In tutte le omelie di queste feste fino alla Epifania leggeremo dei testi comuni, in nome del tema: “Molte membra, un solo Corpo”.
Nello scorso novembre, nella loro Assemblea generale ad Assisi, i vescovi italiani hanno approvato la Nota Pastorale “Educare ad una pace disarmata e disarmante”. Vi invitiamo a cercarla online, per accompagnare questi giorni che ci preparano alla Giornata mondiale della pace, il prossimo 1 gennaio.
Ecco un riassunto della Nota Pastorale dei vescovi italiani, a cura di Irene Funghi, sul quotidiano “Avvenire”.
https://www.avvenire.it/chiesa/chiesa-italiana/educazione-alla-pace-ecco-la-via-tracciata-dalla-chiesa-italiana_101748

"Mio cugino è prete a Kilvarnet,

mio fratello è prete a Mocharabuiee.

Ma io ho fatto più di mio fratello e mio cugino:

leggono nei libri di preghiere,

io leggo nel mio libro di canzoni

che ho comperato alla fiera di Sligo.

Quando alla fine dei tempi

noi ci presenteremo a Pietro,

andremo a lui seduto in maestà,

allora lui sorriderà ai nostri tre vecchi spiriti,

ma chiamerà me per primo oltre il cancello.

Perché sempre allegri sono i buoni,

salvo che per cattiva sorte,

e la gente allegra ama il violino,

e la gente allegra ama ballare".

W. B. Yeats, Il violinista di Dooney

Non è successo niente
19.11.2025

- Stai scrivendo?
- No, sto comprando roba su Amazon.
- Che roba?
- Roba.
- La tua indeterminatezza mi inquieta.
- Una campana tibetana.
- Ma perché?
- Perché c'è il Black Friday. Sta a quindici euro al posto che trenta.
- Ma che te ne fai?
- Non lo so, avevo voglia di comprare qualcosa.
- Cos'è quel numerino in alto a destra?
- Gli acquisti nel mio carrello.
- Non puoi. Non hai così tanti soldi.
- Ho attinto dal fondo sorpresa per le vacanze.
- Non esiste nessun fondo sorpresa per le vacanze.
- Sorpresa.
- Senti, fai un piacere, svuota quel carrello.
- Neanche per sogno.
- Dai, per favore, non ho voglia di litigare.
- Va bene, non litighiamo. Ma il carrello resta pieno.
- Allora spiegami che cosa ci fai con tutta sta roba? Cos'è quello?

“È il rispetto la sostanza etica a cui ancorare le nostre relazioni ecclesiali, quelle verticali come quelle orizzontali, affinché l’altro sia riconosciuto come tale: altro da me, differente. Di fronte all’altro non solo ci è chiesto di toglierci i sandali per rispettarne la sacralità e l’originalità di cui ciascuno è portatore, ma imparare a “chiedere permesso”, per incontrarne la vulnerabilità come tratto dell’umano da integrare e custodire, sempre e ovunque”, scrive Chiara Griffini, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori e adulti vulnerabili, nell’introduzione che accompagna i materiali. “E il limite, se valicato – osserva – diventa non solo violazione, ma perdita per tutti di quella essenza che ci accomuna al di là di ogni gerarchia verticale e prossimità orizzontale: la dignità che ci appartiene come esseri umani. Quella dignità inviolabile che Gesù per primo ha riconosciuto ai bambini”.
https://www.chiesacattolica.it/il-18-novembre-la-giornata-nazionale-di-preghiera-per-le-vittime-e-i-sopravvissuti-agli-abusi/?fbclid=IwY2xjawOI8f1leHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeu2FOraTP7_b1lbh6YutRiMN2qN8lQOes8lDLPINbPW92lOqcycvCSdi8nqA_aem_RtM9NitNPSEnlAEH164yZA

 

(...) I funerali di status. Funerali social.

- Cioè?

- I funerali di status hanno innumerevoli vantaggi. Sono veloci, sono economici e tutti sono invitati.

- Tutti chi?

- Tutti.

- Anche quelli che non mi conoscevano?

- Soprattutto quelli che non la conoscevano. Ai funerali di status vengono quasi solo persone che non la conoscevano.

- Ma come fanno a entrare?

- Facile, dicono che la conoscevano da sempre.

- Ma è una cazzata.

- E che vuole fare? Uscire dalla bara e dirglielo? (...)

https://www.facebook.com/share/17NCd2Q3kF/

Nella Giornata di Cristo Re dell’Universo papa Francesco aveva indetto la *Giornata Mondiale dei poveri*, ad indicare come la *vera regalità di Cristo e dei cristiani risiede nel mettersi a servizio di chi è più bisognoso e fragile*.

La nostra diocesi ambrosiana – come è noto – vive un Tempo di Avvento lungo sei settimane (non quattro, come il rito romano) e quindi la solennità di Cristo Re cade due settimane prima di quella del resto della Chiesa.

“I poveri li avete sempre con voi”: questa è la costatazione di Gesù; se il 9 novembre puntiamo gli occhi sul fatto che la Chiesa è serva (come il suo Signore, il suo Sposo, il suo Fondatore) è per *dire grazie all’Altissimo che ci permette di partecipare alla sua dedizione ai bisognosi*, tanto che la Chiesa sa che la sua *scelta preferenziale è e deve essere per i poveri*.

Non ne abbiano a male i ricchi e i potenti; e non si nascondano miseramente dietro la scusa: “Abbiamo i soldi per darli a chi ne ha bisogno”. E’ una scusa e una giustificazione spiritualeggiante della situazione di ingiustizia, prevaricazione, disuguaglianza presenti nel mondo.

“Non potete servire Dio e la ricchezza”: è stata l’amara considerazione di Gesù che diventa per noi un monito. Se ogni anno non avessimo raccolto e distribuito 50-70.000 euro alle persone bisognose (a cui si aggiungono i generi alimentari, gli indumenti, i prodotti per l’igiene…), magari adesso non avremmo un debito di 45.000 euro… ma certamente avremmo *un enorme debito di amore verso le membra povere del Corpo di Cristo… e comunque se i fedeli sono avari e indifferenti coi poveri, lo saranno anche con le parrocchie*!

Grazie agli *operatori della nostra Caritas* e al coordinamento decanale; grazie alla “*Farsi prossimo ETS*”, ente del terzo settore costituito dalle parrocchie varesine e grazie a tutti quelli che ci danno l’esempio che  tra Cristo e il dio denaro si può scegliere il Primo.

Mc 251109

 

Mario Calabresi, "Solo la fatica ci salverà"

"Vi racconto come è nata l'idea di questo libro (...) Parla di una parola che non ci piace ma che contiene tantissimi significati, continua ad accompagnare le nostre vite ed è un motore incredibile: la fatica".

