Ecco allora la nostra proposta: *qualora fossimo nelle condizioni di dover “togliere” una messa, conservare la possibilità che i cristiani possano radunarsi attorno al Signore Gesù, ascoltare la sua Parola, pregare con la liturgia, costruire delle relazioni significative tra i parrocchiani*.
A chi sarebbe rivolta questa proposta? Certamente la liturgia delle ore è bella e significativa per tutti (qualcuno ricorderà il libretto “Le ore” usato da CL o la “Diurna Laus” introdotta dall’arcivescovo Carlo Maria Martini), anche per coloro che la domenica parteciperanno alla messa. Una attenzione particolare la rivolgiamo a *coloro che – a causa della mancanza della messa in un orario e in un luogo a loro cari – rischierebbero di non partecipare alla messa o di seguirla solo in casa o di non incontrare più i fratelli e le sorelle della comunità…*
La liturgia delle ore ha lo stesso valore della messa? E’ sempre difficile e fuorviante dare “quantità di valore” ad una realtà (soprattutto se si tratta di persone… e di Persone divine, come in questo caso) e dobbiamo purificare la domanda. La domenica il ritrovo specifico dei discepoli di Gesù è la celebrazione eucaristica e a quella dobbiamo tutti puntare, vivendola in modo attivo e intenso. Ma se questo non fosse possibile? Non è giusto né vero affermare che “O si fa la messa, o non facciamo nulla” (tenendo le chiese chiuse o vuote). Il discernimento ci obbliga a porci questa domanda: quale è il meglio, il massimo per me possibile per lasciarmi incontrare oggi dal Signore e dalla comunità? Può forse ritrarsi la comunità dal compito di offrire tutti gli “strumenti di Grazia” per nutrire tutti i suoi figli?!
E se fosse una scelta di comodo (per non spostarmi in un’altra parrocchia della Comunità Pastorale, o per non cambiare un orario comodo, o perché è più breve…)? Come tutte le scelte dettate da pigrizia o interesse, non sono certo da assecondare!
*Che dire a proposito del precetto festivo? Così si esprime il Catechismo della Chiesa cattolica* (che sapientemente parla di “obbligo della domenica” o non di obbligo della messa”, ad indicare che il valore da custodire è il Giorno del Signore, anche se celebrato in modalità differenti): “L'obbligo della domenica. 2180 Il precetto della Chiesa definisce e precisa la Legge del Signore: «La domenica e le altre feste di precetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di partecipare alla Messa»124. «Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente »125. 2181 L'Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l'agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all'Eucaristia nei giorni di precetto, a meno che siano giustificati da un serio motivo (per esempio, la malattia, la cura dei lattanti) o ne siano dispensati dal loro parroco126. Coloro che deliberatamente non ottemperano a questo obbligo commettono un peccato grave. 2182 La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell'Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità. Essi testimoniano al tempo stesso la santità di Dio e la loro speranza nella salvezza. Si rafforzano vicendevolmente sotto l'assistenza dello Spirito Santo. 2183 «Se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, si raccomanda vivamente che i fedeli prendano parte alla liturgia della Parola, se ve n'è qualcuna nella chiesa parrocchiale o in un altro luogo sacro, celebrata secondo le disposizioni del Vescovo diocesano, oppure attendano per un congruo tempo alla preghiera personalmente o in famiglia, o, secondo l'opportunità, in gruppi di famiglie»127.
Ci sarà un prete a quella celebrazione? Finché ne avremo la possibilità, la liturgia delle ore sarà presieduta da un ministro ordinato, ma è previsto che sia guidata anche da un laico/laica o da una suora. Potrebbe essere l’occasione per la celebrazione personale del sacramento della riconciliazione.