La Bibbia, acqua di sorgente
di Alessandro Esposito
Per tutta la tradizione ebraica, di cui lo stesso Gesù è figlio e per ciò stesso espressione, il rapporto con le Scritture si configura in questo modo: si tratta di una relazione vivente, di un reciproco, instancabile interrogarsi, che va dal testo a chi lo ascolta e viceversa. Non è materia inerte, il testo: al contrario, è cuore pulsante che alimenta una gioiosa irrequietezza, un desiderio che si rinnova a ogni nuovo ascolto e non si spegne nella spiegazione, ma si ridesta e si riaccende, ogni volta di nuovo, nel commento. Ogni testo, infatti, ogni racconto, è un invito a scavare, alla ricerca di sensi che fioriscono a ogni passo, custoditi nel cuore stesso di parole che sono come indizi che ci mettono sulle tracce di una ricerca che non ha fine e che si chiama fede.
Credere, difatti, significa rimanere viandanti, mantenere il cuore e la mente aperti a quel dono di novità in cui Dio si lascia incontrare, ma mai identificare una volta per tutte e, men che meno, imprigionare. Fede è freschezza che si alimenta di una lettura sempre rinnovata e mai conclusa, quella stessa che fa sì che, giorno dopo giorno, ci rechiamo presso una fonte che ci dona, al contempo, la sete e l'acqua. Questo è la Bibbia: acqua di sorgente che, mentre spegne la sete, torna a ridestarla. Noi ci accostiamo a questa fonte con le piccole anfore dei nostri cuori, che si ricolmano della sua acqua per poi svuotarsi e tornare ad attingere a lei, incessantemente. La nostra sete può placarsi, ma mai estinguersi: quella stessa Parola che la spegne, difatti, torna anche ad alimentarla.
Ma perché ciò avvenga, le Scritture vanno accostate, interrogate, interpretate: non sempre, difatti, la loro comprensione è immediata, come del resto accade con tutti gli incontri significativi che
trasformano le nostre vite e i nostri sguardi. Bisogna sostare nei pressi delle Scritture, radicarsi in loro come l'albero che mette radici profonde per nutrirsene, come narra l'inizio del libro dei salmi. (...)
Narra il libro di Nehemia, al versetto 8 dell'ottavo capitolo: «Essi leggevano il libro dell'insegnamento a piccoli brani e con ricerche del senso: e così ne rendevano più chiara la lettura».
A piccoli sorsi: così un popolo dal cuore ferito per il ricordo ancora vivo di un esilio prolungato e doloroso, attinge alla Parola. Non si tratta, per così dire, di una ubriacatura che inebria, per poi non lasciare di sé che la traccia di uno stordimento fugace e sterile. No: si tratta di un ascolto attento e paziente, che contempla pause, domande, riflessioni, chiarimenti. Su pagine che trasudano senso non si può correre distrattamente: altrimenti, esse scivolano via e non penetrano nel profondo. Forse il tempo scandito da interruzioni che - per un periodo breve a tanti apparso così lungo - hanno rallentato la nostra irrefrenabile corsa, forse questo tempo ha provato a insegnarci che un respiro senza pause diventa presto corto e affannoso. (...)
L'ascolto della Parola, al contrario, rappresenta lo spazio dell'incontro con Dio così come del ritorno a sé: aspetti distinti, certamente, ma non estranei l'uno all'altro. Il testo biblico, difatti, è insieme sentimento di Dio ed esperienza di sé, avvicinamento all'uno come all'altro. È avventura di autenticità, domandare lieto e inesausto, itinerario che porta a Dio mentre riconduce a sé: nell'ascolto della Parola, infatti, si riabbracciano entrambi questi universi intimi e ignoti, diversi eppure intrecciati.
Ricercare incessantemente gli infiniti sensi che il testo biblico custodisce e, se opportunamente accolto e interrogato, sprigiona, significa al contempo gettare una luce su di sé, su quel mistero inesauribile che siamo a noi stesse, a noi stessi. Leggiamo e rileggiamo la Bibbia per comprenderla meglio, senza dubbio, ma anche - e questo spesso ce lo dimentichiamo - per comprenderci meglio. Perché questo viaggio affascinante e interminabile possa avere inizio, dobbiamo riacquistare familiarità con una Parola indomita e viva, libera e provocatoria, che si agita dentro e sotto le pagine di ogni testo che ci raggiunge e ci interpella. (...)
in "Riforma" - settimanale delle chiese evangeliche battiste metodiste e valdesi - del 21 agosto 2020