« (...) Occorre *discernere, scegliere e custodire l’essenziale* della fede cristiana. Dunque: togliere quello che abbiamo confuso come prioritario e necessario ma che non lo era. (...)
Un mondo finisce e qualcos’altro nasce, grazie alla *novità del Vangelo*. Abbandonare vecchi schemi e strutture e inventarne di nuove. Ma questo tempo inaugurale, aurorale, richiede *coraggio e creatività*, il coraggio di abbandonare vecchi schemi e vecchie strutture e inventarne di nuove. “L’Evangelo – scrive Bellet – ““può apparire come evangelo, cioè la parola, appunto, inaugurale che *apre lo spazio di vita*?. (...)
È tempo, dunque, di grande immaginazione. Perché non è il Vangelo a essere messo in scacco ma, piuttosto, la modalità con la quale noi cristiani fino ad ora lo abbiamo vissuto e comunicato. *Non è la fine della fede ma di una certa fede*.
E forse, anche se oggi a noi non lo pare, è una fortuna. Ecco perché siamo chiamati a discernere tra sostanza e forma, tra consuetudini e verità, come un pellegrino che deve compiere un lungo cammino e che deve mettere nella sua bisaccia tutte e solo le poche cose essenziali. *La Parola, la cura liturgica, la formazione, la costruzione di una chiesa di popolo*. Se i preti investissero tempo, studio, energie e risorse in queste priorità avremmo una Chiesa diversa. Se i laici imparassero a custodire la passione per il Vangelo, a prescindere dalle paure o dalle pigrizie dei loro preti, cammineremmo con altro passo. (...)
Stiamo velocemente camminando verso una nuova forma di cristianesimo. *Un cristianesimo per scelta e dunque un cristianesimo di minoranza*. Dove si giungerà alla fede per conversione e per convinzione. Piccole comunità fondate più sulle relazioni che sulle strutture, in una pastorale più di proposta che di conservazione. Non spaventate di essere una “parte”, neanche la più consistente, del “tutto”, in una società sempre più “plurale”, segnata sia dalla crescita esponenziale degli “indifferenti”, sia dal timido ma costante affacciarsi nei nostri territori dei “differenti”, uomini e donne che credono in un Dio diverso dal Dio di Gesù Cristo. Una Chiesa, quella di domani, che papa Francesco continua a delineare come una Chiesa fedele allo “stile” di Gesù. (...)
Vedo attorno, soprattutto tra i preti e gli operatori pastorali, molta fatica e scoraggiamento. Non è forse venuto il tempo di *un Sinodo* diocesano per un *confronto comunitario* attorno a questo improrogabile “nuovo inizio”?».
Daniele Rocchetti, 30 Luglio 2020
2020_08_agosto
"Un mondo finisce e qualcos’altro nasce, grazie alla novità del Vangelo"
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