"Venerdì 8 gennaio 2016, una settimana prima di diventare direttore di Repubblica, feci una nota sul telefono, una delle migliaia che ho scritto in questi anni, che aveva questo titolo: “*Alzarsi all’alba*”. Poi c’era un sottotitolo che recitava: “Perché solo la fatica ci salverà”. Non ho idea cosa mi spinse quel giorno a cominciare a raccogliere idee e esempi di storie di dedizione, di lavoro, di pazienza, di tenacia, di sacrificio, in una parola di fatica. Ricordo però che già allora pensavo fosse necessario provare a ridare un significato più pieno e completo a una parola che oggi ha soltanto un’accezione negativa. Ma non solo, anche a *sfatare l’illusione che la fatica potesse scomparire dalle nostre vite*. Nel tempo ho raccolto idee e storie e adesso questo viaggio è finito ed è diventato il mio nuovo libro che uscirà martedì 16 settembre.

Si intitola esattamente come avevo immaginato più di nove anni fa. Già allora mi affascinava l’alba, anche se la mia vita e i miei ritmi erano spostati sulla sera e sulla notte, quando si doveva chiudere il giornale. *Sentivo che il sorgere del sole, identificato con la fatica di alzarsi presto, conteneva però tante promesse e le possibilità di ogni nuovo giorno*.

*In questi anni ho visto la fatica passare di moda*, i genitori augurarsi che i figli ne fossero liberati o vaccinati, come qualcosa da evitare, da rifuggire ogni volta che fosse possibile.

*Si è fatta strada l’idea che sia possibile raggiungere risultati, conquistare traguardi, compiere imprese senza fare fatica. Non è mai stato chiaro come possa essere possibile, ma l’illusione ha preso piede ed è stata abbondantemente coltivata*.

Intorno a questa utopia molta gente, che non può permettersi di affrancarsi continua a farla, la fatica. Ad alzarsi all’alba, a fare lavori ripetitivi e sfinenti, a non avere orari, a prendersi cura di famiglie, figli, malati, senza sosta.

Silenziosamente, pensando di stare dalla parte sbagliata della storia. Non solo affaticati ma anche incompresi.

Ho visto la parola “fatica” diventare solo negativa e scomparire dal vocabolario quotidiano. Tanto da chiedermi se ci fosse mai stato davvero un tempo in cui era pronunciata in modo positivo.

Ma ho aspettato molto a scrivere, perché sentivo *il rischio di fare un libro nostalgico, con la testa rivolta all’indietro*, che finisse per avere come modello il mondo dei miei nonni. A me piace indagare il passato, ma non amo l’idealizzazione dei “bei tempi andati”, così cercavo una chiave di racconto che fosse più convincente.

Finché una mattina, di fronte alle onde di un mare primaverile molto agitato, ho sentito per la prima volta, dopo tanto tempo, delle parole incredibili e fuori moda. Le ha pronunciate una ragazza speciale.

Avevamo appena finito una lunga chiacchierata e lei doveva allenarsi. Ha indossato la muta, ha raccolto i lunghi capelli sotto la cuffia e prima di cominciare a camminare faticosamente sulla spiaggia, verso l’acqua gelata, mi ha raccontato un’ultima cosa. Quella che ha messo in moto questo libro. *Veronica ha entrambi i piedi amputati a metà, la sabbia è un ostacolo, ma lei sorridendo si è messa in cammino*.

L’ho seguita con lo sguardo finché non l’ho vista tuffarsi e nuotare verso il largo. L’ho invidiata, ho invidiato quella forza appassionata e trovato straordinariamente audace l’ultima frase: «La fatica la devi adorare»".

Il Creatore ha composto bene la creatura umana per una durata di 40-50 anni; dopo questo lungo periodo, la creatura "media" vive l'usura delle sue componenti. E questo precede e esula dalle qualità morali o intellettuali delle persone.
In questi termini le culture e le società più "naturali" hanno pensato la durata della vita umana e hanno calcolato le tappe dello sviluppo fisico, psichico e spirituale.
Le nostre società opulente e "innaturali" di questo ultimo secolo hanno spinto in là questa durata e ne portano le conseguenze fisiche, psicologiche e spirituali.
E stanno estinguendo il proprio futuro, tutte protese a tenere in piedi l'esistente e gli esistenti.
Mc 251028

Uno dei più grandi doni che ci sta facendo l’Anno Santo 2025 è *la introduzione nella nostra Chiesa diocesana dei ministri laici istituiti*.

La storia della Chiesa non si è mai fatta anzitutto con i monumenti, con i papi, i vescovi,  preti, i santi o i fondatori (come invece ci hanno fatto credere i libri di storia, le lapidi, le costruzioni); la santità è azione dello Spirito Santo nella vita quotidiana dei discepoli, che condividono in una comunità le gioie e le fatiche della fede.

Tra questi discepoli che servono in modo stabile le nostre comunità, finalmente anche la nostra diocesi riconosce, benedice, incarica alcuni che abbiano una funzione di coordinamento nella comunione.

Le nostre tre amiche e sorelle già svolgono dei compiti importanti nella Comunità Pastorale e nella Chiesa: seguono le catechiste, animano il Gruppo Liturgico, seguono i malati negli ospedali.

Tutto questo è segno di un carisma, che la Chiesa vede, riconosce, sostiene, nutre e indica a tutti noi.

Quando la nostra Comunità Pastorale vorrà indicare le figure che recepiscono, formano e orientano il cammino comune, dovrà guardare sempre più a forme collegiali laicali (non il singolo prete parroco): il Consiglio Pastorale, i ministri istituiti, il Gruppo di Animazione Liturgica, la Commissione di Iniziazione Cristiana e quella di Pastorale Giovanile, la Caritas.

Tutti coloro che vivono in questo territorio (prima e al di là di ogni altra appartenenza) possono e potranno rivolgersi a loro, che con autorevolezza, presenteranno loro le nostre parrocchie, membra di questo Corpo di Cristo.

Ringraziamo la sorprendente Grazia del Giubileo 2025‼

_don Marco_

In vista della istituzione dei ministri laici per la nostra chiesa diocesana, completiamo il percorso che ha tracciato alcuni fili rossi tra le questioni cruciali circa *il valore della responsabilità laicale* nella vita della Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II:

https://www.youtube.com/watch?v=HUFDnTuQrmg

 

Terzo passo del nostro percorso di conoscenza della *nostra dignità di battezzati*: *siamo re e profeti*, che partecipano della regalità e della profezia del Signore Gesù.

https://www.youtube.com/watch?v=2w1hJYjlXtA

Domenica 19 ottobre 2025 per la prima volta nella nostra diocesi *saranno istituiti ministri laici*. Perché nel popolo di Dio si possono ricevere dall'autorità del vescovo delle *responsabilità stabili di coordinamento*, per esempio nel campo della liturgia? I *cristiani sono tutti sacerdoti* che si rivolgono a Dio Padre e vengono da Lui ascoltato. In questo secondo video proseguiamo a parlare del tema: "I battezzati sono tutti sacerdoti, re e profeti".

Ecco svelato il nuovo logo del nuovo anno pastorale!

         “Molte membra, un solo Corpo”: una espressione tratta dal capitolo 12 della prima lettera di san Paolo ai cristiani di Corinto.

