Preghiera per sopravvivere alle celebrazioni religiose
"Sì, ci sono celebrazioni che amo, che interpellano il cuore e la mente, illuminano la fede e fortificano la speranza, nutrono la tenerezza e portano a vivere secondo il Vangelo, e avvicinano a Dio – sia lodato il cielo.
Ma ce ne sono tante altre, ahimè…
Signore, tu che hai avuto pietà di un sordomuto e lo hai guarito come Dio solo sa fare, abbi pietà di me che, pur non essendo afflitto dalle stesse infermità, soffro spesso di non essere sordo mentre sono in chiesa e di non essere muto quando ne esco.
Quante volte sono sconsolato per ciò che sento durante il culto: la solita solfa di inni ampollosi, di penosi brani d’organo, di abborracciate spiegazioni delle Scritture, di preghiere e omelie che non sono altro che imposture a forza di non impegnare a nulla.
Non essendo cieco, vi subisco pure uno spettacolo deprimente: in un’ambientazione vecchio stile che trasuda noia, la routine mette in scena un cerimoniale pretenzioso tratto dalle idolatrie di questo mondo, introducendo perfino trono o cattedra.
E il peggio deve ancora venire, perché, quando esco dopo aver subito una celebrazione che costituisce un’offesa alla tua memoria, Signore, e a chiunque è venuto per parteciparvi, io maledico, e capita che la mia delusione si trasformi in sdegno…
Quanti fedeli restano affezionati alle celebrazioni così come sono, in ricordo delle emozioni della loro infanzia o per una indefettibile convinzione, è il loro diritto e rispetto le consolazioni che il culto offre loro, ma questo non cambia nulla alla mia pena.
Non posso accettare di sopportare indefinitamente queste prove che hanno già fatto fuggire tanti credenti, e tuttavia non voglio rinunciare ad unirmi a coloro che continuano a raccogliersi per celebrarti con i poveri mezzi di cui disponiamo.
Allora, Signore, tu che hai aperto le orecchie al sordo, gli occhi al cieco e la bocca al muto, abbi pietà di me: quando il culto minaccia la mia fede, la mia speranza e il mio desiderio di amare, usa la tua onnipotenza per concedermi quei miracoli in senso opposto…
Ma, Signore, non è forse vero che tu soffri più di chiunque di tante cose indegne che si fanno nel tuo nome, che le cerimonie religiose sono ancora tra le meno importanti, e che tu hai bisogno di noi per porvi rimedio?
Aiutaci, allora, Signore, a vivere queste prove condividendo la tua compassione per i tuoi fedeli, e stimola in noi i sensi che il Creatore ci ha donato perché li usiamo per dar forma con te al regno che tu hai annunciato.
Donaci la chiaroveggenza e il coraggio necessari per rendere più abitabili le case dove i credenti si riuniscono in tuo nome, facendovi pulizia con discernimento e delicatezza e accogliendovi a braccia aperte la vita che viene da fuori.
Ma soprattutto, Signore, riempici di generosità e di audacia per unirci agli uomini e alle donne là dove tu cammini con loro, fuori dai santuari, per condividere il pane, il vino e la tua parola, per spezzare i nostri corpi con il tuo per il mondo, e lavorare con impegno con tutti per rendere più abitabile questa terra che è la nostra sola e comune dimora.
di Jean-Marie Kohler
in “www.garriguesetsentiers.org” del 23 novembre 2020 (traduzione: www.finesettimana.org)
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