Trent'anni fa la strage di tifosi allo stadio Heysel durante la finale di Champion Juve-Liverpool.
Ero tifoso, ma non juventino, mai juventino.
Ero tifoso, appassionato come è nel mio DNA.
Ero tifoso, sanguigno fino ad accendermi nelle discussioni contro gli altri tifosi.
Ero tifoso, conoscitore della mia squadra al punto da acquistare la sua rivista.
Quella sera, come tante altre, io diciassettenne l'avevo passata tra amici.
La serata era stata semplice e piacevole.
Rispetto alla finale avevo solo il retropensiero che avrei saputo il risultato... e che la mattina seguente al liceo ci sarebbe stata bagarre con gli juventini.
Quando a casa ho visto le immagini della mattanza, ho sentito la voce di Pizzul,
tutta la mia persona reagì come le è caratteristico:
dolore, delusione, compassione, indignazione, rabbia.
La serata primaverile faceva sentire alla mia pelle il contrasto stridente tra il calore dell'amicizia e il gelo dell'odio e della stupidità.
Quando capii che la partita era stata giocata lo stesso,
non trovai sufficienti le ragioni di sicurezza o di opportunità:
quel mondo e quel modo non sarebbero più stati i miei.
Non ho più tifato, non ho più discusso dopo una partita, non ho più alzato la voce o le mani per una squadra.
don Chisciotte Mc
p.s. Tenuto conto che la passione è nel mio DNA,
quando essa è stata o sarà delusa da altro (oltre il calcio),
la mia reazione è stata e sarà la stessa.