Sulla capacità di credere si gioca il futuro dell'umanità

di Enzo Bianchi

Dovremmo chiederci quanto dell'attuale difficoltà a credere non dipenda da un clima di progressiva sfiducia negli altri, nella situazione sociale ed economica, nel futuro stesso. Fede, infatti, è mettere fiducia, fidarsi, è un'attitudine complessiva della persona: per questo le difficoltà a credere si radicano nel profondo, nelle difficoltà stesse del mestiere di vivere. La fede, il credere è una realtà antropologica fondamentale, costitutiva dell'esistenza umana, come la ragione e il linguaggio: è un atto della libertà dell'essere umano, tanto che possiamo affermare che non ci può essere umanizzazione autentica senza fede. In altre parole, non si può essere uomini senza credere, perché credere è il modo di vivere la relazione con gli altri; e non è possibile nessun cammino di umanizzazione senza gli altri, perché vivere è sempre vivere con e attraverso l'altro. Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno? A differenza degli animali, noi usciamo incompiuti dall'utero materno e per crescere come persone, per acquisire una soggettività abbiamo bisogno di qualcuno in cui mettere fede-fiducia. Anzi, fin dalla sua vita intrauterina il nascituro mette fiducia in sua madre, crede in lei quando essa per lui è ancora nient'altro che una matrice; fin dal seno di sua madre egli crede alla vita di cui si sente vivere, crede alla madre che lo porta in grembo, è come abitato da una promessa, quella di poter accedere a una vita in pienezza. Tutto questo, certamente, non nell'ordine dell'intelligenza