I giornali e i furbetti delle letterine
di Antonella Mariani
Il nemico numero uno, nelle redazioni dei giornali, non è il politico corrotto, l'affarista senza scrupoli o l'opinionista inaffidabile. No, l'incubo degli incubi è il buontempone. Meglio: quella particolare categoria di buontempone che inventa ogni giorno un nome falso, spedisce lettere anche interessanti, nella speranza, ahimé spesso fondata, di vedersela pubblicata nella rubrica della posta. Il buontempone-grafomane è un tipo pieno di inventiva e la sua fantasia, allenata presumibilmente da anni di sciarade, anagrammi, rebus da periodici di enigmistica, è finalizzata a mettere nel sacco i redattori. Massima soddisfazione, per il "furbetto della letterina", trovare stampato su un quotidiano o su un settimanale, un suo scritto con la firma (è un esempio assolutamente vero) Marinella Tempesta o Casimira Colosi. Per chi non l'avesse colto, ecco il perfido tranello: Mari-nella-tempesta, Casi-miracolosi. Spesso l'esperienza di anni trascorsi in oscure redazioni a setacciare la posta dei lettori non basta per sfuggire all'insidia: al redattore serve l'occhio, l'intuito, la prontezza di riflessi per capire dove sta il sottile gioco di parole. Perché i buontemponi escogitano ogni giorno una nuova trappola. Così capita che Teodoro Lascella finisca per trovare spazio, con una sua serissima lettera sulla crisi finanziaria globale, sulle colonne di un blasonato quotidiano economico. O che Guido Naguzzi racconti la sua esperienza di turismo in motocicletta nella rubrica della posta di un mensile specializzato in viaggi
Sorriso creativo
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