Ciò che oggi per disgrazia ci manca è la qualità del femminile. Se non stiamo attenti, la religione diverrà solo una macchina per ragionare correttamente. Questo linguaggio che ovunque lancia anatemi! La Chiesa ha mancato l'occasione di restare donna: fervente, accogliente, feconda. Ha fallito la sua vocazione di Sposa di Cristo. Respingendo le donne e l'amore, avete escluso dalle vostre istituzioni e da voi stessi la qualità del femminile. E ogni violenza ha la sua fonte nella violenza che avete fatto subire a voi stessi. Io chiamo femminile quella qualità che la donna risveglia nel cuore dell'uomo, quella corda che vibra al suo avvicinarsi. Chiamo femminile il perdono delle offese, il gesto di rimettere la spada nel fodero quando l'avversario è a terra, l'emozione che si prova a piegarsi. Chiamo femminile l'orecchio teso verso l'oltre delle parole, l'attenzione che va incontro al senso, lo tocca e lo addolcisce. Chiamo femminile l'istinto che al di là delle opinioni e delle fazioni fiuta il sogno comune.

Più la Chiesa mette in guardia contro le donne, più si priva dell'energia conciliante che esse diffondono e  più si allontana dalla sorgente di vita. La guerra spietata che combatte da secoli forse è senza uscita. La forza dell'amore non si può distruggere. Continuerà ad esistere sotto la riprovazione e il rifiuto come resiste sotto lo stupro, la brutalità, la scurrilità e i sogghigni. Sotto  tutte le umiliazioni che saranno costrette a subire, le donne continueranno, per la natura stessa del loro essere, a richiamare l'uomo all'amore. Come è possibile distogliere gli occhi dal sole, bendarsi gli occhi per non  vederlo, ma non spegnerlo, cosi si può coprire l'amore di obbrobrio ma non ridurne la forza. Soltanto il rituale di attesa e di avvicinamento, il meraviglioso cerimoniale di cui le culture a giusto titolo si adornano e si onorano, vengono annientati. Il mondo, la società ne  sono oscurati e l'uomo ridotto allo stato di bruto. Non  basta la distruzione che già è in atto?  L'amore però rimane intatto sotto le rovine.


Eloisa