"Ci troviamo oggi di fronte ad una congiuntura sociale mai sperimentata nella storia. Siamo entrati in un nuovo periodo della vicenda umana sulla terra: vecchie strutture ideologiche e politiche sono cadute, si stanno cercando confusamente nuovi equilibri, si avverte la necessità di un nuovo ordinamento internazionale: la geografia del mondo sta cambiando. Se il muro che divideva l'Europa è stato abbattuto, si sente d'altro canto la spinta ad erigere tanti nuovi muri, talvolta più alti, in nome della difesa della propria sicurezza. Muri all'interno degli stati, muri tra nazione e nazione, un grande muro tra Nord e Sud del mondo. La tentazione del Nord è quella di ritirarsi, alzando una grande barriera che la protegga dall'insicurezza e dall'instabilità che viene dal Sud: è il grande muro che doveva proteggere l'antico impero romano dai barbari. L'attenuarsi della solidarietà, il crescente individualismo, la privatizzazione delle coscienze, le paure e le insicurezze che spingono l'individuo a ritirarsi nel privato, sono sintomi di un problema più generale: la rinuncia a pensare un comune destino universale nel segno della pace e della giustizia.
C'è un destino comune dell'uomo, davanti agli altri uomini e di fronte a Dio. Ogni credente, in questo nostro mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più nella intimità di se stesso vive in comunione con Dio.
Bisogna rilevare che in questi anni, attraverso esperienze diverse, è cresciuta e si è diffusa la coscienza comune della pace come dono, come bene trascendente, che non è riconducibile alla mera sommatoria degli sforzi umani, e che perciò va ricercata in quella "Realtà che è al di là di tutti noi".
Non c'è dubbio che proprio ai nostri giorni, in modi vecchi eppure nuovi, la guerra abbia trovato e trovi se non i suoi profeti, almeno i suoi fedeli. E non si può ignorare il tentativo che da più parti viene fatto di legittimare le scelte per la guerra.
La pace, quella autentica, che nasce non dalla precaria fine della guerra e da quella vittoria che significa sempre sconfitta per gli altri, è, come ha incessantemente ricordato Giovanni Paolo II, un bene indivisibile.
Questa pace, che è scritta nel cuore di ogni religione, non è solo la fine della guerra, ma è una realtà positiva più larga e profonda, il fine vero dell'umanità".
Carlo Maria card. Martini – Messaggio per la pace 1993
"Un bene indivisibile": la pace
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