Grazie all’arrivo di don Luca e all’aiuto festivo di don Martino, possiamo ancora presiedere le messe secondo l’orario consueto, ma il trend va decisamente (e da anni) in un’altra direzione: finché la Chiesa italiana continuerà a basare il raduno domenicale dei fedeli attorno alla celebrazione eucaristica presieduta da un vescovo o da un presbitero - a fronte del crollo del numero di questi ministri - il destino sarebbe la riduzione dei momenti di ritrovo-preghiera del popolo dei fedeli.
Invece - alla stragrande maggioranza delle comunità cattoliche sparse nel mondo – per mancanza di clero - non è data la possibilità di accedere alla messa settimanale e il vescovo o il presbitero arrivano una volta al mese o anche più raramente.
Certo, nella città di Varese e nel nostro decanato non mancano le messe festive… e potremmo anche dire che sono troppe. Ma il numero è anche legato alla configurazione della città (con le sue “castellanze”) e alla ampiezza delle chiese (tutte non molto grandi).
Magari un domani i cattolici varesini si ritroveranno per l’unica messa festiva tutti in basilica… ma è anche vero che il cristianesimo è nato da piccole comunità che si ritrovavano nelle case… e l’etimologia del termine “parrocchia” vuol proprio dire “chiesa tra le case”.
Rendiamo omaggio a quella affermazione che abbiamo sentito e ripetuto più volte: la comunità cristiana si costituisce attorno al suo Signore, che convoca attorno a sé affinché si ascolti la sua voce, con Lui si lodi Dio Padre, di Lui ci si nutra, per vivere di Lui pieni di Spirito Santo.
La liturgia eucaristica ha una sua innegabile particolarità: in essa si fa vicina a noi la Pasqua di Gesù, perché in forma sacramentale ci è dato di incontrare la sua vita offerta per noi, assumerla come nostro cibo, essere trasformati in essa. E’ il ritrovo settimanale dei discepoli di Gesù, nel giorno della sua risurrezione.
La storia ci consegna tante altre forme liturgiche (si veda il Catechismo della Chiesa cattolica dal numero 1667): per esempio i cosiddetti “sacramentali” (benedizioni, funerali, consacrazioni…) e “la liturgia delle ore” (che ritma il tempo della giornata: mattutino, lodi, ora media, vesperi, compieta).
La Chiesa, madre e maestra, conosce le difficoltà dei suoi figli rispetto alla messa : la frequenza settimanale alla messa è del solo 15% circa dei battezzati; sono cambiate le coordinate sociale e culturali; da qualche decennio è stata introdotta la messa pre-festiva (era per coloro che proprio non potevano partecipare la domenica e i giorni di festa… e col tempo è diventata comune, anzi spesso la più frequentata); i fedeli anziani e malati sono stati raggiunti nelle case e negli ospedali con i mezzi di comunicazione; in tanta parte del mondo i ministri ordinati non sono in numero sufficiente per raggiungere tutte le piccole comunità cristiane (fenomeno che vediamo ormai anche qui in Italia) e quindi i fedeli si radunano attorno ad un “responsabile” della preghiera e della catechesi.