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«La storia della scrittura sacra si compie in mezzo al sangue e alla miseria, non nella quiete di un convento.
Procede tra scorie e purificazioni, tra cadute e rinascite.
Riconoscere un filo di provvidenza qui è meno ragionevole che altrove, eppure ci dev'essere
e il credente, non io, qui è chiamato a pronunciare un altro dei suoi sofferti amèn».
Erri De Luca, Le donne dello scandalo, 42
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(..) Auguro a tutti voi, a ciascuno di voi, di avere il vostro motivo di indignazione.
È una cosa preziosa. Quando qualche cosa vi indigna come mi sono indignato io per il nazismo, allora si diventa militante, forte ed impegnato. Si raggiunge la corrente della storia e la grande corrente della storia deve proseguire grazie a ciascuno. E questa corrente va nel senso di una maggiore giustizia, di più libertà. (...)
Sartre ci ha insegnato a ricordare: Voi siete responsabili in quanto individui. Era un messaggio libertario. La responsabilità dell'uomo che non può affidarsi né ad un potere né ad un dio.
Al contrario, bisogna impegnarsi in nome della propria responsabilità di persona umana.
Stéphane Hessel, Indignatevi, 2011
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La parte difficile non è dimenticare il passato,
la parte difficile è dimenticare il futuro che avevi immaginato.
Claudia Simple
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Uno come me che si ritrova nel nomignolo "don Chisciotte"
non può mica pensare di vincere la battaglia contro i mulini a vento.
don Chisciotte
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Cosa direi al posto della samaritana?
«Grazie, Signore, perché conosci quanto poco valgo, perché conosci le mie sconfitte e le conosci con amore.
Grazie perché conosci tutte le mie negligenze, le mie vigliaccherie che quasi nessuno conosce.
Grazie perché conosci i miei peccati, le mie pigrizie, la mia sonnolenza, le mie chiacchiere, le mie arrabbiature, i miei litigi: tu però li conosci con amore, non te ne spaventi e mi resti vicino egualmente, li conosci e mi vuoi migliorare.
Gesù, tu vedi in che situazione sono! Certe volte non so proprio da che parte voltarmi; sono come la samaritana, una povera donna senza cultura e senza istruzione; sono incapace di uscire dalla situazione in cui mi sono venuto a trovare.
Tu mi conosci, Gesù, e questo mi basta».
Carlo Maria Martini, Guidami sulla via della vita. Meditazioni per ragazzi
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Ritroviamo l'apertura del cuore e delle labbra (della Samaritana): «La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».
Notiamo la finezza del particolare: «lasciò la brocca». Questa donna era venuta per attingere acqua, la brocca era la sua ricchezza, ad essa era legata la sua vita quotidiana: eppure in questo momento tutto è dimenticato e la brocca slabbrata, abbandonata sul ciglio del pozzo, è come il segno di una esistenza da cui la donna è ormai uscita, è il segno di un incubo che ha lasciato dietro di sé.
A somiglianza dei due discepoli di Emmaus, che interrompono la cena a metà, si alzano e corrono verso Gerusalemme, la Samaritana rifà la strada, corre in città e va ad annunciare quello che le è accaduto. Lo annuncia con parole piuttosto maldestre, in verità: «Che sia forse il Messia?». Di per sé non è un annuncio molto efficace, almeno da un punto di vista teologico. Eppure queste parole sono una testimonianza efficacissima perché derivano da una esperienza vissuta. La gente ha davanti una persona che non parla con parole imparate, che non ripete una lezione, ma che parla quasi smozzicando le frasi e però con il cuore e l'affanno di chi ha avuto un'esperienza formidabile, che a fatica si può comunicare.
Alla Samaritana si sono aperte le labbra, si è sciolta la lingua e, in una esplosione di gioia, parla con semplicità e con verità della misericordia di Dio verso di lei.
Carlo Maria Martini, La Scuola della Parola. Riflessioni sul salmo “Miserere”, cap. 7
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«Evasori, mafiosi, corruttori, affondatori d'imprese, ciechi che ci vedono, figli di, incapaci, figli di incapaci, burocrati inamovibili. Un aiutino da costoro (oltre che da chi li ha sempre votati ben sapendo chi erano) i cattivi lo avranno ricevuto? E siamo sicuri che in mezzo ai buoni non si annidi qualche esponente delle categorie succitate, magari quel signore che sta gridando «Morte alla Casta» e per gridarlo meglio ha lasciato l'auto nel posto riservato ai disabili? Non suggerisco di astenersi o di scappare all'estero, ma di dare un voto adulto: senza deleghe in bianco e senza illusioni».
di Massimo Gramellini - Buongiorno del 23.02.2013
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Non mi ricordavo che tra i "valori non-negoziabili" di cui un certo "partito" si fa portavoce ci fosse anche quello dell'assoluto relativismo pseudo-culturale.
