“Il corpo vivo” che si agita nella Chiesa

di Marco Garzonio

Fa indubbiamente scalpore la Chiesa che merita le prime pagine per una serie di vicende che hanno a che fare più con il potere che con il Vangelo delle Beatitudini. Ma, come dice la Scrittura, è bene che gli "scandali" siano rivelati. Primo, perché aiutano a purificare animi e situazioni, a far entrare aria fresca e a coinvolgere energie nuove. Secondo perché fanno crescere l'opinione pubblica nella Chiesa (come voleva il Concilio), fra i cristiani tutti, troppo spesso afflitti da conformismo, remissività, convenienze, appartenenze, quieto vivere. Terzo perché spronano ad allargare gli orizzonti entro cui considerare non solo le vicende interne alla Chiesa e dei credenti, ma quelle del mondo intero, verso il quale il cristiano dovrebbe essere testimone autentico ed autorevole della speranza che è il lui, quella per cui Cristo è morto in croce per salvare l'umanità intera. E' difficile per un non credente pensare che lo Spirito Santo sia sempre presente e di continuo agisca nelle vicende ecclesiastiche. Anche perché, invece di evidenziare la valenza profetica, la Chiesa e i suoi fedeli spesso esitano nel fare tutto ciò che spetterebbe loro per rendere viva e operosa quella presenza. La Chiesa è visibile di per sé e spesso mostra come preponderante la dimensione istituzionale. E alcuni luoghi, Vaticano e Santa Sede, ad esempio, paiono perdere funzione simbolica e acquisire piuttosto una dimensione più di governo terreno, di gestione e di amministrazione. Perché questa riflessione? Non sfugge a nessuno che alla morte di Giovanni Paolo II i cardinali chiamati a eleggere il successore si sono trovati a un bivio. Semplificando: o assecondare lo slancio wojtyliano, e quindi andare oltre, aprirsi a una dimensione universalistica, autenticamente cattolica. Oppure, cercare di "riorganizzare" le fila, proprio dopo il ciclone Wojtyla. La prima strada avrebbe comportato un'apertura ai mondi in cui la Chiesa, come si dice, è "in stato di missione" e per questo guardata da molti popoli come via di riscatto e salvezza da povertà, guerre, discriminazioni. E in effetti gli episcopati di America Latina, India, Africa, pur fra contraddizioni, si sono spesso rivelati portatori di istanze evangeliche e di richieste e che queste vengano tradotte in pratica, con coraggio, autenticità, verità. E all'ultimo Conclave v'erano autorevoli esponenti di tale tendenza. La seconda strada faceva propendere per una riaffermazione di una visione più da mondo Occidentale, eurocentrica, che vede in Roma, là dove Pietro e Paolo sono approdati e hanno annunciato Cristo, il fulcro generativo continuo del messaggio Evangelico. Con l'elezione di Joseph Ratzinger ha prevalso la seconda opzione. E la caratura teologica di Benedetto XVI costituiva un'indubbia garanzia per tutti gli orientamenti in campo. Ma è difficile e illusorio tenere fermo un corpo vivo. E la Chiesa non fa eccezione. Gli "scandali" di questi giorni, le polemiche attorno agli schieramenti, alle posizioni di prelati, sino alla richiesta dello stesso pontefice di un dossier chiarificatore sul cosiddetto "caso Boffo", possono essere letti in questa prospettiva. Lo scenario è di una Chiesa che si muove e in qualche caso si agita, magari scompostamente, in quanto è un organismo vivo. In discussione andrebbero posti semmai obiettivi e metodi messi in campo. Probabilmente, se qualcuno si è dato da fare per definire certi assetti di potere ai vertici vaticani e ha lavorato perché alcune poltrone saltassero e venissero attribuiti maggior peso ed incidenza ad alcuni uffici piuttosto che ad altri, è perché quel qualcuno guarda avanti, è preoccupato del futuro prossimo. Cerca, insomma, di precostituire situazioni e stabilizzare equilibri. Le organizzazioni complesse - e la Chiesa non sfugge alla regola - possono avere leader, forti personalità di riferimento, ma poi è la macchina che fa funzionare il sistema. E con gli ingranaggi e i centri decisionali di questo, anche guide autorevoli e carismatiche devono fare i conti. Lo sanno i governi con ministeri e burocrazie; lo sanno i papi, con congregazioni e uffici curiali. Lunga vita, ovviamente, a Benedetto XVI. Ma molti uomini di Chiesa stanno lavorando per la Chiesa che verrà. Credendo forse ciascuno (e speriamo davvero in buona fede) di garantire un avvenire più consono e non per perseguire - secondo l'ammonimento dello stesso papa dell'altro giorno - carriera e potere. Certo, v'è un'incognita per chi crede: si chiama Spirito Santo, che soffia dove, come e quando vuole. E in questa sua azione può scompigliare anche i giochi più raffinati e le alchimie meglio studiate. S'è visto con Giovanni XXIII e con Wojtyla. Ecco, questa variabile andrebbe maggiormente messa in conto da chi traccia organigrammi e cerca di far coincidere persone e poltrone. Se gli "scandali" servissero anche a tale presa di coscienza, ad una prova di umile ridimensionamento di appetiti e desideri sarebbe già un bel risultato.


in “Corriere della Sera” del 2 febbraio 2010