle sue mani ha il colore cupo del tannino che penetra nei pori mischiandosi al sudore. La sua faccia ha occhi abituati a stare stretti contro i frantumi di lavorazione che schizzano anche al volto. Il suo naso fiuta le resine, le colle, il grasso e il bitume e la canapa e il sudore di ascelle.