Le parole di questo "manifesto" confermano che ognuno/a può farsi l'interpretazione del reale che vuole, e questa è "giusta".
Senza nessun altro riferimento, senza nessuna oggettività.
Continuo a pensare che per queste persone l'unica "oggettività" sia quella dell'interesse e dell'opportunismo di "ciascuno/a" di quelli che la pensa così.
E così siamo all'opposto di qualsiasi "comunanza" culturale, sociale; non c'è più "bene comune"; non c'è più "società".
C'è solo l'individuo... e UN individuo che comanda su tutti.
don Chisciotte
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Un contributo sereno e pacato per la riflessione comune.
Ribadisco solo che di "Salvatore" ce n'è uno solo!
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«Mando la "lettera pastorale" della sen. Ada Spadoni (PDL) e la mia risposta, dovuta, visto che la senatrice si è rivolta a tutti i preti dell'Umbria in quanto pastori e sollevando solo alcuni dei temi etici che sono oggetto della riflessione cristiana, con la chiara richiesta di un sostegno politico dei preti stessi e delle comunità cristiane».
don Gianfranco Formenton
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Tu sei santo Signore Dio solo, che operi meraviglie.
Tu sei forte.
Tu sei grande.
Tu sei altissimo.
Tu sei re Onnipotente, tu, Padre santo, Re del cielo e della terra.
Tu sei trino e uno, Signore Dio, ogni bene.
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, Signore Dio, vivo e vero.
Tu sei carità, amore.
Tu sei sapienza.
Tu sei umiltà.
Tu sei pazienza.
Tu sei sicurezza.
Tu sei quiete.
Tu sei gioia e letizia.
Tu sei giustizia e temperanza.
Tu sei ricchezza che a tutto basta.
Tu sei bellezza.
Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore.
Tu sei custode e difensore.
Tu sei fortezza.
Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza.
Tu sei la fede nostra.
Tu sei la grande dolcezza nostra.
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.
san Francesco d'Assisi
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Coloro che fino a sette giorni fa
avrebbero tirato pietre a chi avesse anche soltanto accennato
alla possibilità della rinuncia al ministero papale,
da una settimana
gettano petali su ogni frase di papa Benedetto,
che ha detto-fatto proprio quello.
don Chisciotte
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Preferisco restare un idealista,
che crede nel fare cose buone e giuste,
anche se questo significa non fare affari.
Ne va della dignità dell'essere una creatura umana,
e non una macchina o una bestia.
don Chisciotte
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Benedetta sia l'Attesa,
nelle molteplici forme in cui essa si manifesta.
don Chisciotte
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"Se davvero l'amore riesce ad eliminare la paura e questa si trasforma in amore, allora si scoprirà che ciò che salva è proprio l'unità.
La salvezza sta infatti nel sentirsi tutti fusi nell'amore all'unico e vero bene mediante quella perfezione che si trova nella colomba di cui parla il Cantico dei cantici: «Unica è la mia colomba, la mia perfetta, l'unica di sua madre, la preferita della sua genitrice» (Ct 6,9).
Tutto ciò lo mostra più chiaramente il Signore nel vangelo. Gesù benedice i suoi discepoli, conferisce loro ogni potere e concede loro i suoi beni. Fra questi sono da includere anche le sante espressioni che egli rivolge al Padre. Ma fra tutte le parole che dice e le grazie che concede una ce n'è che è la maggiore di tutte e tutte le riassume. Ed è quella con cui Cristo ammonisce i suoi a trovarsi sempre uniti nelle soluzioni delle questioni e nelle valutazioni circa il bene da fare; a sentirsi un cuor solo e un'anima sola e a stimare questa unione l'unico e solo bene; a stringersi nell'unità dello Spirito con il vincolo della pace; a far un solo corpo e un solo spirito; a corrispondere a un'unica vocazione, animati da una medesima speranza. Ma più che questi accenni sarebbe meglio riferire testualmente le parole del vangelo: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21)".
Dalle «Omelie sul Cantico dei cantici» di san Gregorio di Nissa, vescovo
(Om. 15: PG 44. 115-1118)
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![](/images/DNN/13_02/Cappella_Sistina_Dio.jpg)
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Ieri sera i fischi sono partiti per far tacere Crozza proprio mentre faceva la parodia di UNO SPECIFICO personaggio.
Che strano...
Che strano che non siano comparsi anche i manganelli e l'olio di ricino.
don Chisciotte
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Anche lui ha collaborato a plasmare questa sub-cultura.
