«Ogni giorno c'era una nuova parte di lei che mi si mostrava. Era come se non l'avessi mai conosciuta del tutto. Come le pareti di roccia di una montagna che lentamente si mostrano al virare del sole durante il giorno, ma se cominci a scalarla, scoprirai che nulla era come appariva dal basso, che fosse giorno o notte piena.
Non c'era mattino che non aprissi gli occhi e, vedendola al mio fianco, non la trovassi un po' più bella di come l'avevo lasciata la sera. Ed ero consapevole che sarebbe stata un po' meno bella del mattino successivo. Man mano che la conoscevo mi appariva più luminosa, più armoniosa, più maestosa e calda di come l'avevo lasciata qualche attimo prima. Ogni sera, quando tornava a casa, la guardavo come la vedessi per la prima volta e mi stupivo. Sempre. 
Ad ogni bacio la mia anima prendeva il volo come se fosse il secondo dei nostri primi baci e ad ogni sguardo mi rammaricavo di non averle detto abbastanza volte quanto fosse bella. 
Non c'era istante che non mi scivolasse tra i pensieri come il migliore di tutti i pensieri e non mi scaldasse il cuore come brace sempre viva. Di un calore ogni volta più dolce e più corposo. E me ne stupivo.
Vi era in lei una scrittura strana, come di chi non volesse farsi leggere, ma al contempo desiderasse profondamente essere letta fino nel più profondo degli angoli. E ad ogni nuova pagina, restavo a bocca aperta, perché chiunque l'avesse scritta, non solo aveva tra le dita l'arte di tutte le arti, ma anche nel cuore ogni sentimento e sulle labbra tutte le parole che io non avrei mai sperato di sapere».
(dalla rete)