(...) "L’escalation in corso – dall’Ucraina a Gaza – ha portato a livelli record la spesa militare: 2.240 miliardi di dollari nel 2022, l’ultimo con rilevazioni ufficiali - i profitti dei colossi delle armi. Per la prima volta, gli investimenti europei hanno superato quelli dei tempi della Guerra fredda. Le 15 maggiori aziende mondiali per la difesa hanno visto schizzare il proprio portafoglio ordini a quota 777 miliardi di dollari, oltre 76 in più rispetto a due anni prima. E in due anni, d'altronde, sono stati investiti quasi mille miliardi di dollari in armamenti, per gli ordigni è stato impiegato il 2,2% del Pil mondiale. Con un aereo F35 che costa come 3.244 letti in terapia intensiva, un sottomarino come 9.180 ambulanze (e sono in alternativa). Ancor più della corruzione, i conflitti sono capaci di concentrare i benefici in un’esigua minoranza e di ripartire i costi sul resto della società". (...)
"Agire appunto. Non subire. Troppo spesso il rifiuto delle armi è associato all’inerzia o, peggio, alla resa. Al contrario, ci vuole impegno, ostinazione, coraggio per rifiutare di ridurre l’altro a corpo da soggiogare o eliminare. Ci vorrebbe coraggio da parte del mondo finanziario per rifiutare i profitti dell’industria delle armi. Ci vorrebbe coraggio da parte della politica internazionale per dare seguito alla proposta fatta da Francesco in “Fratelli tutti” di impiegare il denaro delle spese militari per costituire un Fondo mondiale per lo sviluppo dei Paesi più poveri. La pace è una scelta. Incompatibile con il business delle armi".
di Lucia Capuzzi, 29.02.2024
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-profitto-delle-guerre-editoriale