Io faccio quel poco che posso: non considero così le donne, non faccio quelle cose, non rido a quelle battute, non applaudo, non mi associo al coro che acclama, non...
don Chisciotte
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Sono sempre più convinto che padre Carlo Maria Martini vegli su di noi...
e sia andato in Cielo con un compito ben preciso!
don Chisciotte
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"Ho trascorso una decina d'anni a passeggiare con dei bambini, e ciò equivaleva a degli studi di teologia.
Se in questo c'era una saggezza, potrebbe essere: l'arte di essere pienamente presenti, con un'attenzione estrema, sostenuta.
E' per questo che mi affascinano i bambini, con quel loro dono di essere pienamente presenti, nel puro presente".
Christian Bobin, La luce del mondo, 121
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"Lo stesso si poteva dire anche nella voce e nel suo modo di parlare: quando lo vedevi ti veniva sempre in bocca una parola shakespeariana (di Amleto su Ofelia): aveva una voce tenera, calma, un grande fascino (non solo sulle donne, ma in certi casi anche sugli uomini).
Tuttavia in questa voce risuonava la durezza del metallo, quando era necessario.
In genere, l'impressione fondamentale che dava padre Pavel era quella di forza, che conosce se stessa e che si domina.
E questa forza era anche un qualche carattere primordiale della personalità geniale, a cui era data originalità e autosufficienza, insieme ad un'assoluta semplicità, ad una naturalezza e ad una mancanza assoluta di qualsiasi posa interiore ed esteriore, che è sempre la pretesa di una debolezza interna".
S.N. Bulgakov, in memoria di P.A. Florenskij
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Questo popolo esiste in quanto i cristiani sono nella relazione gli uni con gli altri. "Il popolo di Dio - afferma Congar - è come un tessuto di scambi e di rapporti reciproci".
Ogni cristiano, in altri termini, appartiene al popolo di Dio solo perché si sa, si pensa e si vive come "uno fra altri" e "uno in relazione a tutti gli altri". Ciascuno, qualunque compito e ruolo svolga al suo interno, è chiesa solo in quanto è nella relazione con gli altri.
Anche chi, in ragione del ministero ordinato, appartiene all'istituzione della chiesa, con il suo valore "vincolante" e "rappresentativo", non si può pensare se non nella relazione con tutti coloro per cui è necessario tale vincolo e che, attraverso di lui, trovano rappresentanza. Nessuno, nella chiesa, si può ritenere come soggetto "in sé e da sé", in un'identità che non si realizzi e non si costituisca, in qualche modo, nella relazione con tutti gli altri cristiani.
Roberto Repole, L'umiltà della Chiesa, 78-79
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La compassione è cosa diversa dalla pietà. La pietà suggerisce distanza, persino una certa condiscendenza, lo spesso agisco con pietà: do del denaro a un mendicante nelle strade di Toronto o di New York, ma non lo guardo negli occhi, non mi siedo con lui, non gli parlo. Sono troppo occupato per fare veramente attenzione all'uomo che mi si rivolge. Il mio denaro sostituisce la mia personale attenzione e mi dà una scusa per proseguire il mio cammino.
Compassione significa stare vicino a chi soffre. Ma possiamo stare vicino a un'altra persona soltanto se siamo disposti a diventare vulnerabili noi stessi. Una persona compassionevole dice: "Sono tuo fratello; sono tua sorella; sono umano, fragile e mortale, proprio come te. Non mi scandalizzo per le tue lacrime e non ho paura del tuo dolore. Anch'io ho pianto. Anch'io ho sofferto". Possiamo essere con l'altro soltanto quando l'altro cessa di essere "altro" e diventa come noi.
È forse questa la ragione principale per cui talvolta troviamo più facile mostrare pietà che non compassione. La persona che soffre ci invita a diventare consapevoli della nostra propria sofferenza. Come posso dare risposta alla solitudine di qualcuno se non ho contatto con la mia stessa esperienza della solitudine? Come posso essere vicino a un handicappato, se rifiuto di riconoscere i miei handicap? Come posso essere col povero quando non sono disposto a confessare la mia propria povertà?
Henri Nouwen, Vivere nello Spirito
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L'entomologo Christopher Tipping del college della citta' americana di Delaver, in Pennsylvania, e' giunto alla conclusione che gli scarafaggi sono in grado di sopravvivere diverse settimane privi della testa.
