#sapere
di Gianfranco Ravasi
"Se sai, sei. Se non sai, sarai di qualcun altro".
Nonostante appartenga a una generazione e a una fascia storica del nostro passato – è morto, infatti, nel 1967 – don Lorenzo Milani rimane una figura ancora attuale, capace di stimolare e di provocare una società che permane sonnolenta e indifferente, nonostante la frenesia impressa dalla tecnica e dalla scienza. L’asserto che abbiamo citato, anche attraverso la forza dell’assonanza («se sai, sei»), centra un problema sempre rilevante, quello della necessità dell’istruzione e del suo nesso col potere. Se è vero ciò che affermava Qohelet, il sapiente biblico realistico, secondo il quale «chi più sa, più soffre» perché penetra nell’oscurità dell’anima e della vita umana, è altrettanto vero che una conoscenza superiore genera una possibilità di dominio maggiore sulla massa incolta.
E di converso produce in quest’ultima una forma di sudditanza, di rispetto, di dipendenza acritica.
È, però, da sottolineare che spesso nella storia si registra il successo di veri e propri ignoranti che alla povertà del loro sapere suppliscono con l’arroganza della retorica, del luogo comune, dell’inganno. È, questo, un rischio alimentato dalla nuova cultura digitale: lungo i canali della comunicazione informatica si cristallizza un potere prevaricatore spesso fondato sulla falsità e sull’incompetenza. Il vero sapere, allora, potrebbe essere il vaccino necessario per ribellarsi a questa deriva e per esorcizzare quel rischio.
in “Il Sole 24 Ore” del 10 settembre 2023