         Avremo modo di presentarne i ricchissimi significati; per ora ci basti questa iniziale e intuitiva considerazione: nella società e nella Chiesa ci sono tanti modi di seguire Gesù, tanti modi di esprimere la fede, tanti interventi a favore dei bisognosi, tanti modi di pregare. Questo è bellissimo!

         A volte, però, questa molteplicità ci disorienta e ci fa disperare della possibilità reale di trovare un punto d’incontro, dei momenti condivisi, dei cammini comuni.

         Quindi siamo invitati a lasciarci dire dallo Spirito Santo quali sono i modi per essere in unità, noi membra di un unico Corpo, la Chiesa, che ha Cristo come testa, centro di interpretazione e di guida dell’intera comunità dei cristiani.

         E’ significativo iniziare l’anno comunitario con alcuni momenti che ci fanno incontrare diverse componenti della realtà di un corpo sociale:

         - l’accompagnamento della crescita: l’oratorio e le sue figure educative; il mondo della scuola e quello dell’università;

         - la funzione educativa dello sport;

         - il ruolo degli anziani (Domenica 5 ottobre);

         - la preghiera che si fa canto (“Canta e prega”, sabato 4 ottobre);

         - la spiritualità di Taizé (6 ottobre).

          Anzitutto riascolteremo insieme le parole di Dio nelle Sacre Scritture, a partire dalla esperienza delle prime comunità cristiane; nella meditazione mensile troveremo consolazione, silenzio, motivi di speranza.

         Riprende il ritmo mensile dell’Adorazione del sabato o della Domenica, con la possibilità di accostarsi al perdono sacramentale.

          Buon cammino nel nuovo anno comunitario, in questa ultima parte del Giubileo, con questo annuncio di speranza: siamo molti, siamo diversi, possiamo essere uniti dietro l’unico Signore Gesù, addirittura “in” Lui!

don Marco

L'inanimato ha il suo fascino: lo trovi in ordine... ma non ha animo.
Stamattina presto ho fatto il cambio di stagione delle scarpe. Ho messo via i sandali e ho riposto nelle loro scatole la scarpe estive, avvolgendole nella loro carta. Ho ritrovato le scatole, la carta da mettere dentro le scarpe e quella per avvolgerla... tutto in ordine, come le avevo lasciate nell'armadio qualche mese fa, in primavera. Potrei dire che sono ancora come quando ho acquistato quelle scarpe, anni fa.
L'inanimato ha il suo fascino: lo ritrovi noto, come lo hai lasciato; non cambia; sai cosa cerchi e sai cosa trovi; al limite, una spolverata o una lucidata.
L'inanimato dà sicurezza, non sorprende.
Infatti non ha movimento; non ha cambiamento, se non decadimento, ossidazione, invecchiamento molecolare.
L'inanimato non ha animo, non ha cuore.
A qualcuno piacciono le liturgie inanimate, sempre uguali, senza anime, in lenta decomposizione.
Mc 250924

Ti dicono:
Devi far rumore, ma senza farti sentire.
Devi scioperare, ma senza creare disagio.
Devi protestare, ma senza che ti sentano.
Devi cambiare le cose, ma senza cambiare nulla.
Devi annunciare la Buona Notizia, ma senza far capire che è buona.
Devi seguire il Vangelo, ma senza uscire dalla logica del mondo.
Devi fare il prete, ma senza lasciare i tuoi comodi.
Devi celebrare, ma senza pregare.
Devi soffrire, ma senza gemere.
Devi morire, ma senza farti vedere.
....
Sapete cosa vi dico?!
Ve l'ho già detto... ma mi avete detto che avrei dovuto dirlo senza infastidire.
Mc 250921

https://www.youtube.com/watch?v=jmKwpXpZUbs

Video del Santo Padre Leone XIV, per la proposta di Candidatura di Lampedusa a Patrimonio Immateriale UNESCO*.

Cari fratelli e sorelle riuniti a Lampedusa!

“O’scià!”. Il soffio, il respiro: questo vi augurate, salutandovi nel vostro dialetto. E così vi salutò nel 2013 il nostro amato Papa Francesco quando venne tra voi: fu il suo primo viaggio. Sapete che nella lingua della Bibbia il soffio, il respiro sono ciò che noi traduciamo “lo spirito”. E così, nel salutarci – oggi a distanza, ma spero presto in presenza, di persona –, come credenti noi invochiamo gli uni per gli altri lo Spirito Santo, il soffio di Dio.

I frutti dello Spirito, cari amici, sono abbondanti fra di voi. Mi ricordate ciò che scrisse l’apostolo Paolo ai cristiani di Tessalonica: voi avete «accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti» (1Ts 1,6-7). La posizione geografica di Lampedusa e Linosa, infatti, da sempre fa di voi una porta d’Europa. Negli ultimi decenni, ciò ha richiesto alla vostra comunità *un enorme impegno di accoglienza*, che dal cuore del Mediterraneo vi ha portati nel cuore della Chiesa, «tanto che – dice ancora San Paolo – non abbiamo bisogno di parlarne» (1Ts 1,8), perché la vostra fede e la vostra carità sono ormai note a tutti. È un patrimonio immateriale, ma reale.

*Il mio “grazie”, che è il “grazie” di tutta la Chiesa per la vostra testimonianza, prolunga e rinnova quello di Papa Francesco*. “Grazie” alle associazioni, ai volontari, ai sindaci e alle amministrazioni che nel tempo si sono succeduti; “grazie” ai sacerdoti, ai medici, alle forze di sicurezza e a tutti coloro che, spesso invisibilmente, hanno mostrato e *mostrano il sorriso e l’attenzione di un volto umano a persone sopravvissute nel loro viaggio disperato di speranza*.

*Voi siete un baluardo di quell’umanità che le ragioni gridate, le paure ataviche e i provvedimenti ingiusti tendono a incrinare*. Non c’è giustizia senza compassione, non c’è legittimità senza ascolto del dolore altrui. Tante vittime – e fra loro quante madri, e quanti bambini! – dalle profondità del Mare nostrum gridano non solo al cielo, ma ai nostri cuori. *Parecchi fratelli e sorelle migranti sono stati sepolti a Lampedusa, e riposano nella terra come semi da cui vuole germogliare un mondo nuovo*. Non mancano, grazie a Dio, migliaia di volti e di nomi di persone che vivono oggi una vita migliore e non dimenticheranno mai la vostra carità. Molti di loro sono diventati a loro volta operatori di giustizia e di pace, perché il bene è contagioso.

Sorelle e fratelli, il soffio dello Spirito non venga a mancarvi mai! È vero, col passare degli anni può subentrare la stanchezza. Come in una corsa, può mancare il fiato. Le fatiche tendono a mettere in questione ciò che si è fatto e, a volte, anche a dividerci. *Bisogna reagire insieme, stando uniti e aprendoci di nuovo al respiro di Dio*. Tutto il bene che avete fatto potrebbe sembrare come gocce nel mare. Non è così, è molto di più!

