«Messe di notte, digiuno, luce elettrica, ordine pubblico e ordine morale. Può essere utile ricordare che fino alle riforme di Pio XII (1950) le celebrazioni eucaristiche di notte erano percepite come impossibili per molti motivi: obbligo di digiuno dalla mezzanotte precedente, ordine pubblico e assenza di illuminazione elettrica. Così voleva il Concilio di Trento...e noi spesso ci dimentichiamo di come era il mondo fino a 4 generazioni fa. Senza contare il giudizio morale sulle azioni notturne: il Card Siri nel 1951, suggeriva di riservare le veglie pasquali notturne, cui era contrario, solo per attori, circensi e prostitute... (...)
Il tratto che accomuna alcune posizioni del 1951 sulla Veglia e certe posizioni di oggi sulla Messa della notte di Natale è proprio la rigidità disciplinare e dottrinale: come allora si puntavano i piedi contro le nuove evidenze, restando nella inerzia dei comportamenti “acquisiti”, così oggi ci si irrigidisce sulle acquisizioni degli ultimi decenni, come se le nuove evidenze – di carattere pubblico e sanitario – fossero semplicemente un attentato alla identità e alla tradizione. Si usano le novità elaborate dalla riforma a partire dal 1950, sulla base non solo di antichi documenti, ma anche di nuove evidenze tecnologiche, culturali e teologiche, come se fossero dati arcaici e intoccabili, che la Chiesa da sempre avrebbe osservato. Ma non è così: la logica “trasgressiva” dei riti esige un altro approccio, mentre la Veglia pasquale e la Messa di mezzanotte vengono ridotte in questo modo a mere “occasioni disciplinari e apologetiche”: notte buia allora, notte buia oggi».
di Andrea Grillo, 2 dicembre 2020
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