"Chi si fa la guerra pensa che l'altro sia "il cattivo". Considera sé stesso "il buono". Giustifica la necessità della guerra grazie a questa opposizione tra me "buono" e te, antagonista, "cattivo".
È proprio per questa logica assurda che tutto è permesso, contro il cattivo. È lecito il suo contenimento e addirittura la sua distruzione.
Se il mio nemico è il cattivo, il processo di deumanizzazione e già iniziato: posso ucciderlo, posso bombardare la sua casa, città, scuola, ospedale perché è il simbolo di tutto ciò che considero il male assoluto.
"Deumanizzazione" è una parola recente. Significa, in sintesi, togliere l'umano da una persona. Renderla, cioè, un oggetto, una cosa. In questo modo, togliere la vita a quella persona non sarà considerato da chi la uccide un atto terribile e senza ritorno. Sembrerà un gesto "giusto", come succede nei videogiochi, quando si uccide non una persona ma un personaggio sullo schermo.
Uccidere un bambino, una ragazza, una persona con un drone - cioè con un robot - avvicina sempre di più la realtà al videogioco. Non c'è sangue, c'è solo un'immagine sbiadita su uno schermo: il missile che viene lanciato cade su un edificio, oppure su una spiaggia. Tutto è in bianco e nero, come se fosse un'ecografia.
La deumanizzazione è un processo che richiede tempo, perché occorre innanzitutto cambiare il modo di pensare delle persone. Saranno poi quelle stesse persone a combattere e uccidere "il cattivo", cioè il nemico. Si comincia con strumenti differenti dalle armi: si comincia con le parole, usate per trasformare il nemico in "cattivo". Così cattivo da non essere più umano".
Paola Caridi, Pace e guerra, Feltrinelli Kids