La globalizzazione dell’indifferenza, che Papa Francesco denunciò proprio a partire da Lampedusa, sembra oggi essersi mutata in *una globalizzazione dell’impotenza*. Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Cosa posso fare io, davanti a mali così grandi? La globalizzazione dell’impotenza è figlia di una menzogna: che la storia sia sempre andata così, che la storia sia scritta dai vincitori. Allora sembra che noi non possiamo nulla. Invece no: *la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri, nei quali il bene risplende e l’autentica umanità resiste e si rinnova*.

Come alla globalizzazione dell’indifferenza Papa Francesco oppose la cultura dell’incontro, così vorrei che oggi, insieme, iniziassimo a opporre alla globalizzazione dell’impotenza *una cultura della riconciliazione*. Riconciliarsi è un modo particolare di incontrarsi. Oggi dobbiamo incontrarci curando le nostre ferite, perdonandoci il male che abbiamo fatto e anche quello che non abbiamo fatto, ma di cui portiamo gli effetti. Tanta paura, tanti pregiudizi, grandi muri anche invisibili ci sono tra noi e tra i nostri popoli, come conseguenze di una storia ferita. Il male si trasmette da una generazione all’altra, da una comunità all’altra. Ma anche il bene si trasmette e sa essere più forte! Per praticarlo, per rimetterlo in circolo, dobbiamo diventare esperti di riconciliazione. *Bisogna riparare ciò che è infranto, trattare con delicatezza le memorie che sanguinano, avvicinarci gli uni agli altri con pazienza, immedesimarci nella storia e nel dolore altrui, riconoscere che abbiamo gli stessi sogni, le stesse speranze. Non esistono nemici: esistono solo fratelli e sorelle*. È la cultura della riconciliazione. Servono gesti di riconciliazione e politiche di riconciliazione.

Cari fratelli e sorelle, andiamo avanti insieme su questa strada di incontro e di riconciliazione. Così si moltiplicheranno le isole di pace, diventeranno piloni di ponti, affinché la pace possa raggiungere tutti i popoli e tutte le creature. In questo orizzonte di speranza e di impegno, per l’intercessione di Maria Stella del Mare vi benedico e con tanto affetto vi saluto. O’scià! E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi. Amen.

Le fonti dicono che questa foto è autentica (non frutto della AI e non manipolata).
Vorrei solo ricordare quanto ci hanno detto da sempre: ogni oggetto (a maggior ragione una possente scrivania) che si frappone tra gli interlocutori è un ostacolo alla relazione e un chiaro segno che marca la distanza.
Se devo parlare con una persona (che sia un fratello che chiede aiuto economico, una autorità, uno studente, un ragazzo o chiunque altro), non mi metto mai dietro un tavolo, una scrivania, una cattedra.
E l'interlocutore ed io abbiamo la stessa sedia.
Mc 250819

Solitamente io non metto nessuno sugli altari e non voglio farlo ora; secondo la Bibbia tutti siamo ad immagine di Dio; ciascuno è grande e piccolo, forte e fragile.
Qui sottolineo solo un aspetto: penso che se queste parole fossero state scritte da un cristiano, più di uno lo avrebbe messo sugli altari in tutti i sensi.
Io sono rafforzato nella considerazione della grandezza dell'animo umano, che - per grazia dell'Altissimo - può resistere e non farsi vincere dall'odio, dal male, dal peccato.
Mc 250813

"Questa è la mia volontà e il mio messaggio finale.
Se queste parole vi giungono, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce.
Prima di tutto, la pace sia su di voi e la misericordia e le benedizioni di Dio.
Dio sa che

*L’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità*

di _Simone Weil_ 

"L’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità.

La capacità di prestare attenzione è cosa rarissima, difficilissima; è quasi un miracolo, è un miracolo. 

Quasi tutti coloro che credono di avere questa capacità, non l’hanno. Il calore, lo slancio del sentimento, la pietà non bastano.

Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra: "Qual è il tuo tormento?".

La pienezza dell’amore del prossimo è semplicemente l’essere capaci di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”.

Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo".

I giovani presenti al Giubileo sono i giovani del 2025: considerazione banale, comunque utile per approntare cammini di annuncio e di formazione alla vita cristiana.
A meno che si segua quella linea a-pedagogica secondo la quale i ragazzi e i giovani devono solo essere assecondati perché hanno già tutto in sé, dobbiamo farci carico della domanda: cosa sono disposti ad accogliere di ciò che viene "da fuori" di loro? Cosa ascoltano? Chi ascoltano?
Sì, papa Paolo VI ci ricorda che le persone seguono più i testimoni che i maestri. Allora, quali sono i loro "maestri", i pensieri dominanti?
Ripetiamo pure la cifra da subito gridata: un milione di giovani. Sono certamente una rappresentanza del mondo cattolico "più partecipe".
Ma penso di non essere lontano dalla verità se dico che tra questi giovani molti non credono nella risurrezione; molti hanno rapporti sessuali fuori dal matrimonio (tra gli occidentali, non pensano di sposarsi e nemmeno di avere figli); tanti fumano marijuna; quasi tutti non hanno difficoltà ad accogliere persone LGBTQ+ e non vedono particolari problemi nell'aborto e nell'accompagnare alla morte le persone che non ne possono più della vita; non pregano quotidianamente, non trovano alcun senso nelle liturgie, non partecipano alla Messa domenicale e non sono presenti nei momenti di Adorazione; hanno profili social in cui seguono gli influencer, per gli abiti e la mentalità; non raccolgono l'immondizia da terra; vedono film e giocano a videogiochi in cui si ammazza con facilità e si viola il codice della strada; non votano; litigano in casa e vedono raramente i loro padri; utilizzano il denaro più nei fast-food e nei locali, che non per la Caritas; cantano il rap e il trap.
Si badi bene: il mio non è un dipinto a tinte fosche, né è un giudizio moralistico. E potrei scrivere anche una litania di cose belle e buone che questi giovani compiono. Non ho la pretesa di fare considerazioni esaustive o conclusive e neppure mi interessa fare confronti con altre epoche, che sono state a loro modo virtuose e viziose.
Vorrei solo rilanciare questo appello: guardiamo in faccia le persone e le situazioni reali (senza seguire le letture ideologiche, sognanti, semplicistiche); teniamo conto delle differenze immense e spesso tra loro incomparabili (il mondo non è Roma; Roma non è il mondo, tantomeno il suo caput); invochiamo lo Spirito Santo per cogliere le necessità educative prioritarie e chiediamo a tutti (giovani compresi) di lasciarsi guidare dalla Parola di una Notizia che è Buona proprio perché non è nostra, bensì ci raggiunge da "fuori di noi"... ma che - straordinariamente e dolcemente - entra in ogni situazione e ad ogni situazione di adatta, affinché tutto sia assunto ("solo ciò che è assunto è salvato").
Mc 250805

“Ignazio "presupponeva l'indifferenza" nei suoi religiosi, ossia supponeva che avessero raggiunto la libertà interiore come frutto degli esercizi spirituali; prima di proporre una missione, "verificava l'inclinazione" direttamente o indirettamente, per poter "tener conto delle disposizioni", perché contava sulla persona più che sull'idea del progetto; tuttavia, racconta Gonçalves da Câmara, Ignazio manifestava di apprezzare molto la disposizione del religioso che "quanto a inclinazione diceva di voler non averne affatto", perché la totale libertà è garanzia di obbedienza vera, dal momento che allora si può cercare in tutto di fare soltanto la volontà di Dio.

