Il vestito troppo corto, la pubblicità senza fantasia

Un cartellone gigantesco provoca proteste. E solleva anche le obiezioni di chi grida alla censura

S H, chi era costui? Fino a ieri è abbastanza probabile che nessuno lo sapesse, fatta eccezione, forse, per qualche specialista della moda in grado di ravvisare in lui una griffe di pret-à-porter. Da domani, invece, grazie al manifesto gigantesco esposto in varie città, tutti lo sapranno e, magari, compreranno. La pubblicità avrà, insomma, raggiunto il suo scopo, e pazienza se a scapito della fantasia in primo luogo e poi anche - ma si sa che ormai contano meno di niente - della raffinatezza, dell'eleganza, della classe, del buongusto, elementi che, nel campo del made in Italy, si pensava dovessero contare qualcosa. Il gigantesco manifesto mostra, infatti, una gigantesca donna il cui cortissimo vestitino non riesce a nascondere che sotto non porta proprio niente di niente. Lo sforzo dei pubblicitari non deve essere stato, insomma, così straordinario se, per lanciare una nuova linea di abiti, non ha saputo partorire di meglio dell'ennesima ragazza seminuda che, da lassù, sgambetta beata e bene in vista. L'unica, modesta e poco originale novità consiste nell'aver esasperato ancora un po' di più - di uno o due centimetri lungo il metro del pudore - la nudità di un corpo femminile e questo mentre, appena dieci giorni fa, un milione di donne erano andate in piazza invocando più rispetto e più decenza. Come è ovvio alcuni, non pochissimi, hanno protestato e, come è altrettanto ovvio, in risposta, comitati, associazioni più l'uno o l'altro politico hanno, sia pure con qualche cautela - probabilmente per non passare per censori - deplorato. Servirà a convincere i pubblicitari di turno a spremersi un poco di più le meningi, a cercare di far colpo sul pubblico con trovate un po' meno scontate? Certamente no. Dispiace dirlo - per chi in quell'azienda si guadagna il pane - ma l'unico vero deterrente sarebbe quello di non comprare.


Isabella Bossi Fedrigotti