Omelia nella prima domenica d'Avvento

mons. Tonino Bello

Miei cari fratelli,sono molto contento di venire in mezzo a voi proprio la prima domenica di Avvento.

La liturgia,sotto le apparenza di un linguaggio catastrofico, ci parla di speranza; ci rende una notizia straordinaria, per la quale forse non riusciamo a scaldarci più perchè siamo diventati vecchi, o perchè queste parole ce le sentiamo ripetere da secoli, e non proviamo più trasalimento.

Che cosa ci dice l'Avvento? Avvento significa "venuta". La celebrazione di oggi, miei cari fratelli, vuole dirci che Gesù è venuto.

Voi replicherete:"Ma questo lo sapevamo già,cosa ci annunci di nuovo? E' una notizia antica, non ci dice più niente!"

Ma come: "Non ci dice più niente!"

Cari fratelli,Gesù è venuto duemila anni fa. Si è fatto uomo come noi: è sceso,ha penetrato gli strati dell'universo ed è arrivato nel cuore della terra. E' diventato come noi: sorriso umano, sofferenza umana, linguaggio umano, volto umano...

Gesù Cristo ha messo la tenda dove dormiamo noi,è diventato nostro contubernalis. I latini dicevano così dei loro compagni d'armi, che dormivano sotto la stessa tenda: contubernalis,perchè dormivano due a due.

E' diventato, dunque, nostro compagno di tenda. Dorme con noi, Gesù Cristo! Ed è nostro compagno di viaggio: cammina con noi, non ci lascia soli! Ed è diventato nostro compagno di tavola, commensale nostro.

Questo, cari fratelli, dovrebbe veramente riempirci il cuore di felicità, perchè sperimentiamo tutti, a partire da me,la solitudine e la sofferenza, l'abbandono, l'incapacità di comunicare con gli altri: sperimentiamo l'avvilimento, non è vero? Chi di noi può dire che il sorriso che gli spunta sulle labbra coincide con il sorriso dell'anima? Quanti orpelli mettiamo ai nostri sentimenti interiori... per cui a volte abbiamo l'anima lacerata e traduciamo tutto questo con un sorriso fugace che si spegne subito!