 Racconta ancora Gonçalves che, una volta attribuita la missione, Ignazio poteva anche firmare in bianco fogli che sarebbero serviti a compiere bene un mandato, fidandosi totalmente della libertà e della creatività del religioso in missione. (...)

 II modo di governare di Ignazio, "gentile e autorevole" insieme, ha un segreto: prima di tutto, Ignazio dedicava tempo e attenzione alla cosa in questione prima di decidere; secondo, pregava molto a questo proposito e riceveva luce da Dio; terzo, non decideva nulla di preciso prima di aver ascoltato il parere di chi se ne intendeva, interrogando ognuno su molte cose, tranne su quelle di cui lui stesso aveva piena conoscenza.

Il superiore deve dare una reale attenzione ai suoi religiosi nel discernimento e avere fiducia in coloro che avranno libertà di iniziativa nella missione. Lo Spirito Santo parla attraverso le persone, gli eventi, i pensieri, i sentimenti, per cui rispettare l'originalità di uno, le idee di un altro, le tendenze di un altro non è accondiscendere, ma riconoscere l'azione dello Spirito Santo in loro e favorire il “di più” (magis) di un servizio, non il “di meno” (minus).

Spirituale è quindi il governo dove il superiore è un "esperto" dello Spirito Santo di cui egli è come il "portavoce", o il contemplatore.

 Non sorprende quindi che il principio del governo per sant'Ignazio sia la docilità allo Spirito Santo. Essa spiega insieme la sua esigenza e la sua capacità di rispettare i sudditi. Senza la prassi del discernimento degli spiriti, una tale esigenza e una tale larghezza rischierebbero di degenerare in autoritarismo o in lassismo. Il discernimento degli spiriti d'altronde non è possibile senza un'intensa vita di preghiera, di conoscenza della Parola di Dio. Il discernimento non è autentico senza la purificazione dell'ascesi che per­mette alla carità di risplendere. (...)

Il modo di comprendere il governo - e quindi l'obbedienza - è costitutivo del carisma e del cammino di formazione che una comunità propone ai suoi membri. Per questo è pericoloso prendere un aspetto di una tradizione spirituale e, sic et sempliciter, applicarlo ad un'altra.

Se i concetti di "governo", di superiore, di obbedienza vengono estrapolati dal contesto di una spiritualità complessa, si favoriscono le aberrazioni e gli abusi. Come l'abuso di chi ha l'autorità e richiama i suoi sudditi all'obbedienza cieca di sant'Ignazio senza averne il genio mistico e la carità, senza cioè assicurare una formazione adeguata che verifichi il grado di adesione a Cristo della persona, senza che sia garantita, insieme alla prassi dell'obbedienza, la preghiera personale, l'autentica pratica del discernimento, lo stesso zelo per la carità fraterna e l'aspirazione all'umiltà perfetta. Vi è una sottomissione che fa del religioso un mercenario o un fariseo, un ateo sterile.

L'obbedienza, invece, deve portare alla contemplazione di Dio”.

Michelina Tenace, Custodi della sapienza. Il servizio dei superiori, 51-55

E' possibile per dei bambini del quinto anno della primaria e per dei preadolescenti fare un pellegrinaggio giubilare a piedi, per quattro giorni, 15-17 km al giorno. Il Paradiso è garantito per altre ragioni (perché è Dono di Dio, non merito), però... bravi loro e brave le loro educatrici! Si può!
Mc 250724

Per secoli abbiamo esaltato dei "campioni" (a volte definiti proprio così) cristiani che non si piegavano al potere imperiale. E sono stati uccisi.
Nello stesso tempo la maggior parte dei cristiani si adeguava alla cultura e ai costumi dei vari popoli e dei vari regnanti. E così l'annuncio evangelico si è diffuso.
Ancora oggi è così: alcuni si oppongono come segno e come segno muoiono e moriranno; la maggior parte cercherà di stare dietro a Gesù convivendo con pratiche, parole, sentimenti non-cristiani. E il lievito penetrerà nella pasta, lentamente.
Modi diversi, apparentemente inconciliabili; un'unica missione.
Mc 250717

https://www.youtube.com/watch?v=tliB8B7rZCI 

*Intervento di don Marco alla fine dell’Oratorio Estivo 2025* 

*Il titolo di questo Oratorio Estivo è “Come se vedessero l’invisibile”*.

Noi creature umane siamo fatte così: da ciò che vediamo riusciamo a risalire a ciò che non si vede. Ma poiché non si vede con gli occhi, dobbiamo compiere un atto di fiducia.

Domanda di fiducia anzitutto verso me stesso: avrò visto bene?

Domanda di fiducia verso l’altra persona: si sarà espressa bene? Voleva proprio manifestare quella cosa?

 

*Noi dell’équipe educativa cosa abbiamo fatto vedere?*

Anzitutto siamo stati presenti, visibili, con le nostre facce e tutti i nostri corpi. dalle 7.30 alle 17.30 e oltre.

Avete sentito i nostri saluti del mattino e del pomeriggio.

Avete visto gli animatori, adolescenti che anche in questo 2025 sono stati qui; chi a più agio con il pallone da calcio, chi con le chiacchiere a tu per tu; chi a sgolarsi al microfono, chi a rincorrere chi rifiutava ogni proposta.

A volte avete visto le nostre facce stanche e tirate, e ascoltato qualche nostra parola dura, di rimprovero o di delusione.

Ci avete visti in preghiera, e al lavoro dietro la scrivania; a correre coi ragazzi e a pulire i campi da gioco.

Avete letto gli avvisi, le mail, le locandine.

 

*Cosa avreste potuto capire di noi, attraverso ciò che avete visto di noi?*

Non ci avete visto quando per mesi abbiamo programmato, né quando – finite le attività – verificavamo la giornata.

Pur nel rigore del tuo ragionamento e nella precisione dei tuoi studi, eri un esponente del "Diritto canonico dal volto umano". Chi ti è stato amico e collega ti riconosceva questa caratteristica. In questi giorni in cui piangiamo un confratello che non ha retto agli urti della vita, mi consola ricordare che tu ogni tanto rispondevi ai nostri lazzi sulla taglia dei tuoi calzoni retti dalle immancabili bretelle, dicendoci: "Questa pancia è il mio salvavita". Si può apparire sereni e simpatici anche se dentro si è molto afflitti e delusi. Come quella sera di nove anni fa, la vigilia della tua partenza per la Terra degli Smeraldi (7 luglio 2016).

