"Quando si cambia un prete" - 7
"Ministro" trae la sua radice etimologica dal latino "minus" e quindi significa "minore, servitore, servo". L'aggettivo "ordinato" (legato al sostantivo "ministro") richiama il latino "ordo", che identifica un gruppo, una classe... specie se finalizzati ad un incarico; quindi "ordinato" indica uno inserito in un gruppo per un incarico. In funzione di questo incarico, il ministro riceve una "ordinazione", cioè viene invocato su di lui lo Spirito Santo affinché sia inserito in un gruppo di servizio.
I ministri ordinati sono inseriti in un gruppo (non una casta) col preciso compito di servire il popolo di Dio (nel quale tutti sono sacerdoti, re e profeti, come Gesù).
E' evidente, quindi, che la perpetua o i familiari che abitano con un ministro ordinato non sono "la serva del prete"; è evidente che i consiglieri (del Consiglio Pastorale o del Consiglio Affari Economici) non sono lì a ratificare le decisioni del prete; è evidente che gli operatori pastorali (catechisti, educatori, allenatori, animatori liturgici....) non sono da considerarsi degli aiuti accessori alla azione del ministro ordinato.
Dunque, quando si cambia un ministro ordinato è perché sia meglio servito il santo popolo di Dio, il quale - nella sua santità di Corpo di Cristo - sarà anche in grado (ma dovrebbe essere una eccezione) di servire amabilmente anche quel figlio della Chiesa, ministro ordinato, che avesse dei problemi fisici, psicologici, relazionali, spirituali.
don Chisciotte Mc, 8.08.2020