I giovani non leggono più la Bibbia?
di Jean-Paul Willaime, sociologo delle religioni, direttore all'École pratique des hautes études
Quasi quattro francesi su dieci (il 37%) dichiarano oggi di possedere una Bibbia, ma solo il 26% la legge, secondo un sondaggio realizzato da Ipsos su un campione di 1017 persone per L'Alliance biblique française, che organizza una grande esposizione dedicata alla Bibbia, patrimonio dell'umanità all'Unesco.
Il fatto che i tre quarti dei francesi non leggano mai la Bibbia non stupisce vista la secolarizzazione della popolazione francese. Oggi, la metà di coloro che hanno meno di 25 anni dichiara di non avere religione. Questo sondaggio conferma un certo distacco dalla religione. Però sono più numerosi i giovani che non gli ultrasessantenni che ritengono che la Bibbia sia un riferimento culturale nella società francese. Il che conferma i risultati di un'inchiesta che avevamo condotto presso i giovani tra i 14 e i 16 anni: per loro, è un dato acquisito che le religioni facciano parte della nostra cultura e della nostra storia, che ci si debba interessare delle religioni e trovare delle chiavi di intelligibilità, indipendentemente dall'appartenenza o meno ad una qualsiasi religione. Pur essendo per la maggior parte esterni all'ambito religioso istituzionalizzato, i giovani hanno una maggiore libertà nei confronti della Bibbia, e anche un rapporto più libero nei confronti del religioso rispetto alle persone meno giovani.
Anche le cifre minoritarie sono interessanti: tra i francesi che si dichiarano senza religione, l'11% dice di leggere la Bibbia, e il 31% dei non credente dichiara di trovarvi un interesse religioso o spirituale. Il che mostra che l'interesse per la Bibbia va oltre l'appartenenza ad una Chiesa o a una sinagoga e corrobora la constatazione che oggi dire di essere senza religione non significa non avere interesse spirituale. Ma globalmente questo sondaggio mostra che è ancora difficile in Francia ammettere che avere interesse per la Bibbia non è in contraddizione con la laicità, e che la si può considerare come un testo letterario, storico o anche religioso senza essere necessariamente credenti.
All'inverso, in una società in cui l'impegno è una scelta volontaria, un'opzione personale, in cui l'appartenenza ad una religione diventa una forma di “sottocultura minoritaria”, coloro che vi si riconoscono sono più conseguenti nel loro impegno. Ad esempio, è molto interessante constatare che la maggioranza dei cattolici praticanti frequenta il testo biblico. La proporzione delle persone che possiedono una Bibbia e che la leggono è perfino aumentata. Quindi aumenta lo scarto tra coloro che sono molto impegnati e coloro che sono totalmente indifferenti a qualsiasi cultura religiosa. Questo divario è una delle componenti della configurazione attuale del paesaggio religioso.
di Jean-Paul Willaime, sociologo delle religioni, direttore all'École pratique des hautes études
Quasi quattro francesi su dieci (il 37%) dichiarano oggi di possedere una Bibbia, ma solo il 26% la legge, secondo un sondaggio realizzato da Ipsos su un campione di 1017 persone per L'Alliance biblique française, che organizza una grande esposizione dedicata alla Bibbia, patrimonio dell'umanità all'Unesco.
Il fatto che i tre quarti dei francesi non leggano mai la Bibbia non stupisce vista la secolarizzazione della popolazione francese. Oggi, la metà di coloro che hanno meno di 25 anni dichiara di non avere religione. Questo sondaggio conferma un certo distacco dalla religione. Però sono più numerosi i giovani che non gli ultrasessantenni che ritengono che la Bibbia sia un riferimento culturale nella società francese. Il che conferma i risultati di un'inchiesta che avevamo condotto presso i giovani tra i 14 e i 16 anni: per loro, è un dato acquisito che le religioni facciano parte della nostra cultura e della nostra storia, che ci si debba interessare delle religioni e trovare delle chiavi di intelligibilità, indipendentemente dall'appartenenza o meno ad una qualsiasi religione. Pur essendo per la maggior parte esterni all'ambito religioso istituzionalizzato, i giovani hanno una maggiore libertà nei confronti della Bibbia, e anche un rapporto più libero nei confronti del religioso rispetto alle persone meno giovani.
Anche le cifre minoritarie sono interessanti: tra i francesi che si dichiarano senza religione, l'11% dice di leggere la Bibbia, e il 31% dei non credente dichiara di trovarvi un interesse religioso o spirituale. Il che mostra che l'interesse per la Bibbia va oltre l'appartenenza ad una Chiesa o a una sinagoga e corrobora la constatazione che oggi dire di essere senza religione non significa non avere interesse spirituale. Ma globalmente questo sondaggio mostra che è ancora difficile in Francia ammettere che avere interesse per la Bibbia non è in contraddizione con la laicità, e che la si può considerare come un testo letterario, storico o anche religioso senza essere necessariamente credenti.
All'inverso, in una società in cui l'impegno è una scelta volontaria, un'opzione personale, in cui l'appartenenza ad una religione diventa una forma di “sottocultura minoritaria”, coloro che vi si riconoscono sono più conseguenti nel loro impegno. Ad esempio, è molto interessante constatare che la maggioranza dei cattolici praticanti frequenta il testo biblico. La proporzione delle persone che possiedono una Bibbia e che la leggono è perfino aumentata. Quindi aumenta lo scarto tra coloro che sono molto impegnati e coloro che sono totalmente indifferenti a qualsiasi cultura religiosa. Questo divario è una delle componenti della configurazione attuale del paesaggio religioso.
in “La Croix” del 9 febbraio 2010 (traduzione: www.finesettimana.org)