Mc 250707

Mi sembra evidente che a questa tavola stiano parlando dei problemi di povertà, denutrizione e distruzione nel mondo, con infinita empatia e compassione. Auguriamo loro buona digestione.
Mc 250625

  Con lo sguardo di un bambino che non ha mai sentito in casa pronunciare la parola “Eucarestia” e che non vede mai i genitori o i nonni inginocchiarsi in chiesa…

  Con lo sguardo disincantato di un adulto che si lascia attrarre solo da ciò che luccica e che riesce sì e no a capire ciò che è spiegabile in un rapido messaggio scritto o vocale…

*è... doveroso per la comunità cristiana domandarsi: perché un essere umano dovrebbe venire in una chiesa cattolica a guardare ciò che i sensi umani dicono essere un dischetto di pane, posto sotto un vetro, dentro un oggetto dorato?*

  Se sull’altare mettessimo uno schermo con infiniti video di sport, musica, moda, cabaret, cucina, curiosità… avremmo qualche chances di avere gli occhi puntati su quelle immagini… ma già le abbiamo nel televisore di casa o sullo smartphone.

  In altre epoche siamo riusciti a far fare ai fedeli i gesti della devozione: stare in silenzio, mettersi in ginocchio, odorare l’incenso, cantare inni antichi e poco comprensibili… Abbiamo colmato gli altari di oggetti che avessero la stessa funzione delle scenografie dei grandi concerti all’aperto: riempire la ruota del pavone del personaggio sul palco.

  Ma *i credenti lasciati da soli davanti al sacramento dell’Eucarestia, cosa riescono a dire al Signore Gesù? Cosa comunicano di sé e del mondo?! Cosa si lasciano dire da un Signore che ha scelto come suo segno distintivo un pezzo di pane* (e non un’aquila, una tigre, un abete, una spada…)?

  Come cultura occidentale fatichiamo a recuperare la convinzione che *“l’essenziale è invisibile agli occhi”* (da “Il piccolo principe”).

  Come ci ricorda il motto dell’Oratorio Estivo di quest’anno, *abbiamo bisogno di uomini e di donne che vivono, parlano, amano “come se vedessero l’invisibile”* (dalla lettera agli Ebrei).

  Siamo pieni di *“venditori dell’inesistente”* (dalle fakenews ai proclami per giustificare la guerra); nostro compito e nostra speranza è di essere *“contemplatori dell’Invisibile”*, come lo era Gesù il Cristo, il Messia di Colui che non si vede.

  Si può… fare memoria della Vita di Gesù offerta, restando a guardare in silenzio un Pane spezzato!

Mc 250621

Mentre il mondo continua a porre davanti ai nostri occhi i segni che indicano la *incapacità a comporre le differenze* (di cultura, di religione, di politica, di sport) e propone la distruzione del diverso come unica forma di sopravvivenza, *la solennità della Trinità* ci annuncia l’originalità della Rivelazione cristiana: *Dio genera, fonda, sostiene, sceglie la molteplicità, la differenza… in una forma che non divide, bensì offre la condizione di possibilità della comunione*.
Per troppo tempo abbiamo dimenticato che l’unica natura divina si è fatta conoscere in tre Persone (Padre, Figlio e Spirito); ne consegue che per troppo tempo abbiamo dimenticato che l’unica natura umana si manifesta in miliardi di unicità, le persone, simili eppure originali, non sovrapponibili, non omologabili.
Credere nella Trinità ci offre *la speranza di non cadere nel totalitarismo del pensiero unico*; di non annientare le persone; di non schiacciare le idee diverse dalle nostre; di non ricorrere ogni volta alla violenza per toglierci dai piedi chi non è come noi.
*Bisogna mangiare un pane spezzato per avere un’impronta di questo tipo*. Ci vuole questo Dono dall’Alto per non essere vinti dalla tentazione di spezzare la vita dell’altro diverso da me, necessariamente diverso da me.
Mc 250614

Il 14 giugno 2025 il mondo si unisce per celebrare la Giornata mondiale del donatore di sangue, un appuntamento annuale istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2005. L’obiettivo è duplice: ringraziare i milioni di donatori volontari e non retribuiti per il loro gesto salvavita e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di donazioni di sangue regolari e sicure.

Il tema della Giornata mondiale del donatore di quest’anno è “Dona il sangue, dona la speranza: insieme salviamo vite”. Lo slogan sottolinea l’impatto trasformativo che una singola donazione può avere sulla vita di un paziente, infondendo speranza e possibilità di cura. Il sangue e i suoi emocomponenti sono infatti indispensabili per interventi chirurgici, trattamenti oncologici, emergenze e per la cura di patologie croniche come la talassemia e l’anemia grave.

Ogni donazione è un atto di pura solidarietà che permette di sostenere chi lotta per la vita. Il sangue non è riproducibile artificialmente e dipende interamente dalla generosità delle persone. Per questo, l’impegno dei donatori e delle donatrici è inestimabile e ci consente di far fronte a un fabbisogno costante.

La Giornata Mondiale è un’occasione per riflettere sull’impatto che ognuno di noi può avere. Non si tratta solo di salvare vite in situazioni di emergenza, ma anche di garantire cure continue a pazienti con malattie croniche. Invitiamo tutti coloro che sono in buona salute, dai 18 ai 65 anni, a considerare di diventare donatori. È un percorso semplice e sicuro che può fare la differenza tra la vita e la morte per molte persone. Solo con donazioni regolari possiamo assicurare l’autosufficienza e la disponibilità di sangue ed emocomponenti di qualità per tutti i pazienti.

"Lo Spirito Santo è Signore e dà speranza": affinché sia credibile la affermazione che "la speranza non delude", occorre portare frutti "dello Spirito", lasciando che la sua azione diventi la nostra azione.

 

Reminder per le autorità ecclesiastiche. Cosa vogliamo fare di tutti questi preti, suore, frati, addirittura qualche vescovo... che si schierano per la pace e dimostrano sempre maggiore insofferenza verso chi procura stragi, distruzioni, fame?
Affinché non sfocino pure loro in parole o gesti violenti, propongo due segni non-violenti: 1. aderiamo anche noi come chiese allo sciopero della fame e 2. organizziamo tanti viaggi e pellegrinaggi giubilari ai confini delle zone di guerra.
Mc 250527

Con il Consiglio Pastorale abbiamo messo in calendario anche quest’anno una *data per ricordare gli anniversari “tondi” di matrimonio*.
E’ sotto gli occhi di tutti, ma forse non vogliamo vederlo: in Occidente *diminuisce verticalmente il numero dei matrimoni religiosi e civili*.
Diminuisce anche il numero di chi è presente in chiesa, davanti al Signore dell’Amore e alla comunità per dire grazie di anni e anni passati insieme.
*Diminuisce anche l’entusiasmo della comunità cristiana nell’accogliere e festeggiare i coniugi*.
Presentato così sarebbe “solo” un dato sociologico; diciamolo invece in termini esistenziali: *le giovani generazioni non credono più che il loro amore possa durare tutta la vita e non sentono la necessità che questa relazione sia tutelata dallo Stato o da Dio*.
Sentono la fragilità e la accolgono come una condizione normale, dalla quale non si può uscire; cercano di trarne il maggior “vantaggio” emotivo: non si dedicano più di tanto a queste relazioni, nella speranza di non soffrire troppo quando finiscono.
Certamente noi adulti (nonni e genitori) abbiamo dato loro una immagine insufficiente dell’amore coniugale come lo vorrebbe Dio Padre: caricature, insoddisfazioni, tradimenti… hanno inferto pesanti colpi alla fiducia in una felicità raggiunta nel matrimonio proposto dalla società e dalla Chiesa.
Noi come Comunità Pastorale possiamo “migliorare” i modi del pregare e del festeggiare gli anniversari, ma non basterà l’opera di maquillage: *c’è tanto da cambiare nel punto prospettico con cui guardare le relazioni affettive* (a partire dall’amore uomo-donna totale, fedele, indissolubile e fecondo)… ma se non chiediamo la sapienza del Signore della Storia non faremo nessun passo avanti.
Si può… invocare lo Spirito di Dio per amare il proprio coniuge come lo ama il Signore Gesù!

