Agrigento: Re Magi "migranti irregolari" respinti alla frontiera
"Si avvisa che quest'anno Gesù bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perché sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati”: è la scritta riportata sul cartello apparso oggi, alla vigilia dell'Epifania, davanti al presepe della Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento. “È un'iniziativa concordata con l'arcivescovo Francesco Montenegro” ha spiegato Valerio Landri direttore della Caritas diocesana, ritenendo che “bisognasse dare un segnale” per far riflettere la comunità ecclesiale e civile. “A pensarci bene se oggi Gesù Bambino volesse venire da noi probabilmente sarebbe respinto alla frontiera” ha detto Landri, aggiungendo che l'iniziativa non vuole essere motivo di polemica: “Siamo consapevoli che è necessaria una regolamentazione, ma siamo anche convinti che bisogna comprendere il perché questa gente fugga dal proprio paese” ha detto e che “bisogna dunque pensare intanto all'accoglienza”. A chi si è lamentato, sostenendo che non si deve sacrificare la tradizione alle problematiche legate all'immigrazione il direttore di Caritas ha obiettato che “non si può anteporre la tradizione ai diritti delle persone”. [AdL]
"Si avvisa che quest'anno Gesù bambino resterà senza regali: i Magi non arriveranno perché sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati”: è la scritta riportata sul cartello apparso oggi, alla vigilia dell'Epifania, davanti al presepe della Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento. “È un'iniziativa concordata con l'arcivescovo Francesco Montenegro” ha spiegato Valerio Landri direttore della Caritas diocesana, ritenendo che “bisognasse dare un segnale” per far riflettere la comunità ecclesiale e civile. “A pensarci bene se oggi Gesù Bambino volesse venire da noi probabilmente sarebbe respinto alla frontiera” ha detto Landri, aggiungendo che l'iniziativa non vuole essere motivo di polemica: “Siamo consapevoli che è necessaria una regolamentazione, ma siamo anche convinti che bisogna comprendere il perché questa gente fugga dal proprio paese” ha detto e che “bisogna dunque pensare intanto all'accoglienza”. A chi si è lamentato, sostenendo che non si deve sacrificare la tradizione alle problematiche legate all'immigrazione il direttore di Caritas ha obiettato che “non si può anteporre la tradizione ai diritti delle persone”. [AdL]