*A proposito delle destinazioni dei preti*
Pensavo fosse più chiaro perché è un dovere parlare in modo chiaro e saggio anche delle destinazioni dei preti… e invece ho dei feedback che mi dicono che non sono chiare le ragioni del mio modo di parlare e di ciò che affermo.
*1. I ministri ordinati sono al servizio dei fedeli, quindi il primo obiettivo da perseguire è che siano serviti bene i fedeli*. A volte sembra che sia prioritario che il prete sia assecondato nelle sue esigenze, nelle sue caratteristiche, nei suoi bisogni, nei suoi X e Y… Anzitutto, quindi, bisognerebbe ascoltare ciò che la comunità esprime come suo bisogno spirituale, nello step a cui è pervenuta, nel discernimento del successivo passo da fare.
*2. La corresponsabilità laicale*. Il popolo di Dio è formato da figli e figlie di Dio, che grazie al battesimo sono stati resi ancora più conformi a Gesù Cristo e riempiti di Spirito Santo. Non si capisce perché la maggior parte delle decisioni (specie quelle più importanti) siano prese a prescindere dall’ascolto dei fedeli. In particolare, le comunità cristiane hanno degli organismi qualificati (il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici), ai quali abitualmente viene tolta la possibilità di esprimersi, di indicare, di avere parte (partecipare).
*3. La conoscenza è potere*. Il potere è una bestia subdola (e per questo i Vangeli riportano tante espressioni di Gesù contro il potere) e attrae tantissimo gli uomini, anche i chierici (si noti la insistenza di papa Francesco su questa piaga della Chiesa). Tenere all’oscuro delle ragioni di cambi, spostamenti, direzioni di rotta, mancanze… non è rispettoso delle persone che sono comunque toccate da una decisione (non dimentichiamo che i ministri della Chiesa sono personaggi pubblici, con i conseguenti doveri, e dovrebbero saperlo bene coloro che assumono questo incarico) e non è rispettoso del processo di discernimento comunitario che dovrebbe caratterizzare la Chiesa. Se non si offrono ai figli di Dio le condizioni per conoscere e li si mantiene nella ignoranza, si incorre in una grave negligenza contro lo Spirito Santo che parla in loro (sensus fidelium). Inoltre, se si vuole non-vedere le cause di taluni malesseri o problemi, non li si affronterà davvero nel profondo e non si troveranno vie di soluzione.
*4. Fraternità e sinodalità*. La via ripresa e rilanciata da papa Francesco è quella della sinodalità: si cammina insieme, perché siamo tutti figli e figlie dell’unico Padre e condividiamo la medesima umanità tra tutte le creature umane di questo pianeta. I ministri ordinati (vescovi, presbiteri e diaconi) sono anzitutto fratelli in umanità e nel battesimo e – come tutti e con tutti – camminano nella fede, nella speranza, nella carità. Se – grazie alla ordinazione – sono investiti di ruoli e compiti particolari, non significa che siano superiori in dignità o in sapienza. Hanno reali ruoli di presidenza del comune discepolato dietro a Gesù e dei rapporti amorevoli nella comunità, se loro stessi sono discepoli e fratelli.
*5. Condivisione, territorialità, disciplina*. Per essere ministri ordinati nella comunità è indispensabile conoscerla e innestarsi in essa, coscienti di essere inseriti in un cammino molto ampio e lungo. Le persone sono tali e non dei numeri. Al servizio di questa comunione (che resta il fine) esistono anche le disposizioni disciplinari (che sono dei mezzi) in merito al luogo di destinazione, alle funzioni, alla durata dell’incarico. L’intreccio di tutti questi elementi è la condizione per un buon esito del discernimento, processo che appare citato sempre troppo poco. Non è esclusivo e non è prioritario avere come unico criterio la domanda attorno al numero o agli orari delle messe (chi celebra la messa? quante messe e dove?) o alla presenza fisica di un prete (chi abiterà in quella canonica? come faremo per quella attività o quell’altra?).
*6. Opinione personale o consiglio ponderato?* Anche in occasione dei cambi di destinazione dei preti (come in occasione della pandemia, delle alluvioni, dei mondiali di calcio…) esistono i tuttologi o quelli che – in nome della libertà di pensiero o delle stellette guadagnate sui campi ecclesiali – esprimono valutazioni insipienti o proposte senza fondamento… Ben diverso è il consiglio ponderato, guadagnato con letture, approfondimenti, ore dedicate alla comunità, preghiera. In particolare, se si vuole essere cristiani cattolici in questo momento storico non si può far finta di non sapere la linea che la Chiesa universale ha preso con il Concilio ecumenico Vaticano II, ripreso dal magistero di papa Francesco.
*Ecco, io penso, mi muovo, amo con questi criteri, relativamente alle destinazioni dei ministri ordinati. E opero così perché così mi è stato insegnato* dal Vangelo, dal magistero attuale, dal seminario, dall’arcivescovo che mi ha ordinato presbitero, dai corsi teologici a Roma… e dalla vita spirituale di tanti fedeli. Questi stessi processi decisionali sono quelli che io insegno, in quei corsi a cui le autorità accademiche mi invitano.
Non sempre io stesso sono stato coerente con tutti questi orientamenti, ma non posso e non voglio allontanarmi troppo da essi. E’ una *obbedienza di sostanza* (e non di forma) a cui non posso venir meno, per servire bene questa comunità.
In base a questi criteri, con la dovuta calma, l’esperienza di questi trent’anni di vita presbiterale e il ruolo di responsabile della CP, chiedendo allo Spirito Santo di illuminarmi e dirigermi, esprimo la mia sintetica valutazione sulle destinazioni dei ministri ordinati, per la nostra Comunità pastorale, negli ultimi due anni: *non essendo rispettati questi criteri che la Madre Chiesa mi ha trasmesso, non mi trovano d’accordo nel metodo e nel merito*.
Confidando che la Chiesa possa fare meglio, vi ringrazio per l’ascolto.
_don Marco_
A proposito delle destinazioni dei preti
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