Mc 250525

Nelle parrocchie della nostra diocesi si stanno celebrando le Messe per la *prima Comunione eucaristica* dei bambini dei percorsi di Iniziazione Cristiana.
*C’è un legame tra ricevere il Corpo sacramentale di Gesù e la speranza?*
Possiamo affermare che in questo Anno Santo vale la pena riscoprire il valore del ricevere in noi l’Eucarestia… oppure basta la consuetudine?
Non sarebbe sbagliato dire che è bello e dà speranza che alcune famiglie affidino alla comunità cristiana i loro figli… ma non basta, perché – per mille e un motivo – i genitori devono lasciare i figli ad altre agenzie formative o ricreative (a volte non formative).
Io non so quanti siano contenti della cultura in cui viviamo; solitamente è soddisfatto chi è in una posizione di potere e di ricchezza… e certamente non chiederà di cambiare la situazione (se non per arricchire di più o per avere più potere).
Io penso che *il contesto attuale dell’Occidente induca molti a disperare* a motivo di dinamiche disfunzionali di solitudine, rottura delle relazioni, chiusura solipsistica.
*Nel resto del mondo (tre quarti della popolazione mondiale) ci si dispera* per la povertà, per la violenza, per le distruzioni.
Gesù ha una parola diversa: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: *amate i vostri nemici* e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Vangelo secondo Matteo 5,43-48).
L’Eucarestia ci nutre di un Dio spezzato: abbandonato, rifiutato, perdente.
E fa di noi dei perdenti, dei rifiutati, degli spezzati… per la logica del mondo.
La vendetta, la ripicca, l’astio producono solo vendetta, ripicca, astio. E alla fine distruggono tutto.
*Chi inverte la modalità di reagire, di interpretare, di vivere… costruisce e dà speranza al mondo*.
Benvenuti, bambini, nel mondo alla rovescia! *Il mondo del Dio spezzato!*
Si può… vivere morendo per gli altri!
Mc 250518

La comunicazione che proviene dal linguaggio non verbale.

Mc 250520

Gesù era (ed è ancora, Vivente) ebreo. Conosceva le Sacre Scritture (Torah) ebraiche. Conosceva quello che dicevano gli antichi, padri storici, rabbini, dottori della Legge.
Secondo gli evangelisti, Gesù non ha voluto spazzare via le Sacre scritture ebraiche: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento" (Matteo 5,17).
Gesù, però, ha preso le distanze da ciò che era caduco, ciò che doveva essere superato e compiuto. Certa mentalità e certa religiosità non gli piacevano. Ne aveva piena coscienza e l'ha detto chiaramente: "Vi è stato detto... Ma io vi dico".
"Ma io vi dico": frasi (dal punto di vista grammaticale sono delle avversative) che sono un taglio di luce sulla esperienza umana e religiosa. Non era soddisfatto del modo con cui veniva interpretata la Scrittura e come veniva presentato l'unico Dio.
Per questa sorprendente e inaccettabile "Novità" è stato ripudiato, allontanato, scartato, tolto di mezzo.
Io sono contento ed estasiato di questa meravigliante Novità. Meno male che Gesù il Messia abbia usato quel "MA io vi dico".
Mi spiace che molti non facciano questo "salto di Novità" e restino fermi, prigionieri dell' "Occhio per occhio, dente per dente" e dell'"odierai il tuo nemico".
Se posso indicare una direzione, lasciamo che altri rimangano nell'incompiuto; noi seguiamo il compimento, che è l'Amore, forma autentica della interpretazione della Vita e unica Via di salvezza per tutti, non solo per i più forti o gli intoccabili.
Mc 250514

dal vangelo secondo Matteo, capitolo 5
21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio".
38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Ecco cosa intendo quando denuncio che l'ideologia vince sulla realtà.
Papa Leone dice: "Le sue (di Ignazio di Antiochia) parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”. Concordo pienamente con il vescovo di Roma.
Ma dobbiamo anche concordare tra noi circa la risposta ad una questione: queste parole alludono ad uno stile (umile; non dedito al narcisismo; non servo del protagonismo...), oppure dichiarano una scelta disciplinare (togliamo i ministeri di autorità... sottinteso: perché offuscano Cristo)?
Io direi che si tratta del primo caso (anche se non mi dispiace affatto il secondo, se fosse davvero efficace); ma così ritorniamo sul tema imprescindibile della interpretazione: cosa fa rimanere Cristo in primo piano e cosa invece ne offusca la primazialità? Una stola dorata fa risaltare la presenza di Cristo, mentre un paio di scarpe nere usurate sono protagonismo? Una corale che canta gregoriano attira l'attenzione su Cristo, mentre le signore stonate che intonano "Il tredici maggio" allontanano dalla Bellezza? Il monaco che rilascia un'intervista sulla umiltà annuncia il dovuto spazio a Cristo, mentre un missionario che distribuisce aiuti ai poveri è un agitatore politico?
Mi spiace riscontrare una infinita e malcelata faziosità in chi ripete le frasi, interpretandole a proprio vantaggio... e buttando in un angolo l'unico Signore, Gesù!
Quindi l'idea di sparire non è affatto malvagia!
Mc 250513

"Cherchez la femme!" - "Cherchez l'intérêt". Quando si ascoltano le considerazioni delle persone, proviamo a domandarci: "Queste parole chi avvantaggiano? Chi ha interesse a sostenere questa posizione?".
Questo meccanismo vale sia per gli interessi privati che per quelli pubblici.
E' stato evidente anche nei giorni della morte di papa Francesco e l'elezione di papa Leone che la quasi totalità delle parole dette era guidata dalla ricerca di un vantaggio: il semplice fedele che vuole emozioni o ha il problema di come occupare il tempo della giornata; l'appartenente ad un gruppo di spiritualità che cerca la ratifica della bontà della sua prospettiva spirituale; il giornalista che sostiene la linea editoriale del capo; il teologo che deve restare a galla, saltando sul carro del vincitore; il cardinale che vuole tre secondi di celebrità; l'opinionista che porta a casa il compenso; il prete che si sente "filo-Benedetto" o "filo-Francesco" e - alla luce della elezione di papa Leone - si convince di essere nel giusto.
Vi sono le anime dei sempliciotti (non sono i semplici del Vangelo, ma sono i responsabili della loro ignoranza) che si accodano per comodità.
Atteggiamenti e obiettivi che danno tanta tristezza.
Il criterio del Vangelo è un altro e lo si può svelare con una parola: gratuità. Se si coglie senza fatica che una persona parla senza ricavarne alcun vantaggio, anzi perdendoci del suo, questo si avvicina alla verità che è Dio: la carità (che è la Verità) "non cerca il suo interesse" (prima lettera ai Corinti, 13,7).
Mc 250512

