«Nel modo in cui muoiono Guevara e Allende ci sono un'implacabile determinazione, una deliberata inesorabilità, una folle dignità. In quelle ultime ore, tutto ciò che potrebbe favorire la salvezza, come i negoziati, i maneggi, i compromessi, la resa o la fuga, viene respinto. Il loro cammino, rettilineo e inequivocabile, porta dritto alla morte.
Sia una morte che l'altra sono una dichiarazione, una sfida. Esprimono il desiderio di testimoniare pubblicamente la giustezza delle proprie convinzioni e la disponibilità, al di là di ogni esitazione, a pagare per essa il prezzo più alto. Sono costretto ad andarmene, ma non me ne vado del tutto, non interamente, non per sempre. Entrambi consapevoli di doversene andare, vi si preparano per tempo. Guevara si accomiata da Fidel, dai genitori e dai figli in lettere scritte molti mesi prima della fine. Allende inizia il suo ultimo, tragico giorno separandosi prima dalle figlie, e poi - in un discorso alla radio - dal popolo. A partire da quel momento, resteranno soli con il destino, attorniati da un pugno di uomini che li seguiranno fino in fondo. Andare fino in fondo: è questa l'idea che li accompagnerà nelle ultime ore rimaste. Agiscono fino all'ultimo, non hanno tempo, sono presi dai loro compiti.
Cadono entrambi strada facendo.
Due morti così simili e due vite così diverse. Due personalità antitetiche, due temperamenti opposti».
Ryszard Kapuscinski, Cristo con il fucile in spalla, 164