Taluni umani anche molto tempo di più... quasi tutta la vita!
don Chisciotte
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«Ricordati anche di questo: ogni giorno, anzi, ogni volta che puoi, ripeti dentro di te: “Signore, abbi pietà di tutti quelli che oggi sono comparsi dinanzi a Te”. Perché a ogni ora, a ogni istante, migliaia di uomini finiscono la loro vita su questa terra, e le loro anime si presentano al Signore. E quanti uomini lasciano la terra in completa solitudine, senza che nessuno lo sappia, tristi e angosciati, perché nessuno li piange e nessuno sa neppure che hanno vissuto! Allora, forse, dall'estremo opposto della terra si leva in quel momento la tua preghiera al Signore per la pace di colui che sta morendo, sebbene tu non l'abbia conosciuto affatto, né lui abbia conosciuto te. Come si commoverà la sua anima quando sentirà, nell'attimo in cui sarà giunta davanti a Dio piena di timore, che qualcuno prega anche per lei, che sulla terra è rimasto un essere umano che ama anche lei. E Dio sarà misericordioso con tutti e due; perché, se tu hai avuto tanta pietà di quell'uomo, quanta più ne avrà Lui, che è infinitamente più misericordioso e più amoroso di te! E gli perdonerà per amor tuo».
F.Dostoevskij, I fratelli Karamazov
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Voi ricordate, o figli, che un amico, pur apparentemente raccomandabile per lo zelo nei suoi doveri, non fu accolto da me nel clero soltanto perché il suo portamento era assai sconveniente; anche un altro, che avevo trovato nel clero, fu invitato da me a non precedermi mai, perché il suo incedere insolente colpiva i miei occhi come una staffilata. E glielo dissi quando, dopo il nostro screzio, venne restituito al suo ufficio. Ebbi da eccepire soltanto questo; ma il mio giudizio non mi ingannò: entrambi, infatti, abbandonarono la Chiesa. Risultò così che in loro la mala fede era tale quale il loro atteggiamento lasciava trasparire. L'uno rinnegò la fede al tempo della persecuzione ariana; l'altro per avidità di denaro, volendo evitare il giudizio ecclesiastico, nego' d'essere del clero. Nel loro portamento appariva chiara l'immagine della leggerezza, un atteggiamento da buffoni sempre di corsa.
Dal trattato su “I doveri” di sant'Ambrogio (I, 72ss)
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"Personalmente non ho mai avuto dubbi in proposito: la carità comincia dallo sguardo.
Diceva Simone Weil: «Una delle verità fondamentali del cristianesimo, verità troppo spesso misconosciuta, è questa: ciò che salva è lo sguardo».
L'adultera, come del resto Zaccheo e tanti altri, deve la propria salvezza a uno sguardo.
Lo sguardo di Gesù è, in un certo senso, creatore. Chiama all'esistenza una persona. Risveglia il suo essere autentico, reale. Ed è anche uno sguardo rivelatore. Perché manifesta all'uomo le sue vere possibilità, la sua vera dimensione.
Mi sembra molto significativa questa testimonianza che ho letto su un giornale: «Conoscevo una persona accanto alla quale ognuno non solo si sentiva se stesso, ma il più, il meglio di se stesso. Quando chiesi a quella persona qual era il suo segreto, mi rispose con tutta semplicità: "Basta mettere a fuoco la persona che ti sta dinanzi come se al mondo null'altro vi fosse che l'interesse di questa persona"».
Alessandro Pronzato, Le donne che hanno incontrato Gesù, 50
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"Noi cercheremo in primo luogo di comprendere le forme tradizionali e i loro motivi partendo dal passato.
Ma, nella consapevolezza che anche noi ci troviamo immersi in una storia come esseri che, trascendendo la temporalità vissuta, sia verso il passato che verso il futuro, abbiamo dinanzi a noi un grande avvenire, ci mettiamo a demolire quelle strutture che non siamo più in grado di vivere.
Non nel senso di procedere in una prima fase alla distruzione («demitizzazione») e, in una seconda fase, alla restaurazione; ma per rendere presente nell'adesso il futuro mediante una nuova interpretazione in base al passato.
Non è possibile il movimento «distruttivo», se non si ha una visione almeno implicita e una volontà di futurità; se questo non fosse il caso, allora si tratterebbe di semplice nichilismo: rivoluzionario, senza una nuova attrazione di valore, il che sarebbe l'annientamento di ogni vera rivoluzione. La verità si trova dinanzi a noi, nel futuro.
Ma anche noi, a nostra volta, siamo uomini, che veniamo dal passato, da un passato che un giorno fu, per altri, un futuro e possiede perciò verità e valore attuabili".
Schillebeeckx E., Il celibato del ministero ecclesiastico, Paoline 1968, 10-11
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"Gli ignoranti macchiano o distruggono sempre
quello che non sono in grado di capire".
Maria Toscano Liria - Germán Ancochea Soto, Donne in cerca dell'amato, 27