*Chi sceglie il nuovo vescovo di Roma? Chi elegge il nuovo papa?*
Dio Padre lo sceglie!
*Chi capisce cosa dice Dio Padre?*
Il Figlio Gesù conosce Dio Padre e lo rivela alla sua Sposa, la Chiesa.
La Chiesa tutta, Sposa del Figlio di Dio e suo Corpo, lo capisce, seguendo lo Spirito Santo, “che è Signore e dà speranza”.
*Cosa possono e devono fare tutti i fedeli?*
Invocare lo Spirito Santo, il quale continua a soffiare in tutto il cosmo, e apprezza quando lo si chiama.
E per accogliere la voce dello Spirito di Dio, bisogna fare silenzio; bisogna ascoltare le Sacre Scritture. Bisogna anche fare penitenza, digiunare, rinunciare al modo di pensare “del mondo”, per allontanarsi da ciò che ostacola l’ascolto delle Parole di Dio.
*Quindi i cardinali che funzione hanno?* Essi sono una delle componenti del santo popolo di Dio (insieme a donne e uomini, ministri ordinati, ministri istituiti, liturgisti, teologi, catechisti, educatori, lettori, operatori della carità, suore, religiosi…); sono stretti collaboratori del vescovo di Roma per prendersi cura della Chiesa universale; hanno il compito di entrare in conclave (chiusi dentro a chiave, finché non sono sicuri di aver capito bene la voce del popolo di Dio che ha interpretato la volontà di Dio) e di uscire con il nome di colui che Dio ha indicato.
Si può… capire la voce di Dio!
Mc 250503

Speriamo che un gruppo di soli uomini, celibi, di età media alta, non pensi di poter ascoltare in modo sufficiente ciò che lo Spirito Santo dice a tutta la Chiesa per il bene del mondo.
Il santo popolo di Dio è molto più ampio e va ascoltato in modo serio e profondo.
Altrimenti alla prima decisiva occasione (questa!) tutto il discorso sulla sinodalità viene smentito nei fatti.
In particolare, con tutto il rispetto per la saggezza dell'età (anche se non basta l'età per essere saggi), spero che non siano gli 80-90enni a indicare come dovrebbe essere il futuro della Chiesa.
Mc 250430

Non si potrebbe dare disposizioni che dalla morte del papa i cardinali non parlano coi media?
Ne hanno avute fin troppe e ne avranno di occasioni per parlare!!
Parlino durante le celebrazioni, per pronunciare a nome del popolo le orazioni e per pronunciare nel nome di Dio le omelie. E stop.
Ma so che "la Legge non salva"; non servirà a nulla se non lo capiscono già per Sapienza o per buon senso... o almeno per buon gusto.
Mc 250429

Io sono per un cristianesimo popolare.
Capisco tutte le obiezioni a un cristianesimo insipido, inconsapevole, fatto di consuetudini, tiepido.
Io ho anche l'animo dell'apolide e del cosmopolita, ma continuo a preferire la territorialità: almeno per l'oggi, in un fazzoletto di terra vivi, respiri, cammini, mangi, lavori, preghi, incontri, paghi le tasse, ti curano, ami. Poi c'è il globo intero: viaggi, visiti, lavori anche, fai del bene.
L'istituto giuridico "parrocchia" è pieno di problemi e fa acqua da tutte le parti; però resta il fatto che il cristianesimo è nato da un gruppo di persone che vivevano insieme, con-vivevano. E poi le comunità-casa: due-tre nuclei familiari che pregavano insieme in una casa.
In questo modo stavano stretti attorno al Maestro.
Poi c'erano le folle. Gesù il Figlio di Dio non ha disprezzato le folle sulle strade; la folla è variegata, mutevole, instabile; eppure il Messia l'ha preferita ai gruppi dell'ordine costituito.
Lo hanno abbandonato sia i discepoli che la folla. Lo hanno condannato le autorità civili e religiose.
Non me ne abbiano gli eremiti, i tesserati, i movimentati, gli etichettati, i carismatici...
Io sono un cristiano di parrocchia: se abitate in questo territorio, siete parte di questa porzione del santo popolo di Dio e vi vedo, vi saluto, vi accolgo, vi ascolto, vi servo, mi sento parte.
Non siete tutti uguali a me; non siamo concordi; non siamo sempre simpatici gli uni agli altri; non siamo tutti amici;
ma esistete.
In questo momento, qui e ora, mi basta, mentre il mio pensiero corre alle periferie esistenziali e geografiche, che non riesco a raggiungere.
Ma là - ovunque sia questo "là" - ci sarà qualcuno che condivide con te quel tempo e quello spazio.
Mc 250428

Non vi sarà sfuggito che NESSUNO - né nelle interviste dei singoli fedeli, né nei reportage dei giornalisti, né nelle dichiarazioni ufficiali - HA DETTO: "SANTO SUBITO!". Il popolo di Dio è santo - come Dio - ed è popolare l'affetto per papa Francesco: una relazione immediata, semplice, diretta. Possiamo dedurne che era nata in un contesto strettamente ideologico l'espressione "Santo subito!" risuonata vent'anni fa... ma sembra passato un secolo. Un altro uomo è unanimente riconosciuto come un profeta, un padre spirituale, un dottore della Chiesa, eppure nessuno manda avanti la canonizzazione ufficiale... era un gesuita anche lui. Questione di stile.
Mc 250424

I cristiani non sono quelli che rispettano il corpo, elemento costitutivo della persona, dono di Dio e tempio dello Spirito Santo?!
I cristiani non sono quelli che credono che la persona è nella Vita eterna di Dio?!
I cristiani non sono quelli che evitano la spettacolarizzazione della realtà?!
I cristiani non sono quelli contrari ad un uso strumentale delle cose sante?!
I cristiani non sono quelli che un minimo di cuore ce l'hanno?!
Ma allora perché fare così? Perché umiliare il corpo di un fratello di fede, di un padre nella fede?!
Davvero non basta la montagna di foto e di video della nostra tecnologia?
A che pro?
E se qualcuno nel mondo fosse affetto da necrofilia, potremmo aiutarlo a superare il disturbo di cui soffre.
Mc 250422

Tutti a tessere le lodi di papa Francesco... Allora perché non gli avete creduto?
"Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: "Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità". E Gesù rispose loro: "Anch'io vi farò una domanda. Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?". Allora essi ragionavano fra loro dicendo: "Se diciamo: "Dal cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?". Se invece diciamo: "Dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta". Risposero quindi di non saperlo. E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose" (Luca 20,1-8).

Pellegrino di speranza, con la